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Serena Noceti "Sinodo italiano, il ruolo delle donne"

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Il 30 gennaio 2021, durante un incontro promosso dall’Ufficio catechistico nazionale italiano, papa Francesco sollecitava: «incominciare un processo di Sinodo nazionale, comunità per comunità, diocesi per diocesi […] è il momento. E incominciare a camminare».


È facile comprendere come il «Cammino sinodale delle chiese in Italia» si sia dispiegato, per coincidenza temporale e di ispirazione orientativa, di metodi e di temi, in un continuo intreccio - fecondo e vitale - con il Sinodo sulla sinodalità (2021-24) che la chiesa universale stava iniziando a vivere proprio nello stesso periodo e allo stesso tempo con tratti peculiari che vengono dal contesto italiano da cui nasce. Tre sono state le tappe previste, incentrate sul riferimento a tre dinamiche di parola, con richiamo nei generi letterari della tradizione biblica: fase narrativa (2021-23); fase sapienziale (2023-2024); fase profetica (2024-25), con due assemblee previste, la prima celebrata il 17-19 novembre 2024, all’indomani della chiusura del Sinodo sulla sinodalità, la seconda che si celebrerà dal 31 marzo al 4 aprile 2025 a Roma. 

Lo sforzo di coinvolgimento è stato imponente: il primo dei due anni della tappa narrativa si è svolto in contemporanea con la prima fase del Sinodo della chiesa universale e ha coinvolto quasi 500.000 persone; tutte le 226 diocesi italiane hanno partecipato al percorso proposto, con la creazione di una struttura capillare con due rappresentanti di ogni diocesi, lavori in tavoli sinodali nei diversi ambiti della vita delle chiese locali, con il metodo della «conversazione nello Spirito». È seguito un secondo anno di lavori di lettura critica della realtà con l’approfondimento di alcuni snodi pastorali (sotto l’immagine evocativa Cantieri di Betania, con 200 contributi dalle diocesi). 
Mentre le diocesi continuavano il loro lavoro di riflessione, nella fase sapienziale è stato costituito un Comitato sinodale, composto da più di 100 esperti, teologi, vescovi, rappresentanti dei delegati sinodali delle diocesi, di associazioni e movimenti cattolici, religiosi, etc. che ha lavorato in modo interdisciplinare (con importanti contributi dei sociologi, di esperti di comunicazione, etc.) sulle cinque aree di temi considerati sensibili (missione, comunicazione, formazione, corresponsabilità, strutture) poi accorpate in tre per la fase “profetica”, attualmente in corso, orientata alle decisioni per una riforma missionaria e sinodale della chiesa italiana: rinnovamento missionario della mentalità e delle prassi pastorali; la formazione missionaria dei battezzati; corresponsabilità nella missione e nella guida delle comunità cristiane. 

Come avvenuto in tutte le chiese a livello mondiale, l’apporto delle donne al Cammino sinodale italiano è stato ed è rilevante, concentrato sul tema della partecipazione e delle responsabilità ecclesiali e pastorali delle donne. 

Ben più della metà dei partecipanti a livello diocesano sono donne e la sollecitazione fatta alle diocesi di nominare almeno una donna tra i delegati diocesani ha permesso di rendere visibile la presenza e far percepire la competenza degli apporti femminili su tutti i temi in esame; su 23 membri della Presidenza nazionale 6 sono donne; il Comitato sinodale vede la presenza di circa 40 donne su 100 partecipanti; quattro commissioni di studio (su 5) sono state coordinate da donne; ma nella prima assemblea il numero delle donne è sceso a un 30% circa dei componenti e, come ha commentato una delle partecipanti, era ben percepibile che l’assemblea e il tavolo di presidenza non rispecchiavano quantitativamente la composizione della chiesa italiana. 

La questione femminile, o meglio la “riflessione sulle donne nella chiesa” è stata ben presente: una scheda di lavoro su 17 è stata esaminata in assemblea ed è ora affidata alla riflessione delle diocesi in preparazione alla seconda assemblea; tre tavoli di lavoro su 94 hanno approfondito il tema e offerto suggerimenti. 

Dalle sintesi diocesane il tema del «riconoscimento reale del senso e del ruolo delle donne all’interno della chiesa rappresenta un banco di prova fondamentale» (Schede per la fase sapienziale): non è tanto in questione la partecipazione delle donne alla vita ecclesiale, considerata un dato ovvio sul piano dell’esperienza, quanto la corresponsabilità, la leadership, l’accoglienza del contributo alla teologia, alla animazione delle comunità da parte delle donne, laiche e religiose. 

L’analisi e la diagnosi della situazione e l’individuazione delle sfide sono analoghe a quanto registrato da tante altre chiese nazionali nelle sintesi per il Sinodo 2021-24: «le donne sono presenti solo raramente nei contesti decisionali e il loro apporto di competenza è spesso sottostimato […] non è una rivendicazione di potere, ma l’adeguato sviluppo di una chiesa giusta e autenticamente evangelica, quindi corresponsabile [...] si tratta di smontare gli stereotipi di genere». Ma con un elemento innovativo: si riconosce che le donne possono contribuire «a sviluppare una visione della leadership ecclesiale innovativa, capace di dare spazio a dinamiche maggiormente comunicative e partecipative. L’esperienza e il pensiero delle donna attestano il valore di questo modello cooperativo, che divenga fecondo per il popolo di Dio nel suo insieme» (Lineamenti, 53-55). 

In questo orizzonte interpretativo, aprendosi alla recezione del Documento finale del Sinodo sulla sinodalità, paragrafo n. 60 (In forza del Battesimo, uomini e donne godono di pari dignità nel Popolo di Dio. Eppure, le donne continuano a trovare ostacoli nell’ottenere un riconoscimento più pieno...), l’Instrumentum laboris offre indicazioni estremamente concrete per una conversione sinodale e l’auspicata riforma delle strutture concentrandosi sull’ «incrementare la presenza in ruoli di responsabilità pastorale» nelle parrocchie, nelle diocesi, a livello nazionale, sollecitando ricerche sociologiche sul ruolo e la presenza delle donne nella chiesa italiana; promuovendo corsi di formazione sulla teologia di genere, la storia delle donne, nelle istituzioni accademiche e nei contesti formativi; caldeggiando i ministeri istituiti per le donne come lettrici, accolite, coordinatrici delle catechesi e animatrici di comunità in assenza di presbitero; valorizzando le esperienze in atto nella vita religiosa e nell’associazionismo cattolico; attivando luoghi di confronto sulla maschilità e sui modelli antropologici diffusi, sul linguaggio liturgico, sulla prassi sacramentale. 

Se in un primo momento, nei Lineamenti, era stato escluso il confronto sulla ordinazione di donne diacono, l’Instrumentum laboris per la seconda assemblea – raccogliendo le suggestioni del Documento finale del Sinodo 2021-24 - raccomanda di contribuire allo studio della questione avvalendosi delle competenze teologiche presenti nel contesto italiano. Due interventi (a voce maschile) nella prima assemblea hanno ribadito la richiesta, con estrema decisione, nella consapevolezza –come recita l’Instrumentum laboris - di ciò che questa scelta «comporterebbe per essere una chiesa sinodale di uomini e donne». Proposte estremamente concrete nate dalla ricerca e da un confronto sinodale capace di valorizzare la prassi e di raccogliere sogni e desideri, che attendono solo di essere accolte e realizzate dalle diocesi e a livello nazionale perché l’auspicata corresponsabilità pastorale si arricchisca e maturi anche in prospettiva di “giustizia di genere”. Un significativo e imprescindibile “cantiere di Betania”, che in fondo era casa di donne discepole, accoglienti, pensanti, capaci di diaconia. 


Teologa, docente di Ecclesiologia, Istituto superiore di Scienze religiose della Toscana


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