Monastero di Bose “Il Figlio dell’uomo quando verrà troverà la fede sulla terra?”
Lc 18,1-8
1 Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: 2«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. 3In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: «Fammi giustizia contro il mio avversario». 4Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: «Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, 5dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi». 6E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. 7E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? 8Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
Carissimi amici, carissime amiche,
dopo aver sostato a settembre nella stazione della gratitudine e in ottobre sulla capacità di stupore e di affidamento, oggi facciamo tappa in una stazione che è sullo stesso percorso delle altre due, molto prossima a quelle precedenti, la stazione della fede, della fiducia, e possiamo soffermarci su questo tema grazie a una domanda di Gesù che ci apre sul futuro partendo proprio dal nostro presente e ricordando il passato, infatti questa domanda si fonda sulla promessa che egli ha fatto di ritornare e la fede in questa sua parola dovrebbe sostenere la nostra attesa e plasmare la nostra vita.
È una domanda che riguarda la nostra relazione con lui, la nostra capacità e volontà di restare in dialogo con lui, e per questo si trova proprio a conclusione di una parabola sulla necessità per il credente di pregare sempre, senza stancarsi.
Siamo al capitolo 18 del Vangelo secondo Luca e Gesù esorta i suoi discepoli a questa perseveranza nella preghiera che non vuol dire stare sempre in chiesa o nella propria stanza a pregare ma significa fare della propria vita una incessante preghiera, ovvero far sì che la nostra relazione con il Signore plasmi e dia forma a ogni nostro pensiero, parola e azione. Questo è ciò che significa vivere di fede e nella fede, cioè nella fiducia nel Signore, nella sua parola, nella sua presenza che ci accompagna e ci custodisce.
Nel viaggio della vita non è facile tenere accesa la nostra speranza e la nostra fede, perché gli ostacoli, le difficoltà, gli smarrimenti, le cadute sono molti, eppure Gesù ci invita a ricominciare sempre, a insistere, affidandoci a lui nonostante tutto e tutti.
Combattere la “dis-perazione”, che è l’arrendersi alle tante forme che il male assume, significa non solo attendere un mondo migliore domani ma significa cominciare a immettere già oggi e qui energie di vita, di bello e di bene nel nostro vivere e nelle nostre relazioni.
Aver fede non significa cercare una via di fuga dalla realtà rifugiandosi in un mondo idilliaco, ma significa piuttosto aderire maggiormente alla nostra terra sapendo però volgere lo sguardo in alto e scoprendo che sopra di noi un cielo stellato sempre ci accompagna.
Aver fede significa aderire alla terra con tutte le sue asperità e nello stesso tempo tener vivo il nostro desiderio, credere nei nostri sogni e in colui che con la sua vita ci ha indicato la via per realizzarli.
Il Signore non si sostituisce a noi nel viaggio della vita ma ci accompagna illuminando il cammino e orientando i nostri passi affinché noi non ci perdiamo in una “selva oscura” ma ci dirigiamo risolutamente verso la nostra patria, quella del cielo, dove sarà portato a pienezza ciò che quaggiù avremo incominciato a costruire e a vivere di buono e di bello.
Il futuro appartiene a chi nell’oggi immette energie di vita.
Il futuro sorride a chi nell’oggi scommette sul bene e non sul male.
Il futuro si illumina per chi nell’oggi si sa volgere alla fonte di ogni luce e a lui sa dare fiducia, coltivando la relazione con lui tramite l’ascolto, la preghiera, l’attesa, la contemplazione (sguardo che cerca la sua presenza al di là, o dentro, l’evidenza delle cose).
Mantenere uno sguardo capace di stupore, cercare nelle pieghe della vita le tracce del suo passaggio, scrutare l’orizzonte e nello stesso tempo essere attenti al qui e ora, sono tutti atteggiamenti che dicono la nostra fede, la nostra capacità di attesa e di fiducia, il nostro desiderio di incontrare il Signore, di conoscerlo, di amarlo.
Ma… il Figlio dell’uomo quando verrà troverà la fede sulla terra? Troverà la fede nel mio cuore?
Fonte: Monastero di Bose