A Torino Spiritualità l'elogio della mitezza di Luigi Maria Epicoco «Ogni volta che sbagliamo siamo reali»
Inaugura Torino Spiritualità e lo fa, alle nella Chiesa di San Filippo Neri, unendo le due facce che della sua medaglia sono i cardini: religione e meditazione. Nell’incontro Fragile, maneggiare con cura. Sulla preziosità della vita umana dialogano, moderati da Armando Buonaiuto, il sacerdote, teologo e filosofo Luigi Maria Epicoco con l’insegnante di Dharma e meditazione Neva Papachristou. Epicoco presenta anche il suo nuovo libro La forza della mitezza. Un viaggio attraverso le pagine del Vangelo di Matteo (Rizzoli), che sarà in libreria dal 1° ottobre e in anteprima a Torino Spiritualità.
Perché ha scelto di rifarsi al Vangelo di Matteo? «Il Vangelo di Matteo è quello che la Chiesa ha usato per 2.000 anni. È il Vangelo delle Beatitudini, dove Gesù mostra tutta la sua mitezza, espone un modo diverso di essere umani, narra un’umanità differente».Che tipo di umanità? «La preoccupazione di Matteo è quella di farci rendere conto che la storia di Gesù non è in contrapposizione al passato ma è il compimento di esso. In termini esistenziali significa che siamo sempre figli di una storia, in essa v’è il nostro destino. Quando cerchiamo di sbarazzarcene non capiamo più nulla di noi stessi. Quell’uomo, davanti alla violenza risponde con la violenza».
È l’uomo di oggi? Il Papa continua a condannare la guerra ma non viene ascoltato. È così? «Il Papa viene applaudito solo quando serve. Quando invece dice cose “scomode” fanno finta che non abbia detto nulla. Capita purtroppo molto spesso. In un mondo come il nostro, il bisogno di mitezza deriva dal fatto che la logica del male è sempre di azione/reazione. Le Beatitudini ci propongono un’altra dinamica di vita».
Il tema portante della nuova edizione di Torino Spiritualità è l’errore. A essere miti si sbaglia di meno? «La mitezza è un modo di stare di fronte ai propri errori. Solitamente ci arrabbiamo davanti alle nostre storture, alle cose che non vanno. La mitezza è invece un atteggiamento di tenerezza verso noi stessi, non ci serve per non cadere nello sbaglio».
La società non ammette errori e questo ci conduce a compierne di enormi? «Non accettiamo di essere umani e quindi fallibili, fragili. Il problema è quando l’errore diventa un sistema di vita. Possiamo invece fare delle nostre cadute degli episodi. La lotta vera è dentro ciascuno di noi, tra l’ideale e il reale. Ogni volta che sbagliamo ci ricordiamo di essere reali».
E l’ideale di Dio? Che posto ha? «Nel cristianesimo diventa carne, viene ad abitare con noi. Diventa estremamente concreto. All’improvviso, questo Dio che nessuno ha mai visto diventa visibile nell’uomo Gesù, nella sua storia, nel suo carattere, nel suo modo di stare al mondo, di esercitare la misericordia, di parlare. Gesù trascorre la sua vita a strappare le persone dall’idealità dei Farisei che pensavano solo a essere i primi della classe, impeccabili fino a risultare disumani».
Dialogherà con Neva Papachristou. Che linea sottile separa religione da meditazione? «Tutto ciò che aiuta le persone a migliorare la loro qualità di vita è positivo. Se parliamo di differenza, dovremmo dire che la preghiera e la vita cristiana non sono mai una tecnica, non si apprendono. Quindi lo sguardo non è rivolto verso di sé, nel quanto si è bravi a fare qualcosa, è sempre una relazione. Sarà interessante confrontarci proprio su come lo sguardo rivolto a sé e/o rivolto all’altro, possa portarci su strade molto simili».
Il suo libro in anteprima è un bel regalo per Torino Spiritualità. «Provo grande ammirazione per questo evento e molta stima per Armando Buonaiuto, una persona geniale che ha intercettato un ambito spesso trascurato, profondamente umano e quindi laico, cioè di tutti».