Paolo Ricca "Oggi Gesù nascerebbe a Gaza"
Cari fratelli e sorelle,
vorrei fermarmi qualche istante con voi su una parola tra le tante che avete udito dal profeta Isaia, una breve parola che si trova alla fine del versetto 6 e che dice così: un bambino li condurrà. Un bambino. Di solito i bambini devono essere condotti, noi conduciamo i nostri figli, i nostri bambini. E qui c’è un bambino diverso, che non deve essere condotto, ma conduce lui. Un bambino li condurrà.
La prima cosa che viene in mente è questa: dove nascerebbe oggi questo bambino, di cui conosciamo bene il nome in anticipo, perché ci è stato rivelato. Sappiamo come di chiama questo bambino. Dove nascerebbe?
Non so se qualcuno di voi si è posta questa domanda. Non nascerebbe sicuramente a Betlemme, se pure è veramente nato a Betlemme. Ma non nascerebbe neppure a Nazareth, come forse è il suo luogo di nascita.
Oggi Gesù nascerebbe a Gaza. Ma non in un tunnel segreto e sotterraneo e tanto meno su un carro armato israeliano, nascerebbe tra le macerie della città distrutta. Macerie materiali, ma anche macerie spirituali.
O Gesù, in che mondo sei capitato, in quale profonda tenebra hai avuto il coraggio di nascere, per accendere la fiamma del tuo amore inestinguibile! Hai avuto un bel coraggio di nascere in questo mondo, di nascere a Gaza!
Ma ecco, proprio quando l’orizzonte è più oscuro che mai, proprio quando le tenebre del male sono più fitte e quasi impenetrabili, proprio quando muore ogni speranza, l’unico che spera ancora è Dio. L’unico che spera ancora è Gesù, che nasce a Gaza tra le macerie.
E come nasce questo bambino?
Nasce come nascono tutti i bambini del mondo, completamente disarmato. Anche noi siamo tutti nati disarmati. Dio ci ha creati così, ci ha voluti così, ci vuole così, disarmati. Chiedetelo a vostra madre, se avete la fortuna di averla ancora, chiedete a vostra madre come eravate quando siete nati, o nate. Tutte vi diranno che eravate disarmati. Non avevate un coltello in mano, non avevate una spada in pugno, non eravate corazzati, non avevate l’elmo e i calzari di guerra. Eravate nudi, e come nessun altro essere vivente è fragile quando nasce. Dio ci vuole disarmare, per questo Gesù è nato bambino.
Poi ci armiamo, eccome! Sempre di più, sempre meglio. Ma le armi le inventiamo noi, le armi non le ha inventate Dio, non le ha create Dio, Dio non ha creato nessuna arma. Noi le abbiamo create, noi le vogliamo, noi ci armiamo. Noi rifiutiamo di essere disarmati, perché ci sembra di essere deboli, troppo deboli.
Non ci fidiamo delle nostre forze, non ci fidiamo delle forze di Dio, della forza dello Spirito. Ci fidiamo delle forze armate. Crediamo di diventare forti, e invece non siamo mai tanto deboli come quando ci armiamo.
E allora comprendiamo meglio il profeta Isaia quando dice: un bambino li condurrà. Un bambino disarmato li condurrà. A Gaza Gesù non nasce guerriero, non nasce come Rambo, non sale sui carri armati, non spara missili. Un bambino disarmato li condurrà.
E condurrà chi? Il lupo insieme all’agnello, il leopardo insieme al capretto, la mucca insieme all’orsa. Riconciliati da questo bambino. È più facile riconciliare gli animali feroci che riconciliare gli uomini, è più facile addomesticare le belve, piuttosto che addomesticare il cuore umano.
Gesù nasce a Gaza, disarmato, per addomesticare Hamas, per addomesticare Israele. È possibile? Gesù ci crede, per questo è nato disarmato. Una speranza folle, diciamolo pure. Gesù non è uno stratega, capace di vincere le guerre impossibili, le guerre perdute, non è un diplomatico raffinato, è un bambino. Un bambino.
Natale vuol dire questo, Dio non diventa solo uomo, diventa bambino, e non solo bambino, ma bambino disarmato. Per riconciliare i nemici da sempre, quelli che si odiano, quelli che non possono sopportare la presenza degli altri. Gesù porta nel mondo una speranza folle, la riconciliazione dei nemici.
Fratelli e sorelle, vi scongiuro, fate posto a questa parola del profeta Isaia. Fate posto, accoglietela, custoditela, credetela, pregatela: Un bambino li condurrà. Amen.