Enzo Bianchi "Il Kosovo, rischio di un'altra guerra nel cuore dell'Europa"
5 giugno 2023
di ENZO BIANCHI
per gentile concessione dell’autore.
È paradossale che in Europa, la terra delle diversità e delle complessità nella quale è stato elaborato
un pensiero che ha ostinatamente perseguito la pace, si assista al riaccendersi della guerra. Non
solo, ma proprio in Europa permangono focolai di violenza ai quali la religione dà un contributo
decisivo. Nella guerra tra Russia e Ucraina fin dall’inizio abbiamo evidenziato la miscela esplosiva
di nazionalismo e religione e abbiamo constatato come le differenti chiese cristiane abbiano soffiato
sul fuoco delle ostilità.
Avendo frequentato quelle terre, ho ripetutamente richiamato l’attenzione sul clima di ostilità mai
venuto meno e sulla possibilità che si sfoci in una guerra al cuore dei Balcani.
Erano terre abitate da ortodossi serbi e da albanesi musulmani, che vivevano insieme in modo
pacifico. Sotto il regime comunista le due componenti conducevano una vita povera, ma
caratterizzata da solidarietà e scambio continuo. Poi ci fu la liberazione dal comunismo, emersero le
diverse anime nazionali già presenti in quella regione. E fu la guerra, con la comparsa della parola
“etnia”. In pochi mesi violenza e la propaganda riuscirono a distruggere convivenze consolidate
nell’intento di tracciare frontiere e cacciare le minoranze per assegnare il territorio a una sola etnia.
L’attenzione si focalizzò sul Kosovo, piccola ma importante regione che prima nessuno nominava,
madre di tutti i serbi, culla della loro religione ortodossa. Per i serbi il Kosovo, e al suo interno la
Metochìa, sono la culla della fede e solo lì trovano le loro fonti. Ma dal 2008, con la proclamazione
unilaterale dell’indipendenza, è nata anche una persecuzione cristiana dei serbi per indurli ad
abbandonare questa terra: si bruciano le chiese, si depredano i monasteri e si registrano ovunque atti
di violenza contro semplici civili. La chiesa serba più volte ha chiesto la condanna di tali atti, e ha
invocato dialogo, tolleranza, rispettosa convivenza reciproca, e il Patriarca Porfirio, che è un uomo
di Dio, interviene con insistenza chiedendo la pace e la fine delle ostilità. Purtroppo la violenza
sembra in aumento e nelle ultime settimane ci sono stati scontri con feriti che hanno coinvolto
anche le forze di pace della Nato. Entrambe le parti in conflitto trovano continui pretesti per
alimentare gli scontri. Siccome esiste una certa simmetria tra la guerra russo-ucraina e questa
recrudescenza della violenza c’è da temere che il conflitto si estenda sempre di più al cuore
dell’Europa: un’Europa che è inerte, incapace di autorevolezza, vergognosamente assente.
Un’Europa che così si procura il suicidio nella forma di una morte dolce, senza reagire.