Enzo Bianchi "La pigrizia della Chiesa"
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22 maggio 2023
di ENZO BIANCHI
per gentile concessione dell’autore.
Per il papato — il ministero del successore di Pietro per tutta lachiesa che deve esprimersi
soprattutto in un servizio di comunione — questa è un’ora di grazia, una grande opportunità.
Della quale però, almeno a mio parere, sembra non esserci sufficiente consapevolezza. Mi domando
se non manchi in radice la fede, sì, quella fede che sola può autorizzare un tale compito e fornire
tutta la forza e la speranza per portarlo a termine. Nella chiesa c’è troppa pigrizia, troppo
autocompiacimento per quel che si è, e non brucia quel fuoco che chiede coraggio, profezia, che
chiede di combattere e vincere ogni timore mettendo la fiducia nel Vangelo. Papa Francesco compie
dei passi che si collocano in una determinata direzione, a servizio e non a mortificazione delle
chiese cristiane, ma moltissimi sono gli ostacoli che rimangono per accendere un consenso, per
aderire alla convinzione che l’assoluto traguardo dell’evangelizzazione può essere solo l’unità
visibile nella storia. Oggi molte chiese non cattoliche hanno assunto un atteggiamento di attesa
verso Roma al punto da desiderare che sorga un ministero di comunione per tutte le confessioni, e
sentono il bisogno del carisma cattolico per resistere a ogni tentazione di nazionalismo della fede,
con la conseguente miscela esplosiva tra religione e nazionalismo. Ma vogliono però non una chiesa
sorella maggiore dominatrice sulle altre, ma un ministero a servizio di tutte.
Papa Francesco, lo testimoniano in molti, in quest’ora di guerra per l’aggressione russa dell’Ucraina
è intervenuto più di duecento volte chiedendo vie di pace. E finora nessun esito. È stata un’azione
da capo di stato apprezzabile a livello politico e diplomatico, ma ciò che urge è che come capo della
chiesa svolga parallelamente un lavoro di comunione, di riconciliazione tra le chiese. Tutti
constatiamo che la sua politica non è neutralità etica, non è strategia politica o tattica tra i grandi,
così come non dovrebbe essere neutrale, ma dovrebbe operare un giudizio e muoversi solo con la
profezia. Certo, questo è difficile nella rete diplomatica, ma è possibile come azione tra le chiese.
Il patriarca serbo, il patriarca copto di Alessandria d’Egitto, il patriarca ecumenico di
Costantinopoli, il patriarca ortodosso di Antiochia mi hanno detto e scritto che ciò che si attendono
è prima di tutto quell’azione di pace tra le chiese oggi, e in questo conflitto russo-ucraino. Nei
giorni scorsi per la prima volta nella storia dei cristiani non cattolici, dei copti martirizzati dall’Isis,
sono stati accolti nella chiesa cattolica come santi, senza tentativi di annessione, ma per fraternità
solidale.
Sono tanti i gesti che Francesco può fare e che sarebbero accolti dalle chiese. Un papato che fa
questo non può lasciare spazio, com’è avvenuto in passato, all’ambiguità di intrecci politici ed
ecclesiali: senza la pretesa di influenzare i potenti di questo mondo, non resta neutrale di fronte al
male, ma osa parole profetiche del Vangelo, parole sempre di riconciliazione.