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Persone LGBT+ e amore cristiano

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Che esperienza di amore vivono le persone LGBT+ e come può la chiesa sostenerla? Dopo Persone omosessuali (2000, n. 116) la rivista Credere Oggi s’interroga ora su Persone LGBT+ e amore cristiano. C’è un vissuto di credenti che vivono relazioni omoaffettive ma che non per questo vogliono rinunciare al cammino con Cristo Gesù. D’altra parte, la chiesa cattolica vive su tali questioni la tensione ad un’accoglienza che esige, però, anche di ripensare l’etica e la teologia; ad una pastorale orientata alla maturazione dell’unica comune identità di creature nuove. Il dossier si lascia interpellare dall’amore degli uomini e delle donne credenti LGBT+ e ne indaga l’esperienza e la testimonianza dentro alla fraternità instaurata da Gesù. Una qualificata riflessione teologica ed etica prende poi le mosse da riflessioni di taglio bio-psicologico, socio-politico e giuridico. La sfida è quella di declinare il profondo rispetto ecclesiale per le diversità tutte (sociali, culturali, linguistiche, nazionali, etniche…) anche in relazione a quelle legate all’orientamento sessuale, troppo spesso percepite come dirompenti.

EDITORIALE

Un’attenzione rinnovata, per tempi di cambiamento

Veramente viviamo un’epoca di cambiamento: se nell’ultimo numero dello scorso anno «Credere Oggi» ha esplorato alcuni scenari inediti tra tecnica e antropologia (n. 252: Umano e post-umano), certamente non si tratta dell’unica area in cui emergono novità di vasta portata. Siamo davvero ben lontani dall’illusione di chi poteva pensare di essere prossimo alla «fine della storia»1 . Tanti invece gli ambiti in cui il nuovo millennio ha portato mutamenti importanti – talvolta promettenti, talvolta preoccupanti – e molti di essi interpellano direttamente il pensiero teologico e/o la riflessione etica e/o la prassi pastorale. Cambiano drammaticamente gli scenari climatici e ambientali, si modificano profondamente quelli geopolitici, mentre forti elementi di novità vanno pure interessando quelli socioculturali. È proprio a quest’ultimo versante che si volge lo sguardo di «CredereOggi» con questo fascicolo, dedicato alle istanze poste al mondo credente dall’emergere della realtà LGBT+. Importante notare fin da subito che in tale espressione l’accento si sposta sempre più sul «+»: il movimento si espande e si articola in forme sempre più complesse e anche alcuni degli interventi presenti nel testo usano acronimi più articolati, espressivi di tale dinamica. Da sottolineare anche, d’altra parte, che non si tratta di un’area tematica senza precedenti per questa rivista, che già nel Duemila aveva dedicato una monografia importante alle Persone omosessuali (n. 116); proprio nell’attenzione alle «persone» e ai loro vissuti sta, anzi, un elemento di continuità con questo fascicolo. Ritornarvi due decenni più tardi – con un approccio teso a cogliere i collegamenti con la realtà dell’amore cristiano – esige, però, in primo luogo di leggere con attenzione le novità emerse, nel generale contesto sociale, ma anche più specificamente in quello ecclesiale. In quest’ultima direzione orientano decisamente i primi due articoli: Damiano Migliorini offre un contributo teologico su Le istanze dei credenti LGBT+, evidenziando la varietà di aree da esse interpellate e la profondità dell’interrogazione. Gianni Geraci documenta, invece, le realtà de I gruppi di persone LGBT+ credenti, in un contributo che trova poi ideale compimento nel corposo Invito alla lettura dello stesso autore, posto alla fine del fascicolo e ricco di indicazioni significative per l’approfondimento. È una scelta: avviare la riflessione da questo punto di vista significa assumere la prospettiva di esigenze e dinamiche che intenzionalmente si collocano all’interno della realtà ecclesiale, ma che al contempo domandano ad essa rinnovamento e ripensamenti anche profondi sul piano delle pratiche, così come su quello delle motivazioni ideali. Si esprime qui in primo luogo, un’esigenza di accoglienza e di riconoscimento, per soggetti e vissuti che spesso purtroppo sono tenuti ancora al margine delle comunità cristiane. È una situazione che genera sofferenza, nella quale sono spesso in gioco soprattutto paure o incertezze circa le possibilità di articolare una pratica credente. A monte di tale realtà vi sono, però, pure interrogativi di altro livello: è anche una riflessione etica e antropologica più approfondita a essere oggi richiesta (con toni che talvolta sono quelli dell’implorazione sofferta, talaltra quelli dell’indignazione e dell’esigenza). A rendere più forti tali istanze stanno anche quegli approfondimenti nella comprensione della nostra realtà di umani che con sempre maggiore chiarezza provengono dal mondo della psicologia, come evidenzia Domenico Cravero, Le differenti identità LGBT+. Sappiamo bene ormai che il rapporto tra il sesso biologico e le forme sociali in cui esso viene vissuto e socialmente interpretato (il genere) è complesso e articolato e lo sono pure le modalità in cui realizziamo i vissuti dell’affettività. Non stupisce, allora, che cambi al contempo la percezione pubblica di tali realtà. Lo documentano sul versante sociologico Giuseppe Giordan (La politica della visibilità. I movimenti LGBT+ tra differenza e omologazione) e su quello giuridico Pierluigi Consorti e Luigi Mariano Guzzo (Il riconoscimento legislativo. Profilo giuridico). Lo stesso linguaggio si arricchisce gradualmente di nuovi termini, per dar voce a esperienze e vissuti che in precedenza restavano spesso sottotraccia: esistenze che solo fino a qualche decennio fa non potevano che abitare il nascondimento, la sofferenza e/o la marginalità trovano ora parole forti per rivendicare dignità e diritti. È dunque con tali dinamiche, davvero di vasta portata, che sono chiamate a misurarsi oggi le diverse chiese, con atteggiamenti talvolta divergenti, talaltra ricchi di assonanze. Nel ricostruire il progressivo evolversi dell’insegnamento cattolico sulle questioni LGBT+, Pier Davide Guenzi (Dal disciplinamento dei corpi all’accoglienza delle persone: il magistero cattolico e la questione LGBT+) non manca di evidenziare come in esso trovi espressione un intreccio complesso: istanze di rispetto, accoglienza e rinnovamento si alternano a resistenze, radicate anche in paradigmi teologici e filosofici. Evidente, certo, in questa traiettoria il deciso cambio di passo e di attenzione determinato dal pontificato di papa Francesco: la via dell’ascolto e del discernimento dei vissuti credenti sembra offrire una via assai più promettente rispetto al facile riferimento a una legge naturale che sempre più è, in realtà, difficile da comprendere e interpretare. Alla pastora valdese Letizia Tomassone si deve, d’altra parte, un esame puntale de Il percorso delle chiese protestanti con le persone LGBTQ+, che pure non manca di evidenziare le differenze interne al mondo evangelico. A fronte di realtà come quella luterana o quella valdese, che celebrano anche riti di benedizione per le coppie omoaffettive, ve ne sono, infatti, altre – prevalentemente legate a un approccio strettamente letteralista alla Scrittura – caratterizzate da atteggiamenti diametralmente opposti. Aristide Fumagalli – che del fascicolo è stato anche il coordinatore – offre un contributo di ripensamento sistematico (antropologico e teologico) d’assieme, teso a esplorare la realtà dell’identità sessuale: La sfida delle identità differenziali. Si tratta evidentemente di un tema chiave e non certo per sovvertire la tradizione credente, come vorrebbe una certa critica maldisposta. La posta in gioco è piuttosto la comprensione di come essa possa e debba essere vissuta nel segno di una carità capace di discernimento e di accoglienza, attenta alla gradualità dei cammini e alla varietà di forme in cui trova espressione l’essere dell’umano, proprio anche nella sua dimensione sessuata. In quest’ultima direzione guarda poi – quasi a chiudere il cerchio con i primi interventi del fascicolo – l’intervento in cui Giuseppe Piva si interroga: Una pastorale con persone LGBT+?. Alla luce di una lunga esperienza di accompagnamento in quest’ambito, egli sottolinea, in realtà, come il problema non sia quello di creare ambiti protetti per un’ulteriore pastorale settoriale, ma piuttosto quello di trovare le vie per un ripensamento dei diversi ambiti pastorali esistenti, nel segno di una sensibilità rinnovata. Le importanti esperienze di incontro già realizzate in gruppi delimitati potrebbero così orientare l’intera comunità credente a ulteriori pratiche di accoglienza.

È, dunque, con uno sguardo aperto, volto al futuro, che si chiude questo fascicolo: vi sono cammini di riflessione e di pratica da esplorare. Interpretare il nostro essere di umani – e di umani sessuati – è sfida esigente, che chiede un pensiero radicato nella tradizione e allo stesso tempo capace di misurarsi col nuovo emergente, per disegnare pratiche ecclesiali sagge e ospitali. Completa, infine, il fascicolo la consueta rubrica In libreria, nella quale segnaliamo alcuni testi che appaiono meritevoli di particolare attenzione, per lettori che vogliano arricchire prospettive e orizzonti. * * * Proprio con questa prospettiva «CredereOggi» intende avviare il nuovo anno, che con questo numero si apre e che altre tematiche, altrettanto ricche di stimoli e interrogativi, promette per la riflessione condivisa. Lo stesso allargamento del consiglio di redazione, del resto, garantisce anche un ampliamento dello sguardo della rivista. Nel ringraziare i lettori che ci seguono con attenzione, ricordiamo a chi fosse in ritardo di rinnovare tempestivamente l’abbonamento: è solo grazie al sostegno continuativo di chi ci segue che possiamo continuare il cammino di approfondimento avviato.

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