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Oltre le religioni / Svolta post-teistica e creatività divina

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Gli ultimi due decenni del secolo scorso e i primi due decenni del XXI secolo sono stati decisivi per la critica al teismo tradizionale. Durante questi ultimi quarant’anni, la teologia cristiana ha cercato di cercare altri modelli di Dio. La teologia ha urgente bisogno di una via critica, post-teistica, alla fede cristiana. Cosa si intende per post-teismo? Il termine “post-teismo” si riferisce a un atteggiamento esistenziale e intellettuale, secondo cui il Dio della trascendenza – come lo intende la religione – non è più visto solo “là fuori”, ma vissuto come il fondamento dell’essere, la profondità della realtà che abbraccia ogni singolo essere e tutti gli esseri. È trascendenza nel senso dinamico di “trascendere”. 
Sarebbe quindi più appropriato parlare di “trascendere”, andare “oltre il Dio” che è solo una funzione che controlla il mondo e lo mette a posto. 

È una comprensione di Dio che non divide la realtà in due mondi separati, il nostro mondo (cosmo) e l’altro mondo (Dio) in un rapporto di dualità, ma include la creazione nell’essere creativo di Dio. Si appoggia tale concezione post-teistica su una visione panenteistica della relazione tra Dio e l’universo, in cui la creatività è un atto divino continuo che fa essere tutte le cose. 

Per chiarire il tipo di modello suggerito dal post-teismo, vi mostrerò questo schema. Secondo i deisti del XVIII secolo, Dio aveva creato il mondo come fa un orologiaio, e dopo l’avvio iniziale, Dio ha lasciato che il mondo fosse governato secondo le sue stesse leggi, senza coinvolgersi in esso. Questa immagine “deistica” di Dio, tuttavia, non corrisponde a quella suggerita dai post-teisti. 

Sia il post-teismo che il deismo negano Dio come agente nel mondo, qualcuno dotato di intelletto e volontà soprannaturali. Il post-teismo, tuttavia, afferma che Dio è attivo nel mondo, una realtà transpersonale e fonte di creatività, senza essere un attore soprannaturale presente nel mondo. Dio non è un’entità tra le altre. Dio non agisce più potentemente di altri. Dio non è onnipotente nel senso che può fare tutto ciò che vuole. Dio è potente perché “consente a” e “fa sì” che tutti gli esseri siano potenti e tra loro interconnessi. 

Come dice papa Francesco nella Laudato Si’: «Lo Spirito di Dio ha riempito l’universo di possibilità e quindi, dal cuore stesso delle cose, può sempre emergere qualcosa di nuovo». (n. 80). «Non si può sottolineare abbastanza come tutto sia interconnesso. Il tempo e lo spazio non sono indipendenti l’uno dall’altro, e nemmeno gli atomi o le particelle subatomiche possono essere considerati isolatamente. Proprio come i diversi aspetti del pianeta – fisici, chimici e biologici – sono interconnessi, così anche le specie viventi fanno parte di una rete che non esploreremo e comprenderemo mai completamente» (papa Francesco, Enciclica Laudato Si’, n. 138). 

Gli esseri viventi, infatti, emergono da processi fisici; alcuni di quegli esseri viventi acquisiscono un certo grado di coscienza, autocoscienza cosciente, autoriflessione. Come possono le particelle prive di pensiero, senza mente, riunirsi in una configurazione che in qualche modo produce la sensazione interiore del pensiero che prova emozioni? Come possono eventualmente generarlo, se loro stesse non hanno alcuna disponibilità intrinseca di quelle qualità coscienti fin dall'inizio? 

Alcune persone rispondono a queste domande come è stato nel passato a proposito dell’origine della vita. Hanno invocato un’entità soprannaturale che fosse all’origine della vita: Dio. Così ora a proposito della coscienza, si invoca un’altra entità “non-fisica” che possa spiegare la consapevolezza, poiché le particelle (fisiche) non possono creare coscienza da sole. Ci deve essere qualcos'altro, un campo di coscienza a cui attingiamo in qualche modo (consapevolezza cosmica); oppure le particelle stesse potrebbero avere una piccola qualità proto-cosciente in modo che l'elettrone possa avere carica elettrica, massa e spin, e in più una proprietà “mentale” (panpsichismo). Questa è l'idea di David Chalmers. Oltre alle proprietà delle particelle che conosciamo, forse hanno un po' di coscienza e quando ne metti insieme molte ottieni molta coscienza ed è quello che siamo. Non ci sono prove per questo. 

Stiamo ripetendo la stessa storia che si è avuta con l’origine della vita. Lentamente si è compreso che le molecole si organizzano, si disfano, si assemblano. Così facendo crescono fino a diventare catene abbastanza lunghe da rappresentare una base chimica per le proprietà strutturali che permettono lo sviluppo della vita. L'auto-assemblaggio spontaneo di molecole è all’origine della formazione di legami chimici che hanno consentito di creare frammenti e strutture sempre più lunghi e più complesse, dando vita così al DNA. Similmente, comprenderemo appieno e meglio il cervello e la mente, senza ricorrere a qualche entità non-fisica per spiegare l'emergere della coscienza. Allora guarderemo indietro e riconosceremo che la coscienza non è altro che epifenomeno di particelle che scorrono attraverso il nostro cervello e all'interno di quel movimento queste particelle generano le sensazioni coscienti che tutti noi sperimentiamo nella mente. Stuart Kauffman, biologo teorico e ricercatore di sistemi complessi attualmente professore emerito di biochimica all’Università della Pennsylvania, vede la creatività come fondamentale nelle connessioni che costruiscono l’auto-organizzazione della vita. «Questa rete della vita, il sistema più complesso che conosciamo nell’universo, non infrange alcuna legge della fisica, eppure è parzialmente senza legge, incessantemente creativa. Così sono anche la storia umana e le vite umane. Questa creatività è sbalorditiva, fantastica e degna di riverenza. Una visione di Dio è che Dio è il nostro nome scelto per la creatività incessante nell’universo naturale, nella biosfera e nelle culture umane» (Stuart Kauffman, Reinventing the Sacred. A New View of Science, Reason, and Religion, New York, Perseus’ Books, 2010, p. xi). 

Come creatività, Dio ha lasciato che il mondo si facesse (autopoiesi). La parola greca autopoiesis è composta dalle parole autos che significa sé e poiesis che significa creazione, produzione. Dio condivide con altri esseri la capacità di creare, in modo che questi creino se stessi. Come dice Teilhard de Chardin: «Propriamente parlando, Dio non fa: fa sì che le cose si facciano da sole. Ecco perché non c’è breccia o fenditura nel punto in cui entra» (1). 

Il post-teismo riconcilia due diverse esigenze, una del teismo (la necessità di affermare qualche forma di interventismo divino) e una del deismo (la necessità di affermare il ritrarsi divino, perché si dia autonomia alla natura), in un concetto di Dio come “creatività” e “vita”. 


Fonte: Adista

 
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