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Rosanna Virgili “La vita nuova: il Battesimo”

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Si è concluso con l’incontro sul tema “La vita nuova: il Battesimo”, guidato dalla biblista Rosanna Virgili, il percorso di formazione pastorale di base “Credi tu questo?”.


C’è una preoccupazione nei vescovi e nella Chiesa tutta: il calo dei battesimi che giunge dopo quello degli altri sacramenti (l’Eucaristia, la Cresima, il matrimonio). Ed ecco la domanda con cui vorrei dare avvio alla nostra riflessione: perché battezzarsi o far battezzare i propri figli interessa sempre di meno? 

La dottrina 

Come ogni sacramento anche il Battesimo ha una storia legata alla storia della Chiesa. Immagino che molti di noi colleghino quasi scontatamente il Battesimo al peccato originale, che l’acqua in cui il bambino viene immerso – o da cui viene più simbolicamente asperso – lo “lavi”, liberandolo dalla prigionia dello stesso. Esso è, infatti, un peccato che il battezzando, nel caso in cui fosse un bambino, non avrebbe potuto commettere personalmente ma nel quale è nato, essendo una creatura umana, “figlio di Adamo”. 

Ed è proprio su quest’ultimo – in coppia con sua moglie Eva – che viene caricata la “colpa” del peccato originale. Sant’Agostino chiamava questa colpa dei progenitori biblici «felix culpa» perché avrebbe dato l’occasione a Dio padre di mandare suo Figlio a lavarla, facendosi carico non solo di quel primo peccato ma di tutti i peccati che – in seguito a quella “macchia” originaria – avrebbero commesso col proprio arbitrio, uomini e donne del mondo, la cui stessa natura ha subìto, appunto, una “caduta” dallo stato in cui si trovava in Paradiso accanto al Creatore. 

La creatura umana conserva, è vero, la libertà e la volontà di scegliere di fare il bene ma, secondo la dottrina di Agostino, non potrebbe mai, con le sue umane risorse, accedere alla salvezza. Ed ecco la necessità dell’atto d’amore del nostro Signore, il quale «morì e fu sepolto ed è risorto per liberarci dai nostri peccati». Il Battesimo è, infatti, un autentico “innesto” di un uomo o una donna nell’atto d’Amore di un Dio fatto uomo al punto che la stessa incarnazione appare già finalizzata alla grazia del Battesimo. 

Questa è, in estrema sintesi, la dottrina che è base dogmatica del sacramento del Battesimo che è stata elaborata a partire dai primi secoli della storia della Chiesa. 

Il messaggio di Gesù era stato, in realtà, molto più semplice e quando gli portarono un cieco dalla nascita e gli chiesero chi avesse peccato, se lui o i suoi genitori, Egli rispose: «Nessuno, ma ciò è successo perché in lui si fossero rivelate le opere di Dio!». Penso sempre a questa parola di Gesù quando vedo Bebe Vio che, a uno che le chiedeva se pensava di essere stata punita da Dio con la sua disabilità, ha risposto: «Non credo in Dio ma se ci credessi non potrei pensare che mi abbia punita» (aveva otto anni quando s’è ammalata e, in seguito a ciò, ha avuto la sua disabilità). 

Ma cos’era il Battesimo nella consapevolezza della primitiva Comunità cristiana? Cosa leggiamo nei testi dei Vangeli e degli scritti degli Apostoli o dei testimoni successivi dei loro racconti, trasmessi dal Nuovo Testamento? Da dove nasceva la domanda di avere un “Battesimo” da Gesù o i suoi discepoli dopo la sua ascensione al cielo? Vorrei portare qualche esempio molto vicino alla nostra realtà e che potrebbe aiutarci: per chiedere il Battesimo bisogna essere assetati! Il Battesimo è acqua che disseta i deserti umani, materiali, esistenziali, morali, spirituali. 

1. Nicodemo: un dottore della Legge che non aveva trovato nella stessa la vita che desiderava. Egli va da Gesù di notte e gli chiede: «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?» (Gv 3,4). È la domanda di un uomo vecchio che vede tramontare senza speranza la sua vita. 

2. Il lebbroso che era astato espulso dalla comunità: «Se vuoi puoi guarirmi» (cf Mc 1,40ss.). 

3. L’emorroissa chiede la dignità della vita libera dal sangue (cf Mc 5,25ss.). 

4. Giairo, che chiede a Gesù di guarire la sua figlioletta che giace a letto come morta: è la domanda sulla sofferenza e la morte dei bambini (cf Mc 5,21-24). 

5. L’eunuco etiope, che chiede a Filippo come è possibile che un uomo impotente possa avere una discendenza innumerevole (cf At 8,26ss.). 

A queste tante seti/domande Gesù e i suoi discepoli rispondono con compassione, condivisione, amore: dà speranza al vecchio Nicodemo (Gv 3,5-7); interrompe il sangue della donna; fa risorgere la bambina di Giairo; guarisce il lebbroso toccandolo; Filippo battezza l’eunuco etiope e lo colma di gioia. 

Nel simbolo dell’acqua si esprime la liberazione da ogni male! La vita nuova che esce dall’acqua dell’amore del Signore e dei suoi “diaconi”. 

Ha detto il Papa: «Non so spiegare la sofferenza dei bambini, ma so che Dio è potente nell’amore; non basta sapere e vedere (in televisione, voltandosi da un’altra parte) le miserie dell’umanità, i danni delle guerre, occorre toccare: Gesù guarisce toccando, prendendo per mano». 

Parole che sono un atto battesimale! Infatti diventano efficaci per la fede di chi viene guarito… Senza la fede non c’è Battesimo! 

Oggi, tuttavia, noi possiamo chiedere ad altre “agenzie” la speranza nella vecchiaia; la soluzione all’impotenza; la guarigione di un figlio; la dignità di una donna, la salute per il lebbroso. Ci rivolgiamo alla medicina alle scienze, al denaro, al potere, ecc. Anche per questo, forse, molta gente non consegna più la sua sete alla Chiesa e non ha fede/stima nel sacramento del Battesimo. 

Ma c’è un’altra ragione per cui molti si allontanano dal Battesimo: la mancanza di un’autentica testimonianza da parte dei battezzati. Il fatto che i cristiani cattolici non vivano e non si comportino diversamente dagli altri, rende il Battesimo un semplice rito esteriore da archiviare come un costume dei nonni. 

Questi motivi costringono i cristiani, tutti noi, oggi, a scendere in profondità, ad essere meno superficiali, a «rendere ragione della nostra fede» a noi stessi e agli altri. Gesù lascia i suoi con un mandato: «essergli testimoni» con l’annuncio del Vangelo. Testimoni del Signore Risorto. Come faranno? Innanzitutto credendo e sperimentando la resurrezione. 

Battesimo: il corpo risorto e la sua testimonianza 

Come ci dice Paolo nel capitolo 15 della Prima lettera ai Corinzi (1Cor 15,35-49) i battezzati hanno due corpi! Nascono con un «corpo corruttibile» (quello di Adamo) e – col Battesimo – acquistano il corpo incorruttibile (del Signore) nel quale si innestiamo e col quale risorgeranno! Il corpo risorto ha una speciale qualità: è “spirituale”, vale a dire: è un corpo di comunione, un corpo riconciliato; in cui ognuno è membro dell’unico corpo! (1Cor 12). «Non apparteniamo più a noi stessi ma siamo membra gli uni degli altri?» e il nostro corpo è tempio dello spirito. È la Chiesa, dunque la famiglia dei battezzati! I simboli della luce e dell’olio ci richiamano la nostra realtà di re, profeti, sacerdoti. Il sacerdozio universale dei battezzati si innesta nel sacerdozio del Signore, siamo re in Lui, profeti in Lui! Questa realtà è condivisa da tutti nella Chiesa: per cui è impossibile/scandalo (tra i battezzati) che ci siano delle divisioni. Corpo di comunione è la Chiesa e non può essere fatta a pezzi, non ci si può dividere sui carismi e tanto meno sulle persone che ci hanno battezzato: «Nessuno è morto per voi come il Signore, dice Paolo» in 1Cor 1,11-17. 

C’è dunque la responsabilità della testimonianza che col Battesimo i cristiani devono dare del corpo risorto del Signore: l’essere battezzati da un apostolo o da un altro era utilizzato per ottenere un’identità esclusiva, elitaria, diversa e migliore: così anche oggi! Quando usiamo il Battesimo per dire che solo noi siamo i salvati e tutti gli altri sono i “sommersi”; per “farci doganieri dello spirito” mentre lo Spirito scende dove e su chi vuole anche fuori dai nostri “ghetti” spirituali: questo vuol dire fare a pezzi il corpo del Signore! Il Papa alla domanda «come vede la Chiesa del futuro?» ha risposto: «Libera dalla “mondanità spirituale”, che è matrice del clericalismo dove si nasconde una putredine! Che crea divisione e disprezzo nella Chiesa e la rende non credibile, causa di scandalo!». 

Il Battesimo è essere “rivestiti di Cristo”, creature nuove, liberate, riconciliate, viventi, unite nella giustizia e nell’amore. Quindi il Battesimo è una vocazione, missione, responsabilità, come rappresentato dal simbolo dell’abito: creatura nuova, rivestiti di Cristo per una missione (cf Giuseppe e Gesù) «ad extra». «Ad gentes», verso i laci, diremmo oggi, i non credenti, i “fratelli” figli tutti di un unico padre. 

Rivestiti di Cristo (Gal 3,27-28) e tutto ciò è un dono, un «munus», un dono da ridonare. Il Battesimo ci costringe a operare con forza per rispondere alla vocazione che esso porta in sé. Noi battezzati abbiamo il compito di trasmettere quel che abbiamo ricevuto: la “grazia” del Battesimo opera nella nostra vita, nelle nostre mani, nelle nostre scelte, nelle nostre “lotte”; il Battesimo non è un documento che teniamo in tasca o negli archivi della parrocchia, ma è un annuncio continuo. «Non c’è più giudeo né greco»: un lavoro che dobbiamo fare per dare la pari dignità di figli di Dio a tutte le creature (cf FT); è una rivoluzione religiosa, culturale, etnica, quella del Battesimo. «Né schiavo né libero»: nel mondo latino lo schiavo era «res», un oggetto, una persona senza dignità, un “prolungamento” del suo padrone. Paolo dice che lo schiavo ha la dignità dell’uomo libero e lascia a noi battezzati il compito di far sì che al mondo non ci siano più schiavi. 

Battezzare significa annunciare la dignità di tutte le creature e annunciare significa promuovere, lavorare perché questo accada, quindi perché tutti possano diventare creature libere in una rivoluzione sociologica. «Né maschio né femmina»: nel mondo antico le donne erano sottoposte, non avevano la stessa dignità degli uomini. Vivere il Battesimo vuol dire occuparsi di quella che può essere davvero una rivoluzione anche antropologica, oltre che culturale, che dia pari dignità di genere, al maschile e al femminile. 

Nell’impegno in questo “amore politico”, sociale, affettivo, spirituale, saremo testimoni del Signore risorto, torrenti di primavere nel mondo, fiumi di quell’acqua di gioia che nessun’altra “agenzia” ha potuto, sinora, mai procurare.

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