Massimo Recalcati "Nelle menti deviate dal sospetto"
La Repubblica, Robinson, 25 settembre 2021
Si possono individuare due matrici fondamentali di quella deviazione mentale che possiamo definire
con il termine complottismo, ossia la tendenza ad immaginare azioni malvagie ordite e compiute da
altri in maniera organizzata per colpire una comunità, un paese, un popolo o la nostra stessa libertà
individuale. Entrambe queste matrici si riferiscono ad un funzionamento infantile del pensiero. La
prima è quella dell’animismo; la seconda quella del meccanismo di proiezione. La prima definisce
un atteggiamento magico-superstizioso, tipico dei popoli primitivi, che consiste nell’attribuire
intenzionalità — anima — agli eventi della natura che, in particolare, rivelano la nostra impotenza:
una tempesta o una siccità non sono semplici fenomeni naturali, ma manifestazioni di una volontà
soprannaturale. L’esito è quello di attribuire un senso recondito a qualcosa che in sé non ne ha alcuno.
Dietro una pioggia insistente che danneggia i raccolti si può così leggere l’intenzione di entità
superiori che puniscono ( o anche compensano interrompendone la calamità) gli esseri umani per le
loro azioni. L’impotenza dell’uomo a governare la natura trova nel pensiero animista una sorta di
rifugio irrazionale e superstizioso. Non è difficile cogliere come questo atteggiamento si possa
rintracciare nelle tendenze complottiste del pensiero oggi particolarmente attive: quando l’umano è
confrontato a qualcosa che lo sovrasta e che scompagina il senso ordinario delle cose, egli può tendere
a fantasticare l’esistenza di causalità misteriose per ricostruire in qualche modo la trama lacerata del
senso.
La seconda matrice infantile del pensiero complottista consiste nel meccanismo della proiezione. Con
questo meccanismo, come ha mostrato Melanie Klein, il bambino reagisce ad eventi ostili. Per
esempio, se urtando una sedia si fa del male, egli tende ad attribuire alla sedia una cattiva volontà
apostrofandola: “ cattiva!”, “ brutta!”. In questo caso la proiezione rivela chiaramente la sua finalità
difensiva: il bambino anziché subire passivamente il dolore provocatogli dall’urto con la sedia
attribuisce proiettivamente alla sedia una intenzionalità malevola. Invece di rimproverarsi per non
essere stato sufficientemente accorto nell’evitare la sedia, egli immagina che essa si sia messa
volontariamente di traverso. Più di preciso, il meccanismo psichico della proiezione esteriorizza quei
moti pulsionali che il bambino avverte come una sorta di minaccia interna poiché sovrastano la sua
capacità di padroneggiarli. Accade, per esempio, anche nelle zoofobie. La paura del cavallo del
piccolo Hans — studiato da Freud — è, in realtà, la proiezione della sua angoscia di fronte al carattere
ingovernabile della pulsione sessuale e, più in generale, della vita stessa. Questa proiezione si rivela
efficace nel difendere il soggetto perché trasforma l’indeterminatezza dell’angoscia che non ha un
oggetto definito, in paura verso un oggetto definito. Mentre, infatti, l’angoscia è diffusa e paralizzante
in quanto, appunto, manca di un oggetto definito, la sua localizzazione esterna in un oggetto pauroso
— il cavallo — consente di circoscriverla e di disinnescarla. È il vantaggio notevole procurato dalla
fobia: evitando l’oggetto della paura si neutralizza l’oggetto dell’angoscia.
L’evento-Covid è stato ed è ancora straordinariamente potente nel provocare angoscia insieme ad un
profondo sentimento di impotenza poiché il virus si è rivelato una presenza maligna impossibile da
localizzare e, dunque, presente minacciosamente ovunque. Di qui la mobilitazione delle più forti
tendenze animiste e proiettive dalle quali deriva il pensiero complottista. Animismo e proiezione
sorgono sempre dalla constatazione dell’impotenza dell’essere umano e dalla sua difficoltà a
riconoscere la propria inadeguatezza di fronte all’imponderabile. Nel caso della pandemia la strategia
fobica (distanziamento sociale, misure igieniche, comportamenti prudenti, ecc) si è rivelata
insufficiente ed ha suscitato in molti una regressione complottista del pensiero. La fantasia che dei
oscuri (grandi interessi finanziari, industrie farmaceutiche, trame politiche, alleanze internazionali,
minaccia cinese) possano alimentare la credenza in un virus fasullo, prolungando le legislazioni
autoritarie emergenziali che privano i cittadini dei loro diritti fondamentali, è un chiaro esempio di
pensiero proiettivo di tipo animista. Invece di affrontare consapevolmente la precarietà oggettiva
della nostra condizione che il Covid ha messo drammaticamente rilievo, appare meno angosciante
attribuire questo incubo a forze oscure che come le potenze sovrannaturali dell’uomo primitivo
scorazzano nel mondo generando disastri e godendo della cattiva sorte dell’uomo. Invece di rafforzare
un difficile legame di fratellanza nell’ora più buia della tempesta della malattia, meglio ricorrere alla
proiezione paranoide che ci tutela dal compiere un gesto di oltrepassamento del proprio Ego in nome
del bene comune. Individuando nella volontà igienista della vaccinazione di massa la perfidia di uno
Stato sadico al servizio del sistema e del potere, il complottismo preserva l’innocenza del bambino di
fronte alla sedia che lo colpisce ingiustamente o quella dell’uomo primitivo che attribuisce la
tempesta o la siccità alle forze sovrumane di dei senza pietà.