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Enzo Bianchi "Insieme a Papa Francesco"

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La Repubblica - 18 ottobre 2021
per gentile concessione dell’autore.

In maniera sommessa, senza attirare molto l’attenzione dei media, ieri è iniziato un cammino nuovo nelle diverse chiese locali cattoliche sparse su tutta la terra: un percorso inedito, mai praticato in venti secoli di cristianesimo, anzi osteggiato soprattutto in Occidente nel secondo millennio. Può darsi, e lo vedremo tra qualche anno, che si sia dato inizio all’evento ecclesiale più importante e più capace di dare un nuovo volto alla chiesa dopo il concilio Vaticano II. Scrivo "può darsi", perché nulla è assicurato: il cammino è tutto da fare e percorrendolo occorre pensare ed emanare indicazioni che precisino i termini della sinodalità e definiscano le procedure per il sinodo che sarà celebrato nell’ottobre del 2023. Perché sinodo ( syn-hodós in greco) significa cammino fatto insieme da tutti i battezzati, da tutte le componenti della chiesa, da tutti i fedeli, i pastori, i vescovi e il Papa, "insieme". È una procedura da inventare perché il sinodo non è un parlamento, non è una convention, ma è innanzitutto uno stile nel vivere e nell’agire, e quindi anche un’istituzione nella quale "ciò che riguarda tutti, da tutti deve essere trattato e deliberato" come recita il principio forgiato nella tradizione cristiana. 
Non si tratta di immettere nell’ambito ecclesiale la "democrazia" e la logica delle maggioranze e delle minoranze, ma di rendere possibile il concorso di tutti i battezzati alla formulazione di scelte e decisioni necessarie a una chiesa nella storia e nella compagnia degli uomini. Così, Papa Francesco ancora una volta ha sorpreso tutti camminando davanti al popolo e indicando che occorre uscire dai recinti. Ecco allora soprattutto due parole che diventano martellanti nelle coscienze che sono contro vento nell’attuale nostra società: responsabilità e partecipazione. Il forte richiamo alla responsabilità nasce dalla consapevolezza della dignità di essere cristiani e si manifesta in una soggettività matura, in una fede pensata, in una vera responsabilità nella e della chiesa. Non ci devono più essere cristiani passivi che lasciano al clericalismo accentratore e verticalista l’opportunità di essere la chiesa. 
E perciò occorre la partecipazione concreta di ciascuno e di ciascuna, altrimenti comunione e missione restano temi astratti. La responsabilità è faticosa, è facile fuggirla, ma ora Papa Francesco svela l’ipocrisia e la menzogna di tanta passività. Il Papa ha fiducia nel popolo di Dio, come se vedesse l’invisibile, assicura che esso ha un fiuto, un senso della fede infallibile, dunque può, deve impegnarsi nell’edificare la chiesa con una presenza che non sia solo ancillare e di collaborazione subordinata. 
Papa Francesco afferma che "il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalle chiese del III millennio". È una sfida che solo un profeta può annunciare. 
Ma sappiamo che proprio a causa della parola detta il profeta segna anche il proprio tragitto e il proprio esito tra incomprensioni e non certo tra gli applausi mondani.
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