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La terra dono di Dio e le pretese dei tiranni di oggi

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Sui passi dell’Esodo
a cura di 

«Il Signore parlò a Mosè dicendo: “Tra costoro la terra sarà divisa in eredità, secondo il numero delle persone, a ciascuno sarà data la sua eredità.

La terra sarà divisa per sorteggio; essi riceveranno la rispettiva proprietà secondo i nomi delle loro tribù paterne. La ripartizione delle proprietà sarà gettata a sorte per tutte le tribù”» (Numeri 26,52-56). Sappiamo che Mosè non entrò nella terra dove il Signore gli aveva fatto condurre Israele ma a lui furono date tutte le disposizioni del caso. Se in Egitto la terra apparteneva a Faraone, che la gestiva a suo piacimento e vantaggio e in assoluto arbitrio, nella terra Promessa non ci saranno né padroni né schiavi, non ci sarà la vergogna di chi avrà troppo e chi nulla ma essa sarà madre e sorella di tutti. La terra è, infatti, un dono che viene da Dio, poiché: «Del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti» (Salmo 24,1); soltanto Dio può dare la terra perché ne è l’unico titolare.

Nella Bibbia non si dice mai che un uomo doni la terra, perché non può donare ciò che non è suo; ci saranno dei ministri di Dio che, concretamente, distribuiranno a ogni tribù di Israele quanto viene dal Signore, il quale: «Diede in eredità la loro terra, perché il suo amore è per sempre. In eredità a Israele suo servo, perché il suo amore è per sempre. Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi perché il suo amore è per sempre. Ci ha liberati dai nostri avversari, perché il suo amore è per sempre. Egli dà cibo a ogni vivente, perché il suo amore è per sempre» (Salmo 136,21-25).

Pensare che la terra sia santa, vale a dire di Dio, significa impegnarsi per liberarla dalle pretese di quanti se ne fanno tiranni, ancora oggi; dai potenti del mondo che espropriano a loro esclusivo favore la madre dell’umanità. Questi si comportano come l’antico re d’Egitto, un fare malvagio e delittuoso che è la prima ragione dell’epopea dell’Esodo: «Il Signore disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele”».

La decisione di Dio resta per sempre e risuona affatto pertinente anche agli orecchi dei contemporanei. Ne è voce recentissima quella di papa Francesco nella “Fratelli tutti” che, citando le parole di san Giovanni Paolo II, scrive: «Dio ha dato la terra a tutto il genere umano perché essa sostenti i suoi membri senza escludere né privilegiare nessuno» e aggiunge: «La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata» (120). Quanto era scritto, del resto, non solo nell’Esodo ma anche negli Atti degli Apostoli dove «la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno chiamava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune» (4,32).

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