Giancarlo Bruni "La coppia, icona di verità"
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DICEMBRE-FEBBRAIO 2021
Il progetto: affidare alla coppia maschio-femmina, benedetta da Dio
(Gen 1,28), un compito che è una benedizione per tutti, essere nel piccolo l’icona di cose grandi.
In primo luogo il prototipo della struttura dell’umanità: una nella diversità oltre
ogni assimilazione, oltre gli imperialismi,
e ogni divisione, gli etnocentrismi. Coppia
dunque come immagine dell’unità plurale
della società umana.
Coppia in secondo luogo uguale a prototipo della verità dell’essere, l’uomo è costitutivamente relazione io-tu che domanda
declinazione nella più assoluta uguaglianza dei soggetti, nel riconoscimento della
diversità e dell’unicità dell’altro e in una
reciproca donazione fedele e gratuita consegnata alla lunga litania dei perdoni che
permette giorno dopo giorno di riprendere cammino. Il tutto nella libertà e nel
grazie. Coppia dunque come immagine di
una elementare verità, nessuno è un’isola
(Gen 2,18) e nessuno esiste senza l’altro, e
relazione umana autentica è quella nell’alleanza amica al di là di rapporti prepotenti e astuti che tramutano l’eden in inferno
relazionale.
Coppia in terzo luogo come prototipo epifanico di un «grande mistero»: la
Trinità come unità distinta di volti e di
nomi nell’amore e nella reciprocità, Trinità origine della coppia a sua immagine
e somiglianza (Gen 1,27), a sua icona, e
l’amore di Cristo come paradigma ultimo
di ogni amore: «E voi, mariti, amate le
vostre mogli…, e voi, mogli, amate i vostri mariti come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef 5,25).
Coppia dunque come sacramento dell’unità distinta e comunionale di un Dio che
in sé e per sé è relazione, e come segno
dell’amore di fuoco del Figlio. Queste le
grandi cose affidate al racconto di coppie
fragili e esposte: «Chi può capire capisca»
(Mt 19,12) e non mancano coloro «ai quali
è stato concesso» (Mt 19,11), i quali hanno
fatto spazio in se stessi a questa parola.
Un capire e un fare spazio oggi, nel tempo
in cui forte è la crisi della identità personale, dei legami affettivi, delle relazioni
sociali, dell’idea di scelte definitive, della configurazione stessa della coppia e in cui
forte è l’oblio di una parola di senso che
venga da oltre. Che fare? Nei giorni dello
smarrimento di ragioni solide e di amori
solidi, quindi di rapporti corti, l’importante, sulle orme di Gesù, è di non perdersi in
battaglie di retroguardia sulla «famiglia»
quanto di risvegliare la coscienza personale e ecclesiale alla lettura evangelica della
coppia, conservandone viva in responsabilità in questo mondo e per questo mondo
la memoria, l’annuncio e la testimonianza.
Nello stupore di come una realtà piccola,
fragile e vulnerabile affidata al sogno di
Dio su di lei e alla forza di Dio possa diventare portatrice di messaggi singolari: Dio
non divorzia mai dal suo immaginare una
umanità a sua somiglianza una e distinta;
Dio non divorzia mai dal suo essere volto
di amore fedele e incondizionato al volto
dell’altro rispettato nella sua diversità,
univocità e libertà; Dio non divorzia mai
dalla unilateralità di un amore che si fa
perdono e attesa, speranza di sempre nuovi inizi. Questo racconta la vicenda della
donna adultera (Gv 8,1-11) perché «se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non
può rinnegare se stesso» (2 Tm 2,13).
Insegnamenti in «casa» (Mc 10,10), nel
tu per tu dell’incontro ecclesiale, di coppia e personale con il Signore, che aprono
gli occhi sul come una umanissima, gioiosa e faticata storia d’amore sia stata
costituita icona o finestra aperta sulla
verità di Dio e dell’uomo a immagine e
somiglianza di Dio. Un essere chiamato a
divenire sempre più unità nella distinzione, nella reciprocità e in un amore fino alla
sua traduzione unilaterale. Questo narra la
coppia bisessuale maschio-femmina che
ha accolto in sé una parola dura al cuore
dell’uomo ma resa amabile e possibile dalla persuasione e dalla forza dello Spirito.