Alessandro D’Avenia "Bocciare"
Alessandro D’Avenia Corriere della Sera 20 giugno 2022 Nel parco vicino casa trovo spesso uomini che si sfidano a bocce . Sorprende la loro abilità non solo nell’accostare il boccino ma soprattutto nel « bocciare » l’avversario. Si risveglia in me il ricordo della soddisfazione che provavo da bambino scalzando la boccia nemica per mandarla fuori bersaglio: da qui viene il verbo «bocciare», lo stesso che si usa a scuola per fermare uno studente. Si usa anche «respingere» e, nel gergo giovanile, «rimbalzare». Comunque sia l’immaginario linguistico di fine anno si nutre dell’immagine di un avversario che ti « caccia » dalla meta che stavi cercando, a fatica, di raggiungere . Le parole non mentono. Nei consigli di classe di cui ho fatto parte negli anni è successo di «bocciare», ma raramente ho sentito usare questo verbo. Gli scrutini in cui ci sono casi difficili diventano spesso lunghi proprio per provare a comprendere , da adulti, quale sia la cosa migliore da fare