Lisa Cremaschi Padri Chiesa: Tertulliano
Dopo Agostino Tertulliano è considerato il più grande e il più originale degli scrittori latini. Cipriano lo chiamava “il maestro” e, secondo Girolamo, non passava giorno senza leggerne qualche pagina.
Nativo di Cartagine, Tertulliano visse tra la seconda metà del II secolo e i primi decenni del III. Cresciuto in una famiglia pagana, si convertì al cristianesimo in età adulta e mise a servizio della fede la sua profonda cultura e la sua focosa passione umana. Scrittore fecondo, compose opere apologetiche, trattati morali e polemici contro diverse eresie apportando un contributo sostanziale alla formazione della teologia occidentale. Negli scritti redatti dopo il 207 si nota un crescente influsso del montanismo. Tale movimento, che si attribuiva il nome di “nuova profezia”, sorse verso il 170 in Frigia, a opera di Montano che si autodefiniva un profeta chiamato a ricondurre la chiesa al primitivo fervore evangelico; annunciava che il ritorno del Signore era imminente e che ad esso bisogna prepararsi con un forte rigorismo ascetico. Il movimento, povero di contenuti teologici, visse alle origini ai margini della chiesa, ma con il tempo si radicalizzò sempre di più. Tertulliano vi aderì negli anni 212-213 per separarsene, a detta di Agostino, e fondare una propria chiesa ancor più rigorista, quella dei “tertullianisti”.
Nella sua apologia in difesa dei cristiani, Tertulliano scrive: “Noi ci riuniamo in assemblea per assediare Dio con le preghiere, quasi battaglione serrato. Questa violenza piace a Dio ... Ci riuniamo per commentare le sacre Scritture, se il corso degli eventi dei tempi presenti obblighi a ricercarvi qualcosa che li preannunzi e li spieghi. Alimentiamo in ogni caso la nostra fede con quelle sante parole, rialziamo la speranza, fortifichiamo la fiducia e rinserriamo anche la disciplina” (Apologetico 39,2). E riferendosi alla persecuzioni aggiunge: “Quanti più ne mietete, tanti più diventiamo: il sangue è semente di cristiani!” (Ibid. 50,1). Di fronte ai vescovi che raccomandavano di non esporsi volontariamente al martirio, Tertulliano ha parole severe. Difende con uno scritto un cristiano che si era rifiutato in nome della sua fede di prestare giuramento nell’esercito. Scrive: “A quella razza di cristiani che hanno già rigettato le profezie dello Spirito santo non resta che compiere un altro passo, darsi da fare per buttar via anche il martirio che viene dallo stesso Spirito” e annota che l’unico passo dell’evangelo che hanno in testa è quello che esorta: “Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra” (Mt 10,23). Lo stesso atteggiamento rigorista e intransigente appare in una serie di opere in cui l’autore esamina la vita quotidiana del cristiano e richiede un’assoluta coerenza con la propria fede e un totale distacco dal mondo. Condanna così i giochi del circo, dello stadio, del teatro, prescrive un abbigliamento austero per le donne, vieta una serie di mestieri che erano indirettamente a servizio dell’idolatria. In un testo dedicato alla moglie aveva scritto: “Quale coppia sarà mai quella di due cristiani, aggiogati da un asola speranza, da un solo desiderio, da un asola disciplina e dalla medesima condizione di servi? Tutti e due fratelli, tutti e due compagni di servizio. Nulla li separa né nello spirito né nella carne, anzi sono veramente due in un asola carne ... Insieme pregano, insieme si prostrano a terra, insieme compiono i loro digiuni; si istruiscono l’un l’altro, si esortano l’un l’altro e si incoraggiano l’un l’altro. Insieme li trovi tutti e due nella chiesa di Dio, insieme nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nei momenti di sollievo. Uno non ha nulla da nascondere all’altro, uno non deve sottrarsi all’altro, uno non è motivo di fastidio per l’altro” (Alla moglie 2,8,7-8). Ma in seguito Tertulliano riduce il matrimonio a “un vizio legittimo” ed esalta il celibato.
Mano a mano che la sua posizione si radicalizza, considera sempre più la comunità dei credenti come un gruppo esclusivamente spirituale, completamente isolato dal mondo. Eppure il suo rigore affascina, la sua forza polemica seduce. Certamente ci ricorda che l’evangelo non può piegarsi a uno spirito mondano, vivere di compromessi, ma deve essere vissuto con coerenza e fedeltà.
Nativo di Cartagine, Tertulliano visse tra la seconda metà del II secolo e i primi decenni del III. Cresciuto in una famiglia pagana, si convertì al cristianesimo in età adulta e mise a servizio della fede la sua profonda cultura e la sua focosa passione umana. Scrittore fecondo, compose opere apologetiche, trattati morali e polemici contro diverse eresie apportando un contributo sostanziale alla formazione della teologia occidentale. Negli scritti redatti dopo il 207 si nota un crescente influsso del montanismo. Tale movimento, che si attribuiva il nome di “nuova profezia”, sorse verso il 170 in Frigia, a opera di Montano che si autodefiniva un profeta chiamato a ricondurre la chiesa al primitivo fervore evangelico; annunciava che il ritorno del Signore era imminente e che ad esso bisogna prepararsi con un forte rigorismo ascetico. Il movimento, povero di contenuti teologici, visse alle origini ai margini della chiesa, ma con il tempo si radicalizzò sempre di più. Tertulliano vi aderì negli anni 212-213 per separarsene, a detta di Agostino, e fondare una propria chiesa ancor più rigorista, quella dei “tertullianisti”.
Nella sua apologia in difesa dei cristiani, Tertulliano scrive: “Noi ci riuniamo in assemblea per assediare Dio con le preghiere, quasi battaglione serrato. Questa violenza piace a Dio ... Ci riuniamo per commentare le sacre Scritture, se il corso degli eventi dei tempi presenti obblighi a ricercarvi qualcosa che li preannunzi e li spieghi. Alimentiamo in ogni caso la nostra fede con quelle sante parole, rialziamo la speranza, fortifichiamo la fiducia e rinserriamo anche la disciplina” (Apologetico 39,2). E riferendosi alla persecuzioni aggiunge: “Quanti più ne mietete, tanti più diventiamo: il sangue è semente di cristiani!” (Ibid. 50,1). Di fronte ai vescovi che raccomandavano di non esporsi volontariamente al martirio, Tertulliano ha parole severe. Difende con uno scritto un cristiano che si era rifiutato in nome della sua fede di prestare giuramento nell’esercito. Scrive: “A quella razza di cristiani che hanno già rigettato le profezie dello Spirito santo non resta che compiere un altro passo, darsi da fare per buttar via anche il martirio che viene dallo stesso Spirito” e annota che l’unico passo dell’evangelo che hanno in testa è quello che esorta: “Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un’altra” (Mt 10,23). Lo stesso atteggiamento rigorista e intransigente appare in una serie di opere in cui l’autore esamina la vita quotidiana del cristiano e richiede un’assoluta coerenza con la propria fede e un totale distacco dal mondo. Condanna così i giochi del circo, dello stadio, del teatro, prescrive un abbigliamento austero per le donne, vieta una serie di mestieri che erano indirettamente a servizio dell’idolatria. In un testo dedicato alla moglie aveva scritto: “Quale coppia sarà mai quella di due cristiani, aggiogati da un asola speranza, da un solo desiderio, da un asola disciplina e dalla medesima condizione di servi? Tutti e due fratelli, tutti e due compagni di servizio. Nulla li separa né nello spirito né nella carne, anzi sono veramente due in un asola carne ... Insieme pregano, insieme si prostrano a terra, insieme compiono i loro digiuni; si istruiscono l’un l’altro, si esortano l’un l’altro e si incoraggiano l’un l’altro. Insieme li trovi tutti e due nella chiesa di Dio, insieme nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nei momenti di sollievo. Uno non ha nulla da nascondere all’altro, uno non deve sottrarsi all’altro, uno non è motivo di fastidio per l’altro” (Alla moglie 2,8,7-8). Ma in seguito Tertulliano riduce il matrimonio a “un vizio legittimo” ed esalta il celibato.
Mano a mano che la sua posizione si radicalizza, considera sempre più la comunità dei credenti come un gruppo esclusivamente spirituale, completamente isolato dal mondo. Eppure il suo rigore affascina, la sua forza polemica seduce. Certamente ci ricorda che l’evangelo non può piegarsi a uno spirito mondano, vivere di compromessi, ma deve essere vissuto con coerenza e fedeltà.
La traduzione delle opere di Tertulliano si trova nelle edizioni Paoline o in Città Nuova. Per un’introduzione al suo pensiero cf. P. Podolak, Introduzione a Tertulliano, Morcelliana, Brescia 2006.