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Trasfigurazione 2012 (Professione monastiche)

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Fonte: monasterodibose
lunedì 6 agosto 2012
Anno B
Dn 7,9-10.13-14; Sal 96; 2Pt 1,16-19; Mc 9,2-10



La prima e la seconda lettura presentano un messaggio ancillare nei confronti del vangelo che narra la trasfigurazione di Gesù davanti a testimoni della prima e della nuova alleanza. La visione di uno simile a un figlio d’uomo che riceve gloria e regno da Dio ne è profezia (I lettura); la narrazione della visione (1Pt 1,16) di cui Pietro ha beneficiato “sul santo monte” ne è testimonianza (II lettura).

La trasfigurazione mostra che nel corpo umano di Gesù si manifesta la gloria di Dio. Il Dio “che abita una luce inaccessibile” (1Tm 6,16) comunica agli uomini la sua luce nella carne di Gesù di Nazaret. Sì, i cristiani conoscono Dio solo attraverso Cristo e Gesù è la piena e definitiva narrazione del volto di Dio. Ma se Gesù, alla trasfigurazione, si manifesta come “luce del mondo” (Gv 8,12), come colui sul cui volto rifulge lo splendore della gloria divina (cf. 2Cor 4,6), tale luminosità non può non irradiare sui discepoli che lo seguono, sui cristiani. Il cristianesimo è esperienza di luce. Non è consueto parlare in termini così impalpabili del cristianesimo, ma se “Dio è luce” (1Gv 1,5), se Gesù è luce del mondo (cf. Gv 8,12), se lo Spirito è lumen cordium e se il battesimo stesso è chiamato “illuminazione” dal Nuovo Testamento (Eb 6,4; 10,32), allora la fede non può che condurre il cristiano a partecipare a questa luce: “Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,14).
Se la luce del Trasfigurato esprime la presenza del mistero divino in Gesù, la luce dei cristiani si manifesta come bellezza che riflette la luminosità di colui che narra “l’autore stesso della bellezza” (Sap 13,3). La trasfigurazione è esperienza di bellezza (cf. Mc 9,5) e la bellezza cristiana è relazione con il Signore e comunione fraterna, non è un dato statico, ma una realtà in divenire, non è possesso, ma promessa di beatitudine. Ecco il cristianesimo come filocalia (amore della bellezza). Tra Mosè, Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni si stabilisce una misteriosa comunione in Cristo, una comunione di santi che proclama che Gesù non è solo e che i santi vivono nel mistero della comunione che in lui ha il suo centro. La cattedrale di Chartres presenta i santi dell’Antico e del Nuovo Testamento radunati attorno al Beau Dieu, quasi fossero tanti raggi che provengono dall’unico sole, dall’unica fonte di luce e bellezza. La bellezza cristiana è evento di relazione e di comunione, è celebrazione di volti e di nomi personali chiamati alla santità. Bellezza, nell’esperienza cristiana, è sinonimo di santità. Dalla trasfigurazione discende dunque per i cristiani il compito della bellezza: una bellezza che impregni le vite e le relazioni, il corpo e lo spirito, fino a rendere la vita del credente un capolavoro umano e spirituale.
Al cuore di questa avventura di relazione e comunione vi è l’ascolto. La trasfigurazione può anche essere colta come esperienza di ascolto della parola di Dio nelle Scritture: queste, infatti (Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti), si sintetizzano in Cristo e conducono a lui. Ed è lui, il Figlio amato del Padre, che va ascoltato (cf. Mc 9,7) attraverso le Scritture. La frequentazione cristiana delle Scritture non si riduce a lettura di pagine antiche, ma diviene ascolto di una parola vivente di Dio (cf. Mc 9,7) e comunione personale con i protagonisti della storia di salvezza (cf. Mc 9,4).
La straordinaria esperienza della trasfigurazione, di cui hanno beneficiato i tre discepoli prediletti, non ha significato né la loro piena comprensione del mistero né la fine della loro ricerca né il raggiungimento di una meta spirituale che li esimesse dal proseguire il cammino di sequela o che li preservasse dalla caduta e dal fallimento (i tre non riusciranno a vegliare con Cristo al Getsemani). Essi, scendendo dal monte, si chiedevano “che cosa volesse dire risuscitare dai morti” (Mc 9,10). Anche la visione della “grandezza” (2Pt 1,16) di Cristo rinvia a un proseguimento della sequela fatto di ascolto quotidiano della parola di Dio e di quotidiano rinnovamento della fede. Nessuna esperienza spirituale straordinaria può esonerare dalla quotidiana fatica della fede e della sequela.


LUCIANO MANICARDI
Comunità di Bose
Testi per le celebrazioni eucaristiche - Anno B
© 2010 Vita e Pensiero


 La notte tra il 5 e il 6 agosto
nella veglia
per la Trasfigurazione del Signore


SR CHIARA CANEPA 
SR  SARA LATTUADA 

faranno professione monastica definitiva
nella Comunità di Bose.

Il Priore e la Comunità di Bose  

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