Foglietto 29 gennaio 2012 (Famiglie Visitazione)
1) Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a
Cafàrnao, insegnava: nei vangeli più volte si riferisce che Gesù prende la
parola nelle sinagoghe. Lc 4,16 ci avverte che Gesù era solito partecipare di
sabato al culto della sinagoga di Nazareth. Anche i primi apostoli itineranti
iniziavano la loro predicazione nelle sinagoghe della diaspora e Atti 13,15
racconta come i capi della sinagoga di Perge invitano Paolo a prendere la
parola. Gesù dunque sceglie di iniziare la sua predicazione nel solco della
tradizione di Israele, in quella liturgia della parola, che dopo l’esilio, ha
assunto un ruolo di grande rilievo nel culto d’Israele.
2) Ed erano stupiti del suo insegnamento, egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità: in Mt 7,29 la stessa frase viene attribuita a coloro che hanno finito di ascoltare il discorso della montagna. Qui Mc non riferisce il contenuto dell’insegnamento di Gesù, ma il centro dell’attenzione è l’autorità [lett: potere] di Gesù, nel momento in cui inizia la proclamazione del vangelo di Dio.
3) Nella loro sinagoga vi era un uomo
posseduto da uno spirito impuro: il racconto non ci dà informazioni in
proposito, ma è improbabile che partecipasse al culto del sabato una persona
che potesse disturbare la liturgia. Dunque, come si dice sbrigativamente in
certe occasioni, era una persona normale. Nel testo, d’altra parte, non c’è la
parola posseduto, ma semplicemente un uomo in uno spirito impuro. Dunque,
come in una messa domenicale dei nostri giorni, in mezzo alla gente c’è
qualcuno che porta segretamente la pena di una infermità grave.
4) Cominciò a gridare: lo spirito che è
dentro l’uomo non resiste alla parola del Signore, una parola di liberazione. La mia parola non è forse come il fuoco –
oracolo del Signore – e come un martello
che spacca la roccia? (Ger 23, 29).
5) Io so chi tu sei, il santo di Dio: il
demonio sa perfettamente chi è l’uomo venuto da Narareth, dice la verità. Ma la
verità non è sempre buona? Perché il Signore è così deciso (Taci!) nel troncare quel discorso? Dice
S. Agostino (Commento a Giovanni, omelia
6,21): «Gran cosa è la fede, ma non ti giova nulla se non hai la carità.
Anche i demoni confessavano Cristo; credendo in lui senza amarlo, dicevano: che cosa c'è tra noi e te (Mc 1, 24)?
Avevano la fede, ma non avevano la carità»
6) E lo spirito impuro, straziandolo e
gridando forte, uscì da lui: la liberazione di quell’uomo non è una magia,
c’è un dramma in questa lotta ingaggiata da Gesù con il male. Il culmine di
questa battaglia sarà la morte in croce di Gesù, lo strazio di quell’uomo è
un’anticipazione dello croce. Infatti
siete stati comprati a caro prezzo. (1Cor, 6,20)
7) Che è mai questo? Un insegnamento nuovo,
dato con autorità: la potenza dell’insegnamento di Gesù è testimoniata
dalla liberazione appena avvenuta. Èuna parola che agisce, che compie quello
che dice.
Deuteronomio 18,15-20
1) Questo brano
si inserisce negli avvertimenti di Mosè al popolo prima dell’ingresso nella
Terra Promessa. Là il popolo dovrà distinguersi dalle genti, che praticano la
divinazione e la magia (v 14 che precede il brano liturgico): queste pratiche
volte a propiziarsi la divinità o a indagarne il volere, non si conciliano con
l’Alleanza che è rapporto di fiducia nuziale tra Dio e il suo popolo Israele.
2) Il
Signore tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un
profeta pari a me: La figura del Profeta campeggia in tutto il brano. È
annunciato un profeta del quale Mosè è segno e tipo: sarà un profeta come Mosè che il Signore conosceva faccia a faccia (Dt
34,10), che intercede e si fa carico delle colpe del popolo (Cfr. Nm 14,11 ss).
Questa promessa si compie nel profeta Gesù come espressamente detto in Atti 3,18.22:
Dio ha così compiuto ciò che aveva
preannunciato per bocca di tutti i profeti… Il Signore vostro Dio farà
sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me: voi lo ascolterete in
tutto quello che egli vi dirà.
3) …a lui darete ascolto: “ascolta Israele”
(Dt 5,1) è il primo grande comandamento che il popolo deve osservare. Il
Profeta è il tramite scelto da Dio per trasmettere la sua Parola secondo
fedeltà e verità: abbiamo solidissima la parola dei profeti, alla quale fate
bene a volgere l’attenzione come lampada che brilla in un luogo oscuro… non da
volontà umana è mai venuta una profezia, ma mossi dallo Spirito santo
parleranno alcuni uomini da parte di Dio (2Pt 1,19-21).
4) Che io
non oda più la voce del Signore, mio Dio… perché non muoia: nessuno può
vedere Dio e restare in vita, l’uomo dopo il peccato di Adamo “è nudo”, si nasconde
e fugge (Gen 3,10) non può vivere alla presenza di Dio infinitamente giusto.
5) Quello
che hanno detto va bene, io susciterò loro un profeta… e gli porrò in bocca le
mie parole: se al popolo non è possibile avvicinarsi a Dio, è il Signore
stesso che si fa prossimo suscitando in mezzo al popolo il profeta a cui
affidare la Sua Parola: il Signore stese la mano e mi toccò la bocca, e mi
disse: “ecco, io metto le mie parole sulla tua bocca” (Cfr. Ger 1,9 e Is
6).
6) Se qualcuno non ascolterà le parole che egli
dirà in mio nome, io gliene domanderò conto: la Parola potente ed efficace
di Dio passa attraverso la piccolezza e la povertà del mediatore: chi non ascolta
il profeta non ascolta il Signore e gliene sarà chiesto conto... fino al
Profeta-Messia che ha pagato il conto per tutti: si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori… è
stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il
castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui (Is 53,4ss).
7) Ma il
profeta… che parlerà in nome di altri dei… dovrà morire: il profeta
che millanta autorità da Dio per parlare a proprio titolo è falso profeta (Cfr.
Dt 13,2-6). Il profeta che parla in nome di altre divinità non può essere gradito
a Dio: egli parla una parola non autorevole che rende Dio un menzognero. La Parola
di Dio è efficace e si riconosce perché sempre opera ciò che dice (v. vv 21 e
22 che seguono il brano liturgico); “Come
la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato
la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare,… così sarà della parola
uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato
ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is
55,10.11).
1Corinzi 7,32-35
1) Io vorrei che foste senza preoccupazioni:
la preoccupazione (meglio l'ansia) è prima di tutto un affronto alla grazia di
Dio. Con la Croce di Gesù, l'amore di Dio verso gli uomini, si è manifestato in
tutta la sua grandezza. Essere quindi preoccupati, ansiosi, è un po’ il non
avere fiducia nella grazia di Dio: noi a lui stiamo a cuore. Perciò io vi
dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete,
né per il vostro corpo, di quello che indosserete, la vita non vale forse più
del cibo e il corpo più del vestito? guardate gli uccelli del cielo: non
seminano... ( Mt 6,25 ss)
2) Chi non è sposato si preoccupa delle cose del
Signore... chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa
piacere alla moglie... la donna non sposata si preoccupa delle cose del Signore...
la donna sposata si preoccupa delle cose del mondo: c'è quindi una
preoccupazione buona (quella dei non Sposati) e una preoccupazione cattiva
(quella degli sposati?) Non pare. Anche il non sposato non deve essere ansioso;
a parte ogni sforzo che egli compie da parte sua per piacergli, il Signore lo
ama già. Così il matrimonio dove marito e moglie sanno che ogni sforzo per
piacersi sarebbe insufficiente se non fosse preceduto dalla continua benedizione
di Dio sulla loro unione: solo una corda a tre capi non si rompe
tanto presto (Qo 4,12).
3) questo lo dico per il vostro bene: il
bene è Gesù e il Vangelo vissuti nella propria carne nelle proprie condizioni e
nelle proprie relazioni: cercate anzitutto il regno di Dio e la sua
giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi
dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun
giorno basta la sua pena. (Mt 6,33ss).
SPIGOLATURE ANTROPOLOGICHE
È significativo che nel Vangelo secondo Marco il primo
“miracolo” compiuto da Gesù sia la liberazione da uno “spirito impuro”.
L’azione divina è, nella tradizione di fede ebraico-cristiana , sempre
liberazione. Liberazione da un “male” che tiene prigioniera la condizione
umana. Liberazione da un male che denuncia e afferma la “divisione”. Divisione
tra l’uomo e Dio. Divisione tra persona e persona. Ogni opposizione all’unico
comandamento dell’Amore. Il cuore della fede è la comunione. Il commento al
brano evangelico cita in proposito l’importante osservazione di S. Agostino.
Tale concezione del primato della comunione è talmente esigente da affermare
che per questo neppure il “sapere” è neutrale! Può essere, ed è, sapere
demoniaco, se non genera comunione ma divisione: anche i demoni sanno! Ma
potrebbe essere causa di divisione anche l’infinita distanza-differenza tra Dio
e la sua creatura prediletta. Peraltro tale distanza è quello che distingue la
fede dall’idolatrìa, che è adorazione di ciò che non deve essere adorato,
perché “non è Dio”. E solo Dio può risolvere il problema cercando e mettendo in
opera incessantemente delle “mediazioni” che gli consentano di “scendere” fino
all’uomo per comunicarsi e comunicare il suo Amore. Tale è la promessa che il
Signore fa a Mosè nel testo del Deuteronomio con il dono della Parola affidata
al profeta. E così fino all’evento supremo della Parola, che è il suo “farsi
carne” nella persona e nell’opera di Gesù di Nazareth.
La Parola è l’evento dell’incontro e il grembo della
comunione. L’alterità è superata nel “farsi povero” di Dio affinché la povertà
dell’uomo ne sia visitata e non annientata. Origene afferma che nelle cose del
mondo sono i piccoli che vanno verso i grandi, ma nelle cose di Dio sono i
grandi a scendere verso i piccoli. La comunione d’amore coinvolge tutta la
vicenda dell’uomo e tutta la creazione. La storia è la storia, affaticata e
tribolata, della “ri-conciliazione” tra Dio e l’umanità, e di ogni creatura
umana con l’altro da sé, e con tutto il creato. Per questo la “pace” è il nome
di Gesù! “Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa
sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per
mezzo della sua carne” (Ef 2,14). Questo ha un segno e un’immagine privilegiata
nell’unione nuziale.
La preoccupazione di “piacere alla moglie” non deve essere
intesa in senso positivo, secondo quello che Paolo afferma nel testo di 1Corinzi.
Anche nell’amore nuziale si deve affermare l’unicità del duplice comandamento
dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. E così cadono le “preoccupazioni”
mondane. Lo sposo e la sposa sono l’uno per l’altro “segno” del Signore e
quindi salvezza. Salvezza da tutto quello che ci divide da Dio e tra noi.
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