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Educare alla vita buona del Vangelo (11) Paola Radif

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Paola  Radif


Capitolo 4° (Terza Parte)
Riprendendo il discorso sull’insostituibile ruolo educativo della scuola cattolica, il documento sottolinea come siano necessari interventi di sostegno per garantire a tutte le famiglie la possibilità di accedervi. È indubbio che la scuola cattolica costituisca una grande risorsa per il Paese e perciò va promossa e sostenuta, così da permetterle di offrire il suo ricco patrimonio culturale, pur salvaguardando il libero confronto e la collaborazione con gli istituti pubblici.
Un’attenzione specifica va posta all’università, luogo in cui si manifesta “la brama di conoscenza che è propria dell’uomo”, secondo l’espressione di Papa Benedetto XVI. Anche in questo campo è prezioso “il raccordo tra l’università e la Chiesa locale” che può realizzarsi per mezzo di un’adeguata pastorale universitaria.
Allargando la visuale, l’obiettivo che sta a cuore alla comunità cristiana è quello di aiutare la società a diventare sempre più terreno favorevole all’educazione.
Infatti la società nella sua globalità costituisce un ambiente vitale dal forte impatto educativo. Genitori, insegnanti, politici, imprenditori, artisti, sportivi, mondo della cultura e mondo operaio: nessuno può dirsi estraneo alla necessità di un coinvolgimento che ponga le basi per un migliore stile di vita, nel rispetto dei valori, nell’accoglienza, nella sobrietà, nella custodia del creato.
Da non sottovalutare è il fatto che spesso proprio gli ambienti del tempo libero o del turismo possono esercitare maggiore influenza di quanto non facciano i tradizionali luoghi educativi, come famiglia e scuola.
Ultimo come data di nascita nel mondo dell’educazione è il vastissimo campo dei mezzi di comunicazione che svolgono un ruolo sempre più significativo e dunque di primo piano.
Moltiplicando i contatti, la tecnologia digitale offre la possibilità d’informarsi, d’intrecciare relazioni, rischiando tuttavia di far perdere il vero senso dei rapporti interpersonali, che risultano in realtà superficiali, non reali, infatti, ma virtuali.
Sono mezzi che intervengono sull’esperienza delle persone, influenzandole in modo incisivo: sono dunque risorse ma richiedono uno sguardo critico per utilizzarli in modo responsabile. E poiché nei processi educativi i media hanno un ruolo rilevante occorre educare alla conoscenza dei nuovi linguaggi mediatici e a una maggior competenza sul loro uso.
Questo è quanto si propone di fare anche la Chiesa che riconosce di dover concentrare la sua attenzione negli anni futuri proprio sul versante della cultura mediatica.

Filo diretto col catechista
Scuola, parrocchia, sport, tempo libero: sono tanti gli ambienti frequentati dai nostri ragazzi e per questo oggi è particolarmente importante vigilare sui messaggi e sulle persone che a vario titolo si affiancano ai giovani, perché grande è la loro responsabilità nei loro confronti.
Ancor più delicato è il vasto mondo di internet al quale fin dalla più tenera età i bambini imparano ad accedere. Sarà compito degli adulti, in primo luogo dei genitori, far attenzione al tipo di siti visitati e soprattutto proporre alternative valide e attraenti.
Il catechista, da parte sua, potrà mettere un po’ d’intuito al servizio della crescita dei ragazzi che gli sono affidati, osservandoli e cercando di riconoscere segnali di disagio, spesso mascherati da un’ostentata sicurezza che in realtà nasconde una velata richiesta di aiuto.
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