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EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO (9)

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Capitolo 4° ( Prima parte)
La Chiesa, comunità educante
Nel corpo di Cristo, che è la Chiesa, si compongono e armonizzano i vari carismi: essa è infatti una comunione di ricchezze personali. Uniti nel riconoscimento della signoria di Cristo, i battezzati s’impegnano a vivere nei diversi ambienti i doni ricevuti. Per quanto si riferisce all’azione educativa è importante che si crei per così dire un’alleanza tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo settore, anche perché la reciproca estraneità dei cammini formativi non farebbe che indebolirne l’efficacia.
Prima comunità educante resta sempre la famiglia, essendo l’educazione un dovere essenziale dei coniugi, connesso alla trasmissione della vita e tale dovere non può essere delegato ad altri né surrogato. “Educare in famiglia – scrivono i vescovi – oggi è un’arte davvero difficile”. Si fa fatica a proporre ragioni profonde per vivere e a dire dei “no” con la necessaria autorevolezza.
La famiglia oggi si presenta ad un tempo forte e fragile. È debole a causa di condizionamenti esterni, come le difficoltà a conciliare lavoro e famiglia, il mancato sostegno al desiderio di paternità e maternità, oltre alle situazioni di crisi matrimoniale, di separazioni e divorzi e a ostacoli di carattere economico. Di certo non l’aiutano il diffondersi di stili di vita che vanno contro l’ideale di stabilità presentato dalla famiglia cristiana o i tentativi di equiparare alla famiglia forme alternative di convivenza.
Eppure la famiglia continua a mantenere – ed è questa la sua forza – la sua missione e la responsabilità in ordine alla trasmissione dei valori e della fede. “C’è un’impronta – conclude il documento – che essa solo può dare e che rimane nel tempo”. Qui emerge chiaramente il ruolo di testimoni che i genitori sono chiamati a ricoprire. Il figlio porterà dentro di sé per la vita un’immagine di Dio che scaturisce dall’esperienza religiosa vissuta nei primi anni di vita in famiglia. Dunque ogni famiglia, come soggetto di educazione e testimonianza, farà bene a interrogarsi su quale volto essa presenti ai figli e a tutti coloro con cui entrerà in relazione.
Sapendo di essere protagoniste attive dell’educazione non solo per i figli, ma per l’intera comunità, le famiglie aiuteranno la parrocchia a diventare famiglia di famiglie, ponendosi come riferimento per le coppie in difficoltà, aiutando i fidanzati o i genitori che chiedono il battesimo per i figli, sempre nella disponibilità e in spirito di servizio.
Per quanto riguarda, poi,  la parrocchia,  è chiaro che la sua opera educativa si esercita negli ambiti specificamente ecclesiali, primo tra tutti nella catechesi, volta a trasmettere una mentalità di fede, arricchita dalla liturgia, che culmina nell’Eucaristia domenicale. Ma nulla svela di più il volto di un Dio che è Amore quanto l’atteggiamento di una comunità che si fa carico delle necessità del prossimo, ponendosi al servizio degli ultimi nei quali riconosce la presenza di Cristo.
L’educazione alla vita di fede assume talvolta i lineamenti di un cammino di stile catecumenale, che si rifà all’esempio delle prime comunità cristiane e si sviluppa attraverso un percorso di graduale introduzione al mistero di Cristo, fino alla celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, a cui fa seguito un’adeguata mistagogia che conduca alla maturità cristiana. Non una catechesi previa, ma un approfondimento “a posteriori” del dono ricevuto nel sacramento.
Filo diretto col catechista
Quello che i vescovi definiscono come alleanza tra i vari responsabili dell’opera educativa riguarda l’azione che la famiglia, la parrocchia e – come vedremo in seguito – la scuola portano avanti per formare le nuove generazioni. È importante che ciascun settore trovi le vie per confrontarsi, completarsi a vicenda con le altre realtà in modo da non offrire ai ragazzi percorsi paralleli, estranei tra loro, bensì occasioni di reciproca interazione. In campo educativo possiamo dire che non vale la legge della geometria, secondo cui le rette parallele non s’incontrano all’infinito, per vicine che siano, ma è preferibile trovare ispirazione nella musica, dove le note sapientemente accostate si fondono creando armonia. Così potrà verificarsi nella persona, aiutata a crescere nei suoi vari aspetti, senza dissonanze né stonature.                                                                                                           
Paola Radif
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