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EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO - 5 (Paola Radif - Il Cittadino)

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Capitolo 2° (Seconda Parte)

La Chiesa, luogo e segno della presenza di Gesù Cristo che permane nella storia, anche nel compito educativo, come in tutte le sue opere, ne diventa discepola, seguendo le sue orme.
I primi passi della Chiesa appena nata sono descritti, com’è noto, negli Atti degli Apostoli, dove si legge che nella comunione di vita e condivisione di sostanze andava crescendo e costruendosi l’edificio della vita ecclesiale.
Ascolto della Parola, celebrazione liturgica e carità, che ne sono le dimensioni costitutive, possiedono in sé anche un’intrinseca forza educativa, perché – dice il documento – “mediante il loro continuo esercizio il credente è progressivamente conformato a Cristo”. Testimoniando la fede nella gioia e nella semplicità, la comunità diventa così capace di condividere i beni materiali e spirituali.
Il compito educativo per la Chiesa è dunque “un’esigenza costitutiva e permanente”. Sotto questo aspetto, la Chiesa innanzitutto educa, in quanto madre, grembo che genera e accoglie i suoi figli di ogni età, come scriveva Sant’Agostino: “Oh Chiesa cattolica, oh madre dei cristiani…tu educhi e ammaestri tutti: i fanciulli…i giovani…i vecchi…ciascuno secondo l’età e le sue capacità…Tu insegni, mostrando che non si deve dare tutto a tutti, ma a tutti amore e a nessuno ingiustizia.”
Nel suo compito, poi, di servire la ricerca della verità la Chiesa è anche maestra. Secondo il mandato di Gesù, essa è chiamata a “istruire tutte le genti” e dunque sua missione è annunciare e insegnare la verità, che si riassume in Cristo, nonché i principi dell’ordine morale.
Ai suoi figli la Chiesa offre i mezzi per vivere un’autentica vita spirituale, promuovendo un cammino che apra la mente “alla comprensione del mistero di Dio e dell’uomo”.
Grazie alla formazione spirituale che aiuta ad assimilare ciò che è rivelato in Cristo, la nostra esistenza tenderà a corrispondere ogni giorno di più al dono di Dio, nel discernimento di ciò che è buono, a lui gradito.
Quale sia il culto gradito a Dio, non è che il vivere in modo nuovo tutte le circostanze, così da esaltare ogni particolare in quanto vissuto dentro il rapporto con Cristo e come offerta a Dio.
I santi offrono l’esempio concreto di che cosa significhi camminare secondo lo Spirito e non soddisfare i desideri della carne, secondo l’esortazione di S. Paolo ai Galati. Essi mostrano, con la loro stessa vita, che lo Spirito “li ha rivestiti dei suoi doni e li ha resi forti nella fede e nell’amore”.
Tutti possono compiere questo cammino di risveglio nella vita spirituale, accogliendo il dono dello Spirito che porta ad abbracciare la vita come vocazione. Nel nostro tempo – sottolineano i vescovi – è facile che l’uomo si ritenga l’unico artefice del proprio destino, il che equivale ad escludere il concetto di vita come vocazione. Già il Concilio Vaticano II affermava, invece, che Gesù ha rivelato non solo il mistero del Padre e del suo amore ma anche l’uomo a se stesso, rendendogli nota la sua altissima vocazione, che è chiamata alla santità, ossia la perfezione dell’amore.
L’azione educativa si esplica in varie forme, nelle quali si esprime una dimensione missionaria, nonché ecumenica, sociale ed escatologica.
Lo Spirito forma infatti la Chiesa all’annuncio in ogni modo ed ogni luogo, suscita nei battezzati il desiderio dell’incontro vicendevole, del dialogo costruttivo verso una convergenza nell’unità.
L’opera educativa della Chiesa, sotto la guida dello Spirito, si manifesta anche nella testimonianza di un amore che supera differenze, pregiudizi ed egoismi.
Tutto si compone, infine, nel cammino verso le realtà ultime, dove, come figli, ci riconosceremo tutti ugualmente orientati alla pienezza della vita in Dio, e questo, pur non allontanandoci dall’impegno nelle realtà terrene, preserva dal rischio di “cadere nell’idolatria di se stessi, delle cose e del mondo”.

Filo diretto col catechista

Discepola, madre, maestra: così la Chiesa viene presentata in questa seconda parte del capitolo.

Quali indicazioni possono derivare da questo trinomio per guidare l’orientamento pratico dei catechisti?
  • Ogni madre non è nata già esperta e pronta a tale compito. Lo è diventata mediante una graduale esperienza.

Anche la Chiesa, grembo materno che genera alla fede i suoi figli, ha avuto bisogno, e tuttora ne ha, di porsi alla sequela di Gesù. Prima di tutto discepola, attenta all’ascolto, costantemente impegnata nell’imitare il Maestro, testimone, prima di essere, oltre che madre, maestra accettata perché credibile.
  • Così i catechisti, membra vive del corpo ecclesiale, si fanno ogni giorno discepoli per attingere forze spirituali che li abilitino a generare nella fede i loro giovani destinatari. E risulteranno tanto più convincenti quanto più le loro parole saranno un tutt’uno con i loro atteggiamenti e con uno stile di vita che si apre alla missionarietà, al dialogo e ad ogni occasione di carità.

Paola Radif
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