"Lectio divina". Il papa riporta tutti a scuola
Ai parroci di Roma Benedetto XVI ha insegnato come si leggono le Sacre Scritture. E così ai seminaristi. Ma la sua lezione è per tutti. E l'ha messa in pratica nel suo libro su Gesù
di Sandro Magister
ROMA, 17 marzo 2011 – Nel secondo volume di "Gesù di Nazaret", come già nel primo, Benedetto XVI propone una lettura dei Vangeli non solamente storico-critica, né soltanto spirituale, ma storica e teologica insieme: l'unica lettura a suo giudizio capace di far incontrare il Gesù "reale".
"Si tratta di riprendere finalmente – scrive nella prefazione del libro – i principi metodologici per l'esegesi formulati dal Concilio Vaticano II in 'Dei Verbum' 12. Un compito finora purtroppo quasi per nulla affrontato".
Questi principi, papa Joseph Ratzinger li aveva richiamati con forza intervenendo al sinodo dei vescovi del 2008, dedicato proprio alla lettura delle Sacre Scritture.
E li ha ribaditi nell'esortazione apostolica postsinodale "Verbum Domini", diffusa lo scorso anno a consuntivo di quel sinodo.
Benedetto XVI ha talmente a cuore questo tipo di lettura delle Sacre Scritture che lo adotta sempre più di frequente anche negli incontri che ha con i sacerdoti e i seminaristi.
Nei giorni scorsi l'ha fatto due volte: il 4 marzo con gli studenti del Pontificio Seminario Romano e il 10 marzo con i preti della diocesi di Roma.
Papa Ratzinger usa riunire attorno a sé i preti di Roma ad ogni inizio di Quaresima. Negli anni passati aveva risposto alle loro domande. Quest'anno, invece, ha tenuto loro una "lectio divina", a commento di un passo degli Atti degli Apostoli.
Che cosa sia una "lectio divina", Benedetto XVI l'ha rispiegato nella "Verbum Domini". È una "lettura orante" delle Sacre Scritture che si compone di quattro momenti fondamentali:
– la "lectio": che cosa dice il testo biblico in sé;
– la "meditatio": che cosa dice il testo biblico a noi;
– la "oratio": che cosa diciamo noi a Dio in risposta alla sua Parola;
– la "contemplatio": la conversione della mente, del cuore e della vita che Dio chiede a noi.
Agli studenti del Pontificio Seminario Romano, cioè ai futuri nuovi sacerdoti della diocesi di Roma, incontrati la sera del 4 marzo, Benedetto XVI ha tenuto una "lectio divina" su un passo del capitolo 4 della lettera di Paolo agli Efesini.
Il papa si è soffermato su alcune parole chiave, nella loro lingua originale: la chiamata (che in greco, ha detto, ha la stessa radice del "Paraclito", lo Spirito Santo), l'umiltà (la stessa parola greca che san Paolo adopera per indicare l'abbassamento del Figlio di Dio fino a farsi uomo e a morire sulla croce), la dolcezza (la stessa parola greca che si ritrova nelle Beatitudini).
Il testo integrale della "lectio divina" del papa con i seminaristi di Roma è ora nel sito del Vaticano, in più lingue:
"Sono molto felice di essere qui..."
Ai preti di Roma, invece, papa Ratzinger ha commentato il cosiddetto "testamento pastorale" di san Paolo, il suo commovente discorso d'addio ai cristiani di Efeso e di Mileto, riportato negli Atti degli Apostoli al capitolo 20.
di Sandro Magister
ROMA, 17 marzo 2011 – Nel secondo volume di "Gesù di Nazaret", come già nel primo, Benedetto XVI propone una lettura dei Vangeli non solamente storico-critica, né soltanto spirituale, ma storica e teologica insieme: l'unica lettura a suo giudizio capace di far incontrare il Gesù "reale".
"Si tratta di riprendere finalmente – scrive nella prefazione del libro – i principi metodologici per l'esegesi formulati dal Concilio Vaticano II in 'Dei Verbum' 12. Un compito finora purtroppo quasi per nulla affrontato".
Questi principi, papa Joseph Ratzinger li aveva richiamati con forza intervenendo al sinodo dei vescovi del 2008, dedicato proprio alla lettura delle Sacre Scritture.
E li ha ribaditi nell'esortazione apostolica postsinodale "Verbum Domini", diffusa lo scorso anno a consuntivo di quel sinodo.
Benedetto XVI ha talmente a cuore questo tipo di lettura delle Sacre Scritture che lo adotta sempre più di frequente anche negli incontri che ha con i sacerdoti e i seminaristi.
Nei giorni scorsi l'ha fatto due volte: il 4 marzo con gli studenti del Pontificio Seminario Romano e il 10 marzo con i preti della diocesi di Roma.
Papa Ratzinger usa riunire attorno a sé i preti di Roma ad ogni inizio di Quaresima. Negli anni passati aveva risposto alle loro domande. Quest'anno, invece, ha tenuto loro una "lectio divina", a commento di un passo degli Atti degli Apostoli.
Che cosa sia una "lectio divina", Benedetto XVI l'ha rispiegato nella "Verbum Domini". È una "lettura orante" delle Sacre Scritture che si compone di quattro momenti fondamentali:
– la "lectio": che cosa dice il testo biblico in sé;
– la "meditatio": che cosa dice il testo biblico a noi;
– la "oratio": che cosa diciamo noi a Dio in risposta alla sua Parola;
– la "contemplatio": la conversione della mente, del cuore e della vita che Dio chiede a noi.
Agli studenti del Pontificio Seminario Romano, cioè ai futuri nuovi sacerdoti della diocesi di Roma, incontrati la sera del 4 marzo, Benedetto XVI ha tenuto una "lectio divina" su un passo del capitolo 4 della lettera di Paolo agli Efesini.
Il papa si è soffermato su alcune parole chiave, nella loro lingua originale: la chiamata (che in greco, ha detto, ha la stessa radice del "Paraclito", lo Spirito Santo), l'umiltà (la stessa parola greca che san Paolo adopera per indicare l'abbassamento del Figlio di Dio fino a farsi uomo e a morire sulla croce), la dolcezza (la stessa parola greca che si ritrova nelle Beatitudini).
Il testo integrale della "lectio divina" del papa con i seminaristi di Roma è ora nel sito del Vaticano, in più lingue:
"Sono molto felice di essere qui..."
Ai preti di Roma, invece, papa Ratzinger ha commentato il cosiddetto "testamento pastorale" di san Paolo, il suo commovente discorso d'addio ai cristiani di Efeso e di Mileto, riportato negli Atti degli Apostoli al capitolo 20.