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EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO - 3 (Paola Radif - Il Cittadino)

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Capitolo primo (Seconda Parte)

Nella prima parte del Capitolo Primo, che contiene la descrizione dei “nodi della cultura contemporanea”, ci siamo già soffermati su alcuni di essi, come l’eclissi del senso di Dio e la formazione dell’identità personale. Il documento analizza, poi, il delicato ambito dei rapporti tra le generazioni, che si esprimono talvolta in maniera conflittuale nelle relazioni sociali. Perché questo? Perché i giovani – dicono i vescovi – si trovano spesso a confronto con figure adulte poco autorevoli e demotivate. In tale contesto, nonostante le battaglie più o meno evidenti nel quotidiano vivere di genitori e figli, la famiglia, con le sue manchevolezze, resta pur sempre il nucleo privilegiato di riferimento, dove ha origine la vita e dove si genera alla fede.
Quanto alla formazione integrale della persona essa è resa difficile dalla separazione tra razionalità e affettività, corporeità e spiritualità. La mentalità odierna tende a relegare gli affetti in un orizzonte dominato dall’impulso momentaneo. Emozioni e pulsioni sono considerate un valore assoluto, per cui tutto ciò che “piace” finisce per diventare anche “buono”.
L’opera educativa deve, invece, collocarsi, nei confronti del mondo giovanile, non come una trasmissione di principi o di tecniche ma come un’armonica sintesi di intelligenza e sensibilità, affinché sfera razionale e mondo affettivo siano parimenti valorizzati e integrati tra loro in maniera feconda.
Un compito della Chiesa oggi è poi quello dell’incontro e dell’accoglienza tra gli uomini, tenuto conto che “i vari popoli costituiscono una sola comunità. Essi hanno una sola origine”, come già il concilio scriveva nel documento “Nostra Aetate” al n.1.
I problemi derivanti dal fenomeno delle migrazioni si ripercuotono nella scuola, nel mondo del lavoro e nell’intera società  e questo è per la Chiesa e per il nostro Paese una delle più grandi sfide educative.
Punto focale dell’impegno delle istituzioni nazionali e internazionali devono essere – prosegue il documento dei vescovi – i diritti fondamentali della persona.
Al primo momento dell’accoglienza farà seguito la capacità di gestire la compresenza di culture ed espressioni religiose diverse. L’opera educativa dovrà essere un aiuto a superare pregiudizi, paure, intolleranze, promuovendo conoscenza, dialogo e collaborazione.
Tracciato questo quadro, ecco che si chiariscono i contorni della proposta educativa, che dovrà essere portata avanti dalla comunità cristiana, il cui obiettivo resta anzitutto quello di promuovere lo sviluppo della persona nella sua totalità, persona che porta in sé un germe divino e i tratti di un’assoluta originalità. Per queste ragioni la Chiesa non smette di credere nella persona, e pertanto, impegnandosi nell’educazione, essa intende valorizzare tutto ciò che incontra di buono e di vero. L’educazione cristiana, in quanto si propone di contribuire alla crescita della società, può considerarsi un patrimonio di tutti: virtù umane e cristiane non appartengono infatti ad ambiti separati.

Filo diretto col catechista
Quali suggerimenti ricavare da quanto sopra esposto?

  • Innanzitutto è prezioso un esame di coscienza da parte del catechista ed, eventualmente, anche dei genitori.
Se è vero che i bambini guardano agli adulti come a un modello, e questo è particolarmente riscontrabile nei confronti dei genitori e degli educatori, figure indubbiamente a loro vicine, queste persone saranno le prime a sentirsi interpellate, in quanto sanno di proporsi, anche involontariamente e in tutta umiltà, come esempio. Dunque, ogni considerazione, riflessione, esortazione ai piccoli dovrebbe passare attraverso un filtro: quello di un’autocritica che possa serenamente valutare il proprio comportamento di adulti.
“Mi raccomando, domenica tutti a Messa. Vi siete confessati una volta al mese? Vi siete comportati bene con i genitori, i compagni, avete perdonato?” e così via. Ma prima di dire tutto questo, ci siamo chiesti se il nostro stile di vita è stato ogni giorno in linea con il vangelo?
I piccoli ci guardano, ci vogliono bene, ma sono esigenti, perché il loro sguardo è attento a cogliere soprattutto le incoerenze.

  •  L’educatore, e dunque il catechista, dovrà armonizzare razionalità e affettività. Sì, perché non dovrà essere un freddo apparecchio trasmettitore di nozioni né un sentimentale maestro di stile ottocentesco. Il suo compito assomiglia sempre più ad una caccia al tesoro, anzi ai tesori che potrà trovare, spesso nascosti, dentro ai suoi ragazzi. Scoprirli è una missione, un impegno e anche un piacevole gioco di affettuosa intuizione. Valorizzarli sarà un compito affidato alla sua intelligenza e al suo cuore, a una consapevole padronanza dei contenuti essenziali della fede, su cui necessariamente dovrà scendere la pioggia leggera dello Spirito Santo che dà la vita a ogni cosa, ravviva intenzioni sopite e dona frutti abbondanti, o prima, o poi.
Paola Radif
Fonte:ilcittadino.genova
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