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EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO (Paola Radif - Il Cittadino)

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EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO
Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020

Presentiamo, a partire da questo numero, il documento “Educare alla vita buona del vangelo” che contiene gli orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020.
Dopo un breve riassunto dei contenuti, sotto il titolo “Filo diretto col catechista”, porteremo l’attenzione su alcuni punti che più toccano la sensibilità del catechista, coinvolto, in quanto educatore, nel progetto che tanto sta a cuore ai vescovi del nostro tempo.

Presentazione
Nel titolo stesso del documento è contenuta in sintesi la missione che si presenta con urgenza alla Chiesa dei nostri giorni. La sfida del terzo millennio si gioca infatti sull’esigenza di una rinnovata educazione ai valori cristiani, vivificata dal soffio della fantasia, che sa attingere alle fonti dello Spirito Santo e modellarsi sull’annuncio semplice e forte che giunge dal vangelo.
Nella presentazione del documento, il Card. Bagnasco spiega che la scelta del tema educativo parte dal convegno ecclesiale di Verona del 2006, dal quale veniva consegnato un messaggio di speranza, fondato sul “sì di Dio all’uomo attraverso il Figlio”. Educare alla vita buona del vangelo significa farsi discepoli di Gesù, Maestro che educa a un’umanità nuova e piena.
La missione della Chiesa nei millenni – prosegue il Cardinale – è un intreccio di evangelizzazione e di educazione. Annunciare Cristo è portare a pienezza l’umanità e quindi seminare cultura e civiltà.

Introduzione
Nella parte introduttiva il testo ricorda che come Dio ha sempre educato il suo popolo così questa sua guida amorevole si è fatta visibile in Gesù, a cui Clemente Alessandrino, autore del II secolo, attribuisce il titolo di “pedagogo”: le sue orme guidano, infatti, l’umanità al cielo mentre la Chiesa, per Clemente, è la scuola dove Gesù insegna. Il compito educativo della Chiesa emerge dai documenti del concilio e, inoltre, già gli Orientamenti Pastorali per lo scorso decennio conducevano in questa direzione prendendo atto del mutato contesto in cui la Chiesa oggi esercita la sua missione. Interrogandosi sui modi concreti su cui concentrare le proprie forze ai fini dell’annuncio cristiano, veniva dato particolare rilievo alla necessità di una formazione delle nuove generazioni, dunque al compito educativo, che si mostra attualmente assai arduo.
Queste ragioni inducono i vescovi a impegnarsi per verificare modalità e incisività dell’azione educativa della Chiesa in Italia, sempre però tenendo presente che la Chiesa si vuole porre nei confronti dell’umanità come colei che propone esplicitamente la fede, senza imposizioni, e presentandola nella sua integrale bellezza.
Offrire il vangelo è occasione per far emergere in ognuno le domande più urgenti e profonde che attendono una risposta all’interno della vita sociale e in piena libertà.
Educare è per la Chiesa sollecitudine e “cura del bene delle persone”, perché in esse possano sbocciare e svilupparsi tutte le specifiche potenzialità. Tuttavia, di fronte a questa prospettiva di armonica bellezza si collocano, e la ostacolano, tante difficoltà. C’è lo scetticismo, che vorrebbe indurre a elaborare progetti educativi a breve termine, dai quali famiglia e scuola vengono scosse nella loro struttura e importanza. C’è il peccato, che distoglie dal bene e fa perdere la speranza. Ecco allora il motivo della crisi che si evidenzia ai nostri giorni: “alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita”, mentre da una vera visione cristiana della vita, che trae la sua forza dal mistero di salvezza in Cristo, deriva il profilo del cristiano capace di offrire speranza.
Per sostenere il difficile compito di trasmettere i valori ai giovani occorre riconoscere nei segni dei tempi le tracce dell’azione dello Spirito che apre orizzonti impensati, suggerisce vie tutte da scoprire, mette a disposizione strumenti nuovi per rilanciare il servizio educativo.
Alle comunità parrocchiali vengono dunque offerte linee guida alla luce delle quali si possa procedere alla verifica degli itinerari formativi già esistenti, lasciandosi sospingere dal soffio rigenerante dello Spirito Santo, che immette nuove energie e fantasia dentro le pur valide iniziative in atto.

Filo diretto col catechista
Quali suggerimenti cogliere in questa prima parte introduttiva, che già contiene, anticipandoli, i temi del documento?
  • La Chiesa, e dunque il catechista, ha tra i suoi compiti “la cura del bene delle persone”. Infatti egli ha tra le sue priorità proprio quella di farsi vicino, compagno, in ascolto delle necessità e dei diritti di chi gli sta accanto. Chi educa è sollecito verso una persona concreta e se ne fa carico perché sboccino in lei, nella libertà, tutti i doni ricevuti.
  •  Il catechista non ignora gli ostacoli che si frappongono ma sa che per animare ogni opera educativa occorre poter contare su una “speranza affidabile”. Su questa roccia, che è Cristo risuscitato da morte, è possibile costruire il cristiano che, a sua volta, potrà trasmettere i valori in cui crede con sempre nuova energia.
  •  Come membri della comunità parrocchiale e diocesana, i catechisti sentiranno come rivolto a ciascuno di loro l’invito dei vescovi a continuare sulla strada percorsa fin qui, sempre però mirando a obiettivi più alti, più specifici e adeguati, perché i frutti possano, a tempo debito, essere abbondanti, a gloria di Dio.
Paola Radif
Fonte:ilcittadino.genova
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