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XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (C) COMMENTO PATRISTICO (da Undicesima Ora)

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S. Bruno di Segni


Dal Commento a Luca, II, 40


Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea: entrando in un villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi. Cosa possono rappresentare i dieci lebbrosi se non tutti i peccatori? ...
Tutti gli uomini infatti alla venuta di Cristo erano lebbrosi nell’anima. Non tutti nel corpo. Infatti ogni
fornicatore, adultero, omicida, spergiuro e sacrilego è lebbroso nell’anima. ... Certo è molto peggiore la lebbra dell’anima che quella del corpo. Ma consideriamo ciò che segue: essi si fermarono a distanza e alzarono la voce dicendo: Gesù, maestro, abbi pietà di noi! Restavano a una certa distanza, perché in tali condizioni questi uomini non osavano avvicinarsi.
Anche noi stiamo a distanza quando ci ostiniamo nel peccato. Se vogliamo essere guariti e risanati dalla lebbra dei nostri peccati gridiamo a gran voce e diciamo: Gesù maestro, abbi pietà di noi! Non gridiamo però con la bocca, ma col cuore. La voce del cuore è più forte. Il grido del cuore trapassa i cieli e giunge fino all’eccelso trono di Dio. Appena li vide Gesù disse: Andate a presentarvi ai sacerdoti. Lo sguardo di Dio è misericordia. Li vede e subito ne ha compassione; ordina loro di andare dai sacerdoti non perché li guariscano, ma perché ne constatino la guarigione. ...
E mentre essi andavano furono sanati. Ascoltino ciò i peccatori e ne penetrino diligentemente il significato.
È facile per il Signore rimettere i peccati. Spesso infatti vengono perdonate le colpe al peccatore prima che egli giunga al sacerdote. Infatti, quando uno si pente, nello stesso istante è guarito. In qualunque momento il peccatore si convertirà, vivrà e non morrà. Però consideri bene come si debba convertire.
Ascolta ciò che dice il Signore: Ritornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuni, con pianti e lamenti.
Laceratevi il cuore e non le vesti (Gl 2, 12). Chi si converte si converta dunque nel profondo del cuore, perché Dio non disprezza un cuore pentito e umiliato.
Ma considera di quale obbedienza siano stati questi lebbrosi. Il Signore ordina loro di andare dai sacerdoti.
Essi ancora si vedevano lebbrosi, ancora avvertivano la malattia; tuttavia si dirigono dai sacerdoti, perché non credevano che il Signore lo avesse detto loro invano. Non ebbe tale obbedienza Naaman, capo dell’esercito del re di Siria. Quando Eliseo gli ordinò di andare a bagnarsi sette volte nel Giordano, non voleva acconsentire, ma piuttosto se ne andava indignato. Finché, accolto un consiglio più saggio, fece quello che il profeta gli aveva ordinato. Si lavò e fu mondato. E forse costoro avevano udito ciò e, ammoniti dal suo esempio, capivano quale potere hanno la fede e l’obbedienza.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano. In esso sono rappresentati tutti coloro che, dopo essere stati purificati dall’acqua del battesimo o guariti per mezzo della penitenza, ormai non seguono più il demonio, ma si sforzano di conformarsi al Cristo, lo seguono, lo glorificano, lo adorano, lo ringraziano e restano al suo servizio. Rispondendo, Gesù disse: “Non sono stati guariti in dieci? E gli altri nove dove sono? Non è stato trovato chi tornasse a rendere gloria a Dio se non questo straniero”. Ciò è infatti quello che è detto altrove: molti sono i chiamati, pochi gli eletti (Mt 22, 14). Molti infatti sono stati battezzati, molti sono stati purificati dalla lebbra, ma poiché non seguono Cristo, di nuovo ritornano ai loro peccati, e non sono annoverati nel numero degli eletti ... E gli disse Gesù: Alzati e va’; la tua fede ti ha salvato. È grande dunque la potenza della fede, senza la quale, come dice l’Apostolo, è impossibile essergli graditi (Eb 11, 6). Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia (Gal 3, 6). La fede dunque salva, la fede giustifica, la fede guarisce l’uomo nell’anima e nel corpo.

Dal Sussidio biblico-patristico per la liturgia domenicale, a cura di don Santino Corsi, ed. Guaraldi
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