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Qual è la felicità cristiana? (G. Ferretti)

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                Centro culturale San Lorenzo Ritiri spirituali 2011-2012
Le Beatitudini
Domenica 6 maggio 2012
Qual è la felicità cristiana?

Mt 5, 11-12:
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi.
Lc 6, 22:
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando  vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo.
Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.

1. Premessa esegetica (lectio): una beatitudine “pasquale” specificatamente cristiana

-Il posto della “nona” beatitudine e il suo particolare riferimento ai discepoli di Cristo
-Il suo luogo di origine nella esperienza delle persecuzioni subite dai primi cristiani
-Le predizioni che Gesù ne ha fatto:
Mt 10, 17-25: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti s governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani… Sarete odiati da tutti a causa del mio nome…».
Lc 21, 12-19 (e paralleli in Mt e Mc): «Ma prima di tutto questo – cioè degli eventi escatologici – metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza».
Gv 15, 20: «Ricordatevi delle parole che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi…».
-L’esperienza che ne ha fatto la prima comunità cristiana:
Atti 5, 41: “Essi allora se ne andarono via dal sinedrio, lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù”.
-La consapevolezza che ne hanno avuto i primi cristiani
1 Pt 4, 12-16: «Carissimi, non meravigliatevi della persecuzione che, come un incendio, è scoppiata in mezzo a voi per mettervi alla prova, come se vi accadesse qualcosa di strano. Ma nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della suo gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria, che è Spirito di Dio, riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; per questo nome, anzi, dia gloria a Dio».
Gc 1, 2: «Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni forma di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla».
Col. 1,24: «Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la chiesa».
-Beatitudine cristiana per eccellenza, di chiara connotazione pasquale, di gioia pasquale.

  2. Considerazioni teologiche (meditatio): una beatitudine non isolata ma da vedere sullo sfondo dell’agire di Dio nella altre beatitudini e come suo culmine nella Pasqua di Cristo.
- superare la visione doloristica o sacrificale della vita cristiana, legata ad una visione distorta di Dio, che vorrebbe la nostra sofferenza come prezzo per la felicità futura…
- Il Dio di Gesù è per la vita e la gioia dell’uomo: volontà di salvezza sempre in atto anzitutto per i sofferenti: il nucleo originario delle prime tre beatitudini “passive” è l’annuncio che Dio in Gesù è all’opera per portare sollievo ai poveri, a quelli che piangono, a quelli che hanno fame. In questa “opera divina”, che avrà pieno compimento solo nel futuro, Dio vuole coinvolgere tutti, mobilitare tutti. E questo sembra il senso primario della seguenti beatitudini “attive” che troviamo nel testo di Matteo, e che proclamano beati i miti, i misericordiosi, gli operatori di pace, quanti si impegnano per la giustizia, anche a costo di subire persecuzioni…
-Il lieto annuncio della misericordia di Dio per i peccatori è l’altro punto cardine della proclamazione dell’avvento del Regno di Dio in Gesù e con Gesù. Non a caso Luca fa seguire immediatamente al discorso delle beatitudini l’invito ad amare anche i nemici e Matteo farà lo stesso poco dopo:
Lc, 6, 27-28: «Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra, a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica».
Mt 5, 45: Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico, amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti».

-Una riflessione sul senso della croce di Cristo, ossia sul senso della sua passione e morte, delle “persecuzioni” da lui subite, ci può aiutare ad andare al cuore di questa beatitudine sullo sfondo delle altre beatitudini. La croce di Cristo va intesa non come “sacrificio espiatorio” ma come dono di amore che perdona e assume su di sé il male che gli è inflitto dal peccato umano. Nella Croce di Cristo si è operato il “miracolo” divino della trasformazione del soffrire e morire “a causa di altri”, in soffrire e morire “in favore di altri” (come ben dice Levinas), di quegli stessi che sono stati la causa del nostro soffrire, del “soffrire di Dio”!
-La beatitudine del discepolo perseguitato è strettamente connessa con la gioia pasquale quale rivelazione dell’azione salvifica di Dio che trionfa in Gesù sul peccato del mondo e rinnova il mondo.

3. Riflessioni per la nostra vita cristiana (contemplatio): in quanto discepoli di Cristo, quale felicità cerchiamo? Quale felicità sperimentiamo? Quale felicità attendiamo? Testimoniamo nel mondo l’annuncio di una particolare forma di felicità: la gioia di Cristo risorto? Qual è il “tesoro” in cui cerchiamo la gioia della nostra vita?  
Mt 13, 44-46: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo: un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo»
(v. S. 118, 162: «Io gioisco per la tua promessa, come chi trova un grande tesoro»)
(v. Mt 6,21: «Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore»)
(v. Fil. 3, 1: «Siate lieti nel Signore!»
Come viviamo le tristezze e le sofferenze della vita? Che senso hanno per noi? Meditiamo la similitudine della “donna partoriente” e del “chicco di grano che muore”?
Gv. 16, 20-22: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia»».
(v. 2 Cor. 6, 10: «Come afflitti, ma sempre lieti»).
(v. Rom 12, 12: «Siate lieti nella speranza»).
(v. Gv 12, 24: «Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto»)
«La gioia del Signore (risorto) sia la nostra gioia!»

Le altre conferenze sulle Beatitudini si trovano sul sito sanlorenzo.torino 

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