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EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO - 7 (Paola Radif - Il Cittadino)

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Capitolo 3  (Seconda parte)

A partire dalla nota affermazione di Tertulliano: “Cristiani si diventa, non si nasce”, è possibile riconoscere la dimensione educativa nella vita cristiana. Educatori ed educandi intrecciano infatti un’esperienza umana e spirituale in un itinerario condiviso.
Educare richiede un impegno nel tempo e non può quindi ridursi a interventi frammentari. La relazione educativa si forma, cresce e matura nell’incontro con la libertà dell’altro, ed è strettamente connessa con l’essere figli.
Come il bambino impara a vivere guardando ai genitori e riceve un’impronta indelebile da questa sua prima esperienza, così poi il processo educativo continua nella vita. È un cammino che fa progredire verso la maturità impegnando la persona in una formazione permanente i cui elementi chiave sono: il tempo, il coraggio, la meta.
Al centro dell’esperienza cristiana c’è l’incontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo: quest’ultima viene continuamente educata ad esprimere la propria scelta fondamentale. La meta consiste nella perfezione dell’amore: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”( Mt 5,48).
Ogni adulto – ricordano i vescovi- è chiamato a prendersi cura delle nuove generazioni diventandone educatore, il che vuol dire essere “testimone della verità, della bellezza e del bene” ed essere “capace di dare ragione della speranza che lo anima”. La passione educativa è “una vocazione, che si manifesta come un’arte sapienziale acquisita nel tempo” ma – si conclude – “nessun testo e nessuna teoria potranno sostituire l’apprendistato sul campo”.
Si ricorda inoltre che l’educatore è persona autorevole in forza della coerenza della sua vita e della serietà con cui svolge il proprio servizio, dove tutto è compiuto all’insegna della gratuità, ben sapendo che: “Dio ama chi dona con gioia”.
Si potrebbe obiettare che la scommessa dell’educazione porta con sè risvolti problematici che disorientano fino a far dubitare del valore della persona, del significato stesso della verità e del bene. Ma anch’essi possono avere un senso, se li vediamo come “il rovescio della medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà”.
Occorre piuttosto ravvivare il coraggio, sull’esempio del Maestro, formando gli educatori, motivandoli affinché riscoprano il significato del loro impegno. Mentre infatti, in campo tecnico o economico, i progressi di oggi si sommano a quelli del passato, nell’ambito della formazione e della crescita morale ciascuna persona e ciascuna generazione sono un mondo sempre nuovo da scoprire.

Filo diretto col catechista

Soffermiamoci sull’ultimo punto di questo commento al capitolo 3°, dove si ricorda che ogni individuo e ogni tempo richiedono nuovi approcci e nuove soluzioni. Certamente, io attingo all’esperienza di chi mi ha preceduto, faccio tesoro di tanti consigli ma, come dicono i vescovi in un altro passaggio: “Nessun testo e nessuna teoria potranno sostituire l’apprendistato sul campo”. E allora?
Sono davvero un pioniere, un esploratore di nuove terre? In un certo senso sì.
Sono chiamato a indagare il tempo in cui vivo per capire i figli di questa generazione, per decifrare quello che loro mi dicono con parole, ma spesso con l’irrequietezza o il rifiuto.
Devo farmi interprete di messaggi spesso da decodificare: per entrare nel mondo dei miei ragazzi la cosa più importante è trovare la password.

Paola Radif
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