Alessandro D’Avenia Corriere della Sera 23 maggio 2022 Ho 23 anni e mi sento morto. Sto realizzando i miei progetti di studio e di lavoro, gli amici non mi mancano, ma sono sempre insoddisfatto. In questi ultimi mesi, in particolare, sento il mio cuore arido, di ghiaccio. Non c’è più amore nella mia vita: come rompere questa corazza per venire incontro alla vita e scoprire la mia vocazione?». Così mi scriveva un ragazzo qualche tempo fa. La metafora del ghiaccio mi ha ricordato i versi letti recentemente con i miei alunni: quando Dante arriva al fondo dell’inferno, contrariamente a quanto ci aspetteremmo, non ci sono fuoco e fiamme, ma una distesa gelata in cui i dannati sono incastrati. Il ghiaccio è generato dalle immense ali di Lucifero che con il loro movimento gelano l’acqua del fiume Cocito in cui sono immersi i peggiori peccatori, tra i quali ricorderete il conte Ugolino. Dante sa che all’opposto dell’amore, a cui attribuisce sempre il verbo muovere , non c’è l’odio ma i