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Monastero Bose "Sospinti dallo Spirito, per ritornare al cuore"

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Inizia con il mercoledì delle Ceneri il tempo della Quaresima consegnatoci dalla tradizione, caratterizzato da un clima penitenziale: quaranta giorni di digiuno e di astinenza.

Quali sono le esigenze di questo tempo e qual è il significato della sua durata?

A metà del V secolo papa Leone Magno attesta che a Roma l’osservanza quaresimale era ormai un dato tradizionale, come emerge dalla sua predicazione: “All’avvicinarsi dei giorni che i misteri della nostra salvezza hanno reso per noi più luminosi, bisogna purificare i nostri cuori con maggior diligenza e premura. Poiché l’antico Nemico non cessa di tendere davanti a noi i lacci del peccato, lo Spirito santo ammaestrò il popolo cristiano con questo suggerimento: che cioè si preparasse alla festa di Pasqua con un’astinenza di quaranta giorni. La natura di questa purificazione ci invita già ora a una disciplina apportatrice di salvezza e ci impone di attuare con amore un programma di maggiore austerità” (Ser. 28,1.1; 2.4-5).

Le origini della Quaresima sono una questione molto complessa e oscura: si può dire solo che esse sono molteplici e che nel IV secolo, dopo il concilio di Nicea, sono confluite nella formula dei quaranta giorni di preparazione prepasquale.

“Tempo di maggiore diligenza nel servizio del Signore” (Ser. 26,3), tempo di astinenza e di digiuno che va osservato “non soltanto con la parsimonia del cibo, ma soprattutto con l’astenersi dal peccato” (Ser. 31,2.1), tempo in cui perdoniamo per essere perdonati, ascoltiamo i gemiti del povero, usiamo misericordia, abbondiamo nella generosità, dice papa Leone: “Solo chi, con l’aiuto di Dio, avrà messo tutto il suo impegno in questo cammino di perfezione eseguirà fedelmente il santo digiuno” (Ser. 26,6.3).

Durante la Quaresima ci è richiesto uno sforzo, una capacità di dominio e di rinuncia, ci è domandato il coraggio di vedere e correggere il male. Eppure, questo non è un tempo triste: tutto è posto sotto il segno della salvezza donata e anche le imitazioni richieste al nostro agire sono frutto della grazia. “Questa è la caratteristica della solennità della Pasqua: tutta la chiesa è nella gioia a motivo del perdono dei peccati, che diviene effettivo non soltanto in coloro che rinascono per mezzo del santo battesimo, ma anche in quelli che da tempo sono annoverati tra i figli adottivi” (Ser. 31,1.5).

Qui corporali ieiunio
vitia comprimis, mentem elevas,
virtutem largiris et praemia.

Con il digiuno quaresimale
tu vinci le nostre passioni, elevi lo spirito,
infondi la forza e doni il premio.
Messale romano, Prefazio di Quaresima IV

I prefazi per le ferie di Quaresima e i giorni di digiuno mettono in evidenza che vi è una paradossale tensione tra l’agire di Dio e l’impegno dell’uomo.

Da un lato si afferma che chi agisce è Dio e che ogni raggiungimento è opera sua: è lui che vince le nostre passioni, è lui che dà forza, è lui che dà il premio.

Dall’altro lato si dice che è l’uomo che deve fare delle rinunce, sperimentare volontariamente il bisogno per piegare la propria arroganza e per fare opera di giustizia soccorrendo i poveri. Dio ha dato un modello e l’uomo per grazia è sollecitato a essere imitatore di Dio stesso:

Qui nos per abstinentiam
tibi gratias referre voluisti,
ut ipsa et nos peccatores ab insolentia mitigaret,
et, egentium proficiens alimento,
imitatores tuae benignitatis efficeret.

Tu vuoi che ti glorifichiamo
con la penitenza quaresimale,
perché la vittoria sul nostro peccato
ci renda disponibili alle necessità dei poveri
a imitazione della tua bontà infinita.
Messale romano, Prefazio di Quaresima III

La durata di quaranta giorni ha poi molte risonanze bibliche: si tratta di un tempo abbastanza lungo ma sicuramente con un limite. E questa caratteristica di essere untempo limitato sembra essere la nota più importante.

Ripercorriamo così i quaranta giorni del diluvio al tempo di Noè, i quaranta giorni di Mosè sul Sinai, ripetuti prima e dopo il peccato del popolo, i quarant’anni dell’Esodo dalla schiavitù alla libertà accompagnati, giorno dopo giorno, dal dono della manna, i quaranta giorni di Elia verso il monte della presenza di Dio, i quaranta giorni di Giona che predica a Ninive la conversione.

Spinto dallo Spirito, dopo il battesimo, anche Gesù rimase quaranta giorni nel deserto, tentato da Satana, rivivendo simbolicamente l’esperienza del popolo di Israele in cammino verso la terra promessa. Spinto dallo Spirito, sottolinea l’evangelista Marco (cf. Mc 1,12), mentre in perfetta continuità papa Leone vede nello Spirito santo l’ispiratore dell’istituzione quaresimale: nel “tempo favorevole” della Quaresima, come nella “prova”, non entriamo di nostra iniziativa, ma siamo convocati dalla misericordia del Signore per poter gustare pienamente, dopo un tempo limitato, la gioia della salvezza, ormai affinati dalla cura del Signore che, come Pastore, guida il suo popolo.

dal sito del Monastero di Bose
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