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Michele Badino - Omelia Transito B.V. Maria

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Assisi, 15 agosto 2019
Transito della B. V. Maria

Ciuffi di riccioli neri,
sospinti dal vento
escono ai lati del fazzoletto
stretto intorno al capo.

Verso la montagna passi rapidi,
lo sguardo teso alla metà,
a tratti un poco di affanno,
nel grembo il figlio della promessa.

Due donne sulla soglia,
parole e sguardi del domani,
entrambe gravide di speranza.
madri dell'impossibile.

Beata, si beata colui che ha creduto,
che sia possibile un domani,
non per speranza svenduta
ma per grazia a caro prezzo.

Parole di fuoco,
sulle labbra morbide di ragazza:
"ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innazato gli umili".

Che Dio è questo?
Refrattario alle sacrestie dal sapore di muffa,
sconosciuto nei conciliaboli degli ecclesiastici,
estraneo ai giochi di equilibrio curiali.

Chissà dove abita?
uscito dal tempio non è più là,
rinchiuso nei tabernacoli fastosi ha aperto gli sportelli,
in vesti anonime si è imbarcato su un gommone.

Maria lo sa,
non per definizionì telogiche
ma attraverso una parola di silenzio
custodita nel suo cuore.

Salendo verso la montagna,
ha intuito che Dio,
nel suo scegliere per noi bizzarro,
prepara una sorpresa.

Il bambino che è nel suo grembo
sarà detto figlio di Dio e narrerà di Lui,
Lei alla fine della vita sarà assunta
presa in braccio e portata in cielo.

Attorno a Maria, come in una nuvola,
saliranno tanti piccoli relitti di barche,
trabordanti di tanti volti,
tutti gli scartati della storia oggi con lei assunti in cielo.

Buona festa dell'Assunta

Michele Badino monaco di Bose

San Masseo, 15 agosto 2019
Transito della B.V. Maria anno C
Ap 11,19-12,6
Salmo 44
1 Cor 15,54-57
Lc 1,46-55

«Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili» (Lc 1,53)
La festa odierna mi avvolge con tanti suoni, voci e sapori della mia giovinezza: la messa solenne dell’Assunta, i canti a Maria, la processione: davanti la cassa della vergine circondata dai fiori e dalle candele, dietro i grandi crocifissi e poi uomini e donne, giovani e anziani, a piedi percorrendo i “carruggi” i vicoli inerpicati dei paesi liguri e poi la festa: le melanzane e zucchine ripiene, il vino Pigato.
Forse anche voi avete ricordi di sapori e suoni di altre terre ma un unico filo li lega: festa per tutti, un giorno di riposo per tutti, o almeno per tanti.
È vero è una festa del popolo di Dio, vissuta più di altre da tutti: dai più piccoli e semplici, ai teologi che hanno riflettuto su questa festa di cui i vangeli parlano: non ci dicono nulla della fine della vita di Maria ma ci aiutano narrando di Lei.
Un amico prete ha scritto: “penso che sia un bene che i libri sacri non ci raccontino l'assunzione di Maria, la madre di Gesù, al cielo. Così come d'altronde nessuno dei vangeli racconta l'uscita di Gesù dalla tomba. E penso che sia un bene che non ci sia tolto ogni ombra di velo dal mistero”. (don Angelo Casati)
La festa odierna i cristiani la celebrano con diversi nomi: in oriente “dormizione” "dormitio Mariae". La morte come addormentarsi e poi ecco il risveglio: e che cosa vedranno gli occhi al risveglio?
In occidente “transito” "transitus", "passaggio".da questa terra al cielo.
La chiesa cattolica nel 1950 con papa Pio XII la definì solennemente con un dogma che in realtà era già radicato nei cuori dei fedeli da secoli: l'Assunzione di Maria.
Un gruppo di cristiani di chiese diverse si sono ritrovati a riflettere su Maria, per evitare il rischio di farne o un alternativa a Gesù o una figura marginale all’interno della storia della salvezza. In un piccolo libro che vi consiglio hanno scritto: “L’Assunzione di Maria e i dogmi mariani «non ingenerano divergenze separanti» .. «non attentano alla nostra comunione in una stessa fede in Cristo» L’assunzione di Maria è come «icona della nostra futura condizione»
(Maria nel disegno di Dio e nella Comunione dei santi, Gruppo di Dombes 1997-1998)

«Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto» (Ap 12,1-2)

Tutto parte dalla misericordia di Dio e da un si di una donna.
Oggi è una festa che ha una profondità e rivoluzionarietà che ci possono stupire.
«Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito» (Ap 12,3-4)
E’ il desiderio e la celebrazione “di un mondo non soggetto alla mostruosità del potere di cui noi costatiamo oggi la particolare tentazione all’onnipotenza a calpestare le regole della convivenza civile e della solidarietà tra essere umani, a negarle perché il mostro ha i suoi strumenti vari. In genere non avvertiamo subito il pericolo del drago e la sua mostruosità” (Ernesto Balducci), perché ci accarezza la pancia: pensiamo al denaro, al potere economico, alla violenza, al rifiuto, all’odio razziale, alle armi da guerra in mano a tutti in alcun paesi. Ne abbiamo sotto gli occhi esempi spaventosi.
Possiamo liberarci del drago?
La risposta più semplice è dire no, non è possibile, così siamo senza fede, perché non crediamo alle parole del Signore: possiamo essere devotissimi di Maria, accendere centinaia di candele davanti alle sue raffigurazioni, ma nello stesso tempo credere che non si può cambiare niente.
Sta a noi dare oggi un nome al drago rosso, alle sue forze: la sua vittoria sarebbe la morte ma il suo disegno viene frustrato.
È bene non dimenticarci di questa connotazione nefasta della morte al di là di ogni addomesticamento. Potremo dire anche «sorella morte» con Francesco, però all’interno di una fede. Ma di per sé, nell’immediatezza, la morte è una inaccettabile mostruosità invincibile, ma che noi speriamo debba essere vinto.
«Essa (la donna) partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio. (Ap 12,5-6)
Maria ha creduto ed è grande non tanto proprio perché ha creduto in Dio, ma perché ha creduto alle sue promesse: l'assunzione di Maria in cielo ce lo ricorda.
Non vincono i disegni dei potenti, non vince l'arroganza con la legge del dominio che mira a discriminare quelli che si assoggettano alle regole del potere per trarne vantaggi, non vince la logica di prima gli italiani e poi se restano briciole gli altri, non vince la logica della morte.
L’oggetto della fede è che questo drago sarà sconfitto, che Dio ha preparato nel cuore del mondo un’alternativa. È importante ricordarlo a noi che, a volte con occhi smarriti e sgomenti, assistiamo alla vicende inquiete e tragiche del tempo, il nostro tempo, che ci rimandano a tristi stagioni passate della prima metà del secolo scorso.
Il drago ha vinto con l’uccisione in croce e morte di Gesù, ma Dio ha preso il Figlio con sé: ecco l’Ascensione – e con Maria: ecco l’Assunzione: il drago è stato sconfitto definitivamente:
«Perché se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita» (1 Cor 15,21)
«In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.» (Lc 1,39-40)
Maria è una «grande cosa». La fanciulla di Nazareth che viene fatta madre di Gesù, che rappresenta e realizza la promessa di Dio, che in fretta si mette in viaggio da sola per amore, dobbiamo cogliere il senso del mistero dentro le fibre della nostra vita personale, comunitaria e collettiva.
“E il centro del mondo sembra diventare quel paese di cui non è detto il nome, quell'uscio e quella casa, quelle due donne abbracciate. Due donne. Non ci sono uomini. Non c'è Giuseppe, non c’è Zaccaria, marito di Elisabetta è fuori causa, è muto.
Il vangelo di Luca, dopo aver ricordato il saluto sulla soglia, racconta le parole dell'una e dell'altra, di Elisabetta e di Maria, parole sull'uscio, si scambiavano i pensieri del cuore” (don Angelo Casati):
Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
"Beata" disse "colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Elisabetta che aveva visto un marito diventare muto, perché non aveva creduto, ora non poteva non dire la sua ammirazione per la giovane cugina che aveva creduto, aveva aperto con fiducia la sua porta a Dio e alle sue vie inattese.
La vera beatitudine, di Maria, di ognuno di noi è dare fiducia a Dio e alla sua parola.
«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva»
Le parole di una ragazzina, senza corone sulla testa, direbbe don Primo Mazzolari, senza candidi abitini bianchi e azzurri, forse un fazzoletto a stringerle le ciocche dei capelli neri, ricordiamo che non è europea, si intrecciano con la fatica della salita alla montagna ancora nel fiato, lei che si considerava una "piccola", stupita per un Dio che aveva avuto un pensiero per lei.
I piccoli, diversamente da quanto noi spesso pensiamo, hanno dentro una forza - la forza della loro fiducia in Dio - una forza incredibile.
E così la ragazza di Nazareth, pronuncia parole a dir poco rivoluzionarie, parole su Dio e sulla storia che, se pensate sulle labbra di un'adolescente, farebbero dire a qualcuno di noi: "Ma come ti permetti? Ma che ne sai?".
La ragazza di Nazareth, ricucendo testi dell'Antico Testamento, canta a un Dio che "ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote".
Questo già oggi, i verbi del magnificat sono al presente dicono un'azione, quella di Dio, già in atto oggi: ha disperso, ha rovesciato, ha innalzato, ha ricolmato, ha rimandato.
Il cielo futuro sì, ma anche la terra oggi. (don Angelo Casati)
La ragazza di Nazaret legge la storia con lo sguardo di Dio: "La misericordia di Dio" scrive don Primo Mazzolari "che viene incontro all'umanità, incomincia a fare giustizia a questa maniera: depone dal seggio i potenti, i potenti che non agiscono bene, i potenti che non amministrano con giustizia, i potenti che sono degli oppressori, i potenti che si sono dimenticati della sofferenza umana, della fatica umana e che non l'hanno rispettata. E prenderà gli umili e li porterà in alto".
Oggi festeggiamo Dio che porta in alto Maria e la accoglie nelle sue braccia, oggi crediamo che porterà e abbraccerà anche noi alla nostra morte, grazie non ai nostri meriti ma alla sua misericordia.

Amen
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