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Selene Zorzi Il genere di Dio

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Nella serata dello scorso 24 aprile 2017, in una gremita sala convegni dell’ex Convento dei Cappuccini di Bitonto, è stato presentato il libro “Il genere di Dio. La Chiesa e la teologia alla prova del Gender”, edito da “La Meridiana”, un pamphlet sulla sfida moderna dei nuovi modi di intendere il genere nel mondo e all’interno della Chiesa cattolica.
L’incontro è stato organizzato dal parroco della chiesa del Crocifisso, don Vincenzo Cozzella, da sempre impegnato nella discussione e nel confronto sui temi della modernità. Alla presentazione è intervenuta la teologa Selene Zorzi, docente di Patrologia e Storia della teologia presso l’Istituto Teologico Marchigiano, autrice del libro, che ha dialogato con Enrica D’Acciò, giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, e Sabino Paparella, professore ed editorialista di BitontoTV.

Dopo i saluti di Elvira Zaccagnino, direttrice della casa editrice “La Meridiana”, e Rosa Calò, vicesindaco di Bitonto e assessora alle pari opportunità, l’autrice, che ha lasciato l’ordine benedettino cinque anni fa, ha voluto raccontare la sua esperienza di donna, monaca e docente nella Chiesa. Durante gli studi teologici, al fianco di molti colleghi e poche colleghe, “sin dal monastero ho subito avvertito la differenza di genere, perché per le donne non è normale come per gli uomini continuare a studiare e l’ho fatto con molti sacrifici, anche con l’invito di molti miei professori a proseguire”. E quando è stata chiamata dall’Università Lateranense per insegnare nel campo teologico “mi hanno fermato dopo un anno perché monaca, anche se miei omologhi uomini sono lì a insegnare. È chiaro allora che la Chiesa ha un problema con la sua teoria di genere”.

Il titolo del libro, agile e dal taglio divulgativo, parte da un “problema” teologico: se Dio in quanto divinità non ha sesso, è maschio o femmina? La risposta è nella Scrittura, perché, ha spiegato Zorzi, “la Bibbia è stracolma di metafore che danno a Dio caratteristiche sia maschili che femminili”. Si può parlare di Dio attraverso l’esperienza umana e dunque possiamo attribuirgli o attribuirle immagini sia maschili (il padre, il salvatore …) sia femminili (la madre, la sapienza …), anche se la cultura prevalente, fortemente patriarcale, che ha elaborato i testi sacri e li ha studiati fino al secolo scorso, ci fa sembrare ciò un po’ strano.

Nel suo pamphlet, l’autrice ha voluto, prima ancora che avanzare soluzioni e risposte sul tema del gender, fare chiarezza sui termini e sulle sottigliezze delle tematica. Per Zorzi la parola “genere” ha quattro significati. Oltre a quello grammaticale, in cui si integra anche il genere neutro, anche se scomparso in italiano, c’è quello legato all’antropologia culturale, quello appunto derivante dagli studi di genere. “Sono degli studi ormai sdoganati anche nella Chiesa e che non negano affatto la natura biologica, il sesso, ma che evidenziano come a un dato sesso la cultura e la società legano visioni e comportamenti non equivalenti alla differenza sessuale”, ha chiarito l’autrice. Insomma maschio e femmina non vogliono dire biologicamente azzurro e rosa, ma se scambiati questi aspetti culturali ci sembrano errati.

Il terzo significato è quello legato alla cosiddetta teoria del gender, “che, anche per alcuni membri della Chiesa, vorrebbe l’identificazione tra gender e sesso, ma nessuno mette in discussione che biologicamente nasciamo maschi o femmine, è solo una confusione di chi non ha compreso gli studi di genere”, ha detto Zorzi. L’ultimo significato è quello del temine inglese “kind”, il raggruppamento fatto per caratteristiche simili.

Il lavoro della teologa non è quello di schierarsi o puntare il dito, ma quello di rendere tutti consapevoli sul tema del genere, tanto discusso in questo momento nella Chiesa, e intende rivolgere un invito proprio alla comunità ecclesiale. “Parlare e confrontarsi, perché laddove si parla significa che si può ancora modificare qualcosa, mentre dove non c’è dialogo vuol dire che diamo un tema per perduto”, ha concluso Zorzi.

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