Enzo Bianchi: vi spiego cos'è (oggi) il Male
Il padre, stagnino, promise alla madre che non avrebbe mai portato con sé sui tetti l’unico figlio, ad aggiustare grondaie. Era però scritto che Enzo Bianchi salisse in alto, in piena umiltà, e rischiasse del suo per gli altri, e ascendesse per poi discendere, le mani sporche di cosa buona. È quello che viene da pensare trovandoselo di fronte, la voce che già racconta chi è l’uomo: calda, profonda, autorevole, con una raschiatura sul fondo, costante. Enzo Bianchi è un gigante con il volto da elfo. E quando l’elfo parla, il silenzio ovunque si fa grato, perché questo dottore in misericordia, con la laurea in economia in tasca e Dio nell’anima, è un intellettuale finissimo, un religioso puro, priore della
comunità monastica di Bose (Biella) da lui fondata nel ’65, aperta a uomini, donne, protestanti, ortodossi, cattolici: qualcosa di rivoluzionario in tempi di integralismi religiosi e di nazionalismi antirazziali. Scrive libri, pareri; raramente si concede per festival e tv, quasi mai per interviste.
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