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Enzo Bianchi "Il dialogo oltre l'egoismo ecclesiale"
Enzo Bianchi "L’enigma del dolore"
La Repubblica - 1 marzo 2021 di ENZO BIANCHI per gentile concessione dell’autore. Non è un mistero ma un enigma mai risolto: quello del dolore, della sofferenza nell’umanità e nel mondo. Enigma che accompagna l’essere umano in tutti i tempi e le culture, che desta domande alle quali non si danno risposte convincenti, che le religioni e le spiritualità tentano di trasformare in mistero, senza peraltro riuscirci.
Enzo Bianchi "Inizia la Quaresima"
Ogni anno ritorna la quaresima, un tempo pieno di quaranta giorni da vivere da parte dei cristiani tutti insieme come tempo di conversione, di ritorno a Dio. Sempre i cristiani devono vivere lottando contro gli idoli seducenti, sempre è il tempo favorevole ad accogliere la grazia e la misericordia del Signore, tuttavia la Chiesa – che nella sua intelligenza conosce l’incapacità della nostra umanità a vivere con forte tensione il cammino quotidiano verso il Regno – chiede che ci sia un tempo preciso che si stacchi dal quotidiano, un tempo “altro”, un tempo forte in cui far convergere nello sforzo di conversione la maggior parte delle energie che ciascuno possiede. E la Chiesa chiede che questo sia vissuto simultaneamente da parte di tutti i cristiani, sia cioè uno sforzo compiuto tutti insieme, in comunione e solidarietà. Sono dunque quaranta giorni per il ritorno a Dio, per il ripudio degli idoli seducenti ma alienanti, per una maggior conoscenza della misericordia infinita del Signore
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Enzo Bianchi "L’enigma del dolore"
La Repubblica - 1 marzo 2021 di ENZO BIANCHI per gentile concessione dell’autore. Non è un mistero ma un enigma mai risolto: quello del dolore, della sofferenza nell’umanità e nel mondo. Enigma che accompagna l’essere umano in tutti i tempi e le culture, che desta domande alle quali non si danno risposte convincenti, che le religioni e le spiritualità tentano di trasformare in mistero, senza peraltro riuscirci.
Commenti Vangelo 28 febbraio 2021 II Domenica di Quaresima
Gianfranco Ravasi "Perché diciamo «Ego te absolvo»"
Perché diciamo «Ego te absolvo» di Gianfranco Ravasi in “ Il Sole 24 Ore ” del 28 febbraio 2021 Confessione. Il teologo protestante Paolo Ricca spiega come nell’atto della assoluzione il ministro della Chiesa si sovrappone a Dio ma non lo sostituisce: viene a rappresentarlo come vicario Forse qualche lettore ha di questo sacramento un pallido ricordo di quand’era ragazzo e si preparava a ricevere la prima Comunione. Certo quel nome «penitenza» e forse lo stesso rituale segreto nel buio del confessionale, gli assegnavano un profilo punitivo, edulcorato ma non troppo nell’altro titolo, «confessione», dai risvolti intimistico-psicologici.
“Verso la Pasqua”: tre verbi e tre amici per attraversare il deserto
Don Francesco Cosentino - pubblicato il 24/02/21 Non possiamo fare Pasqua senza prima aver attraversato il deserto. Questa non è solo un’immagine quaresimale, ma una verità fondamentale della nostra vita che non ha nulla a che vedere con una penitenza umiliante e fine a se stessa: per risorgere occorre lasciar morire molte cose. C’è un luogo da attraversare ed è la nostra interiorità, le cose che si muovono dentro di noi, le bestie selvatiche delle nostre paure, dei nostri sensi di colpa, delle inquietudini, delle rabbie e dei conflitti che ci agitano: man mano che passiamo in questo deserto, possiamo esaminare ogni cosa, respingere il male, tenere ciò che è buono, mettere ordine nel caos delle nostre emozioni e nella confusione interiore che spesso ci impedisce di essere lucidi.