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Rosanna Virgili "Il volto del Dio della tenda"

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Uscire dal tempio e abitare la cittá
PIANO DI LAVORO 2015-2016

Contemplare il volto di Dio

Meditare la parola di Dio non è mai un rifugio per anime belle; piuttosto è una piattaforma da cui tuffarci nell’oceano misterioso e potente del Dio della vita e della verità.
Contemplare il volto di Dio ci aiuta a capire come noi, suoi figli, possiamo e dobbiamo muoverci per riempire di bene e rinnovare i luoghi della convivenza.
La parola di Dio si rivolge direttamente a noi oggi, in questi nostri giorni, con la sua forza dirompente e gravida di speranza come quel giorno, di cui ci parla l’evangelista Luca (Lc 4,16-30), nella sinagoga di Cafarnao. Meditare la parola di Dio significa acquisire conoscenza – con la mente, con i sentimenti, con la volontà – che il nostro oggi è anche l’oggi di Dio.
Con questo spirito Rosanna Virgili ci offre dieci schede per la meditazione di questo piano di lavoro: invitandoci a contemplare il volto di Dio ci aiuta a riflettere sul modo in viviamo questo nostro tempo.

Dieci testi per la meditazione personale e di gruppo.

Contemplare il volto di Dio è il tema unificante delle varie proposte. Dio si rivela al suo popolo Israele dando una legge, stringendo un’alleanza, abitando e camminando con Lui.
Si rivela a noi oggi nella bellezza del creato, nella sua misericordia soprattutto verso i poveri e i piccoli e infine in Cristo nella sua incarnazione, morte e resurrezione.
Approfondire questa storia di amore, misericordia e redenzione ci renderà certamente cristiani più autentici e più solidali con le vicende degli uomini del nostro tempo.

3. Il volto del Dio della tenda
2 Samuele 7, 1-7 
Ha posto la sua tenda in mezzo a noi

PRESENTAZIONE

Il re David si è ormai insediato a Gerusalemme, dopo che l’Arca – simbolo e segno della Presenza del Signore – vi è stata trasportata, tra canti e balli di esultanza (cf 2Sam 6,1ss). Il governo monarchico d’Israele si sta cementando e la dinastia davidica sembra prendere un ottimo avvio, foriero di glorie future. David è re secondo il cuore di Dio, come Egli stesso aveva annunciato, all’inizio, al profeta Samuele, mentre questi veniva inviato a farne l’unzione (cf 1Sam 16,7ss). Pur essendo il più piccolo dei figli di Iesse, in lui il Signore aveva trovato il suo autentico messia, perché: “L’uomo guarda l’apparenza, ma il Signore guarda il cuore” (1Sam 16,7).

PER LEGGERE E COMPRENDERE: governare da una tenda

“Quando il re si fu stabilito nella sua casa (…) disse al profeta Natan: vedi io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto una tenda” (v.2).
Dopo tante battaglie David ha finalmente avuto la sua vittoria contro il nemico più aspro e temibile di Israele, quello dei Filistei e adesso il territorio del suo regno ha trovato anche una capitale: Gerusalemme. David è andato a risiedere, quindi, in una casa degna di un re, costruita, addirittura, con pregiato legno di cedro che il re di Tiro gli aveva fatto edificare come omaggio (cf 1Sam 5,11). David sa bene chi sia stato, però, il fedele alleato che gli ha procurato sì grandi risultati: Dio. Per questo vuole mostragli la sua gratitudine. Se la casa del re è un edificio di lusso, la casa di Dio non può essere una tenda! David cade nella tentazione di vedere Dio ormai più debole di se stesso e cede all’istinto di aiutarlo e dargli una residenza pari alla Sua dignità. Se pur in buona fede, il re certamente pensava che se il suo Palazzo voleva avere una stabilità, dovesse avere di fronte un Tempio atto a legittimare l’autorità e il potere del re. David ha un gran fiuto politico e sa come si debba usare la complicità del divino in una monarchia. Ma proprio questa è la sua tentazione.

“Natan rispose al re: “Và, fa’ quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te” (v3).
Nella tentazione di David cade anche il profeta Natan il quale, con una parola istintiva ed arbitraria, non solo autorizza, ma anche invita il re a costruire una casa a Dio! Anche il profeta – ahimé! - può cadere nella tentazione dell’abuso di Dio. 

“Ma quella stessa notte fu rivolta a Natan questa parola del Signore: “Va’ e riferisci al mio servo David: dice il Signore: forse tu mi costruirai una casa, perché vi abiti? (…)Ma io non sono abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli Israeliti dall’Egitto fino ad oggi sono andato vagando sotto una tenda”(vv.5-6).
Il primo ad essere corretto da Dio è proprio il profeta: egli deve rinunciare ai facili entusiasmi - spacciando la sua parola per quella di Dio! – e andare dal re per farlo riflettere su ciò che sta facendo. Deve ricordare il modo in cui fin dai tempi dell’Egitto, Dio fosse stato a capo di Israele. Non lo aveva governato da un Palazzo celeste, ma facendosi vicino, scendendo accanto a lui, sulla polvere del cammino dell’esodo.
Come Israele si muoveva sotto una tenda, così Dio gli era compagno, amico solidale nel deserto. Dal basso della condivisione del sudore e del duro destino di Israele, un Dio alleato poteva essere guida e sostegno, fedeltà e forza per un popolo che era diretto verso una terra promessa, verso un paese di latte e di miele. David, che oggi vuole rendere solido il suo governo proprio in quel dolcissimo paese, deve sapere la differenza che passa tra un Messia di Israele ed un qualsiasi monarca del Vicino oriente. Quest’ultimo assurge alla condizione divina e domina il popolo proprio con la forza che da ciò deriva, mentre il Messia è semplicemente diacono di un Dio che governa come un Servo.

PER MEDITARE E ATTUALIZZARE

1. La tentazione di usare il nome e la persona di Dio per stabilire delle forme di potere affatto umane è un male mai debellato. Ai profeti il compito di custodire la Parola autentica di Dio presso chi ha ruoli di governo. Come vivi il tuo compito profetico?
2. Il modo di governare voluto dal Dio della Bibbia è diverso da tutti gli altri e consiste in un rovesciamento di prospettiva: Dio governa dal basso della sua alleanza con Israele. Come può oggi la Chiesa fare altrettanto?

PER PREGARE
Liberaci, o Signore, dalla tentazione di David
Quella di renderti schiavo nella tua stessa casa!
Quella di usare il tuo nome per dominare
Di renderti complice dei nostri delitti
Liberaci, o Signore, dall’ansia del potere
E dall’abuso che possiamo fare
Dei tuoi stessi, inestimabili doni
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