Rosanna Virgili "Donna, dammi da bere"
Domenica scorsa abbiamo ascoltato nel Vangelo il dialogo vivace, a ritmo di donna, fra Gesù e la samaritana. Una scena di originale bellezza, anche letteraria, ma soprattutto umana e teologica. Abbiamo voluto tornarci sopra, con questa lectio divina più estesa e puntuale, e poi con voce di donna.
Perché certe scene solo gli occhi e il cuore di donna possono scoprire e rivelare significati e suoni che a noi uomini forse sfuggono. Per questo siamo grati alla prof. Rosanna Virgili, da tempo impegnata sulla frontiera della lettura femminile della Scrittura. Ha coordinato, come tutti sappiamo, il commento di quattro donne ai quattro Vangeli. La ringraziamo per la disponibilità ancora una volta dimostrata, di venire qui con noi.
Invocazione allo Spirito: Fuoco e Luce - Proclamazione: Giovanni 4,5-42
1. Leggere la Parola
1. Il contesto nuziale dei segni. L’incontro di Gesù con la Samaritana è un gioiello letterario incastonato nel capitolo quarto del Vangelo di Giovanni in cui viene a completarsi il primo ciclo di “segni” compiuti da Gesù (cf. 2,1-12: il proto-segno delle nozze di Cana). Vediamo Gesù su un cammino di ritorno “dalla Giudea in Galilea”, che costituisce una sorta di ponte tra il primo ed il secondo segno che Gesù compirà ancora a Cana (cf. Gv 4,46-54: la guarigione del figlio del funzionario del re). Il contesto nuziale in cui era avvenuto il primo segno trova una climax narrativa, ma anche teologica, nell’incontro di Gesù con la donna di Samaria: il compimento dell’alleanza nuziale tra Dio e tutto il popolo riunificato (Nord e Sud, Giudea e Samaria) è vicino alla sua “ora”. Gesù è il re Messia, Salvatore del mondo e sorgente di vita eterna.
2. In tre scene: Gesù che, con i suoi discepoli, arriva a Sicar e, mentre questi ultimi sono assenti, perché impegnati a cercare cibo, si trova solo con la donna samaritana (vv. 5-26); il ritorno dei discepoli e il dialogo sul cibo, mentre, contemporaneamente, la donna giunge in città (vv. 27-38); gli abitanti di Samaria che vengono da Gesù e credono nella sua parola (vv. 39-42). L’arte narrativa di Giovanni è superba nel creare quadri di incontro, di dialogo, di intimità (cf. Gv 3,1-15; 8,1-11; 12,1-8; 20,11-18; 21,15-19).
3. Domande e risposte: nella conversazione abbiamo sette coppie di domanda e risposta. Le notizie riguardo la ragione per cui Gesù decidesse di lasciare Gerusalemme, sembrano di cronaca, ma servono, piuttosto, a preparare la scena che è al centro della pericope (vv. 5-26) e che mette a fuoco il pozzo di Sicar dove avviene il prodigioso convegno. L’antefatto è relativo al rapporto difficile che si era creato tra Gesù e i farisei, a causa dell’attività battesimale di Gesù (sebbene Gesù non battezzasse personalmente: cf. Gv 4,2) che, forse, i farisei non accettavano ancora o non volevano che si confondesse con quella del Battista. L’incontro con la donna sarà l’occasione per illustrare quale fosse il vero “battesimo” di Gesù.
Ritornello meditativo: L'acqua che io vi darò - Rilettura personale: Giovanni 4,5-42
2. Meditare la Parola
1. Sicar/Sichem e il tema dell’Alleanza: la scena si fissa sulla città di Sicar. Una tappa importante, visto che Gesù e i suoi compagni vi resteranno fermi per due giorni (cf. v. 43). Il nome di questa città di Samaria è carico di memoria; probabilmente prossima o addirittura una omonima della stessa antica città di Sichem, luogo legato all’Alleanza, il pilastro teologico di tutta la Bibbia e della fede di Israele. Sichem ricorda il “dono” di Giacobbe a suo figlio Giuseppe – una tribù del Nord – ma, ancor prima, il padre di tutti gli ebrei che è Abramo il quale, nel suo viaggio da Ur dei Caldei, insieme alla sua famiglia, vi si fermò (cf. Gn 12,6). Sichem era presso la quercia di More, quella stessa (=Mamre) dove Abramo, in seguito, ricevette la visita dei tre uomini che gli portarono la notizia della nascita di Isacco, il figlio della promessa (cf. Gn 18,1ss). Un nome e una località che fa risuonare in ogni orecchio ebreo – e non solo samaritano - il Patto che Dio ha stabilito con il suo popolo, come ricorda ancora il libro di Giosuè (cf. Gs 24,25). Tenendo conto del peso teologico che avesse Sichem, Gesù dovette consapevolmente farvi tappa.
2. Il pozzo e i temi della sete, dell’acqua e della nuzialità. Gesù che siede al pozzo e l’arrivo di una donna richiamano il tema della nuzialità. Numerosi sono gli incontri che nei racconti patriarcali ed esodici avvenivano ai pozzi e che, spesso si traducevano in occasioni per combinare matrimoni: si pensi a Giacobbe e Rachele, a Mosè e le sette figlie di Ietro (tra cui Zippora, che diventerà sua moglie), o al servo di Abramo che cercava una moglie per Isacco (cf. Gn 29,9ss; Es 2,15bss; Gn 24,11ss).
3. A partire dalla sete di Gesù: il dialogo tra Gesù e la Samaritana inizia a causa della stanchezza e della sete di Gesù, il quale rompe il silenzio chiedendo: “Dammi da bere” (Gv 4,7). Solo un’altra volta in Giovanni, Gesù griderà: “Ho sete” e lo farà in un’altra ora sesta (come questa: l’ora del mezzogiorno), quando verrà innalzato sulla Croce (cf. Gv 19,14). Un grido lanciato a tutta l’umanità, perché avesse pietà di un assetato che lotta tra la vita e la morte. Gesù rivive l’esperienza dell’Esodo e la sete del popolo appena uscito nel deserto, dopo il passaggio del Mar Rosso (cf. Es 15,22-27; 17,1-7). Ma la sete di Gesù non verrà sedata né sulla Croce (gli fu dato dell’aceto intinto con un ramo di issòpo per renderla ancora più aspra, cf Gv 19,28); né qui, dove la donna oppone le sue realistiche barriere.
4. Chi è che ha sete? Alle obiezioni della donna Gesù replica spostando la comunicazione su di piano teologico e spirituale, rivelando alla donna che sia lei l’assetata, lei ad aver bisogno di “acqua” e che Lui ha dell’“acqua viva”. E le spiega la differenza tra l’acqua che ha dato Giacobbe e quella che adesso darà Lui: la prima non estingue la sete, la seconda sì. L’acqua che viene da Gesù non ha bisogno di essere attinta al pozzo, ma è una sorgente (pèghe) che viene dall’intimo della sua Persona. C’è una differenza linguistica precisa tra “pozzo” (phrèar) e “sorgente” (pèghe): l’acqua del pozzo appartiene alla terra; la sorgente di Gesù appartiene all’interiorità del cuore, dell’anima e dello spirito. Nei Salmi e nei testi dei Profeti è espressa la sete di Dio: la Sua Parola e la Sua Sapienza sono fonte di acqua viva (Sal 42,3; 63,2; cf. Ger 2,13; Sir 24,21; Is 55,1).
5. La verità della vita: la donna cede alla proposta dell’acqua di Gesù. Ma Gesù sposta il dialogo sul piano esistenziale: la verità della donna è che non ha marito, pur avendone avuti cinque e convivendo con un sesto compagno (cf. vv. 16-18), perché nessuno degli uomini che ha avuto ha saputo colmare la sua sete. La sete della donna è sete di Dio e Gesù indica che nessun “monte” (né Sion né il Garizim) sia il luogo dove adorarLo, ma nello “spirito e verità”, in quel “parlarsi” che Lui e la donna stanno facendo (cf. vv. 19-26). Da quella Parola, la fonte di “acqua che zampilla in vita eterna” (v. 14). Gesù diventa simbolicamente il settimo e unico “marito” della donna di Samaria.
6. Il tema del dono e dello Spirito. L’acqua che viene da Cristo è attinta come dono. Così come l’Eden era vivificato dal fiume che andava ad abbracciare il mondo in quattro canali (cf. Gn 2,10-13) e come nel tempio escatologico della nuova Gerusalemme una fonte d’acqua sgorgherà (cf. Ez 47,1-12; Ap 22,1-2), così l’acqua dello Spirito viene donata in Cristo a chiunque lo cerchi e accolga la sua sovranità. Questo è il Suo Battesimo.
Ritornello meditativo: L'acqua che io vi darò - Silenzio - Musica
3. Vivere la Parola
- Il viaggio e l’incontro: l’importanza di uscire da sé stessi e cercare nell’altro/Altro la propria verità. - L’acqua e lo Spirito come dono di “nozze”: la Parola del Signore come sorgente di “vita di eternità”, nell’alleanza creata nello Spirito.
- Il vero “tempio” dove rivolgere il culto a Dio: il dialogo umano-divino nella sete e nella fame “eucaristica”.
Silenzio - Musica - Canto: Dammi da bere
3. Condividere la Parola: interventi brevi….
4. Pregare la Parola
1. Signore Gesù, la tua Chiesa diventi per ogni persona un pozzo al quale attingere l'acqua della salvezza, un luogo di dialogo e incontro rispettoso, per dissetare chi ha sete di vita e verità.
2. Signore Gesù, che hai chiamato beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, rendici capaci di superare pregiudizi e ostilità, per costruire un mondo più solidale e fraterno.
3. Signore Gesù, che hai accolto, difeso e rispettato le vittime di ogni violenza, aiutaci a praticare l'accoglienza e la tenerezza, per guarire ogni ferita e ridare fiducia a chi si sente emarginato.
4. Signore Gesù, insegnaci le vie del dialogo fra appartenenze e identità, al di là dei pregiudizi, perché possiamo riscoprire i percorsi per adorare insieme Dio, in spirito e verità, e annunciarlo con libertà.
Canto finale: Se tu conoscessi il dono di Dio
Fonte: LectioDivina