Enzo Bianchi Lectio divina Neanche io ti condanno
L'episodio evangelico dell'adultera, perdonata senza condizioni da Gesù dentro il recinto del tempio, mentre scribi e farisei premevano per sentire una condanna chiara e senza misericordia, è una scena ricca di suspense, ma anche al limite dello scandalo. Di fatto questo brano non ha trovato facile accoglienza dentro i Vangeli, proprio per lo sconcerto che suscitava, come sentiremo questa sera. Una scena delicata ma anche ad alto rischio per Gesù, e provocatoria per tutti noi. Abbiamo chiesto a fr. Enzo Bianchi, ormai amico stabile dei nostri incontri, di aiutarci a cogliere la ricchezza e la novità del messaggio. Lo ringraziamo di cuore.
1. Leggere la Parola
1. Questa sera siamo convocati dalla parola del Signore per ascoltare il Vangelo, per contemplare la misericordia infinita di Dio. È una parola del Signore rivolta a tutti noi: narra l'incontro fra Gesù e una donna sorpresa nell'adulterio. Questo famoso testo è stato collocato nel quarto vangelo solo dopo aver a lungo peregrinato da un vangelo all’altro, perché il suo contenuto era ritenuto scandaloso dagli stessi cristiani… È inserito al c. 8 di Giovanni, prima del v. 15, dove Gesù dice: "Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno". Non c'è nulla che faccia supporre che la donna sia pentita, Gesù la perdona senza richiedere nessuna garanzia.
2. I Padri d'Oriente non conoscevano questo testo fino al mille; ma anche al Concilio di Trento alcuni vescovi volevano toglierlo dal Vangelo. Anche il linguaggio, il tema, lo stile non sembrano di Giovanni e con il contesto del capitolo 8 non ha legame. Pare piuttosto di Luca, e precisamente sarebbe da inserire alla fine del capitolo 21,37 dove si accenna all'abitudine di Gesù di frequentare il tempio e là parlare, e poi la notte se ne usciva e pernottava fuori. È un brano che imbarazza anche noi, adesso.
2. Meditare la Parola
1. All’alba Gesù si reca al tempio di Gerusalemme e il popolo accorre a lui per ascoltare il suo insegnamento. Ed ecco che gli si avvicinano alcuni scribi e farisei: costoro non sopportano che Gesù sia venuto a chiamare i peccatori, non i giusti, né riescono a capire il fatto che egli accolga i peccatori e mangi con loro; tanto meno possono accettare che egli rivolga loro parole come: «I pubblicani e le prostitute vi precedono nel regno di Dio» (Mt 21,31). Per questo gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora, Mosè nella Legge ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?».
2. Il loro ricorso alla Legge è formalmente corretto (cf. Lv 20,10; Dt 22,22-24), ma il loro cuore è abitato da odio e da intenzioni cattive: «tentano» Gesù, lo mettono alla prova per trovare una contraddizione tra lui e la Legge di Dio, in modo da poterlo condannare. Quella squadra del buon costume, era formata di scribi e farisei: gli scribi erano, per dirla con nostri termini, gli esperti (i teologi) e i farisei erano laici rigorosi e militanti. Notate che si tratta di una donna anonima, per loro strumento per mettere alla prova Gesù: della donna non importa nulla a loro, la riducono a oggetto, la trascinano per usarla come caso giuridico per contestare Gesù. Si sentivano irreprensibili, e quindi autorizzati a condannare: è una vecchia mania religiosa. Invece Gesù amava frequentare questa gente disprezzata: prostitute, pubblicani, samaritani.
3. Essi attendono una risposta da Gesù, che sta insegnando, seduto (e quindi con una certa solennità): lo dichiarano Maestro, ma per poi cercare di incastrarlo. Immaginiamo la scena: la donna là in mezzo, attorno gli accusatori da una parte; dall'altra parte Gesù, con i discepoli. Nessuno ha fatto domande alla donna, l'accusano con durezza e basta. Ma Gesù si limita a scrivere misteriosamente con il dito per terra finché, incalzato con insistenza, esclama: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Ma chi di noi è senza peccato? Se mai, siamo abili a nascondere con cura i nostri peccati, affrettandoci ad accusare con più violenza chi invece è costretto a mostrarli pubblicamente: e così non capiamo che il peccatore manifesto è solo il segno visibile della condizione di ciascuno di noi, tutti peccatori, tutti bisognosi della misericordia di Dio, come dell’aria che respiriamo, come dell’acqua e del pane quotidiano… Solo Gesù, essendo senza peccato, poteva scagliare una pietra, ma non lo fa. Allora gli accusatori se ne vanno mestamente, «uno per uno, cominciando dai più anziani», e lasciano Gesù solo con la donna: «rimasero solo loro due, la misera e la misericordia», commenta con grande intelligenza sant’Agostino.
4. Ed ecco la straordinaria conclusione del racconto: «Alzatosi, Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù conclude con questa affermazione straordinaria, e dice a lei: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”». Chiamato a scegliere tra la Legge e la misericordia, Gesù sceglie la misericordia senza mettersi contro la Legge, perché sa distinguere il peccato dal peccatore. La Legge è essenziale quale istanza in grado di indicare il peccato; ma una volta infranta la Legge, di fronte al peccatore concreto, alla peccatrice concreta, deve regnare la misericordia!
3. Vivere la Parola
1. Nessuna condanna, solo misericordia: qui sta l’unicità di Gesù, rispetto all’Antico Testamento, ma – va detto – anche rispetto a comportamenti registrati nella vita della chiesa nascente. Perché ogni volta che Gesù ha incontrato un peccatore lo ha assolto dai suoi peccati e non ha mai praticato una giustizia punitiva; ha esortato con forza, ha pronunciato i «Guai!» in vista del giudizio, ma non ha mai castigato nessuno: Gesù sapeva distinguere tra la condanna del peccato e la misericordia verso il peccatore. Gesù ha detto: va' verso te stessa (lek lekà), ritrova la sorgente del tuo amore, e non peccare più.
2. Questo il messaggio sconvolgente della misericordia di Dio che cancella ogni peccato, del suo perdono preveniente anche rispetto alla nostra conversione. Nessuno è mai ridotto al proprio peccato, per Dio noi siamo di più, c'è una speranza nuova. Qui sta la singolarità scandalosa di Gesù, rifiutata da chi si ritiene giusto, accolta dai peccatori: chi si riconosce peccatore, infatti, può sperimentare che la misericordia di Dio in Gesù Cristo rende possibile ogni giorno un nuovo inizio. E così è reso capace di usare tale misericordia nei confronti degli altri, tutti peccatori, tutti coperti dall’inesauribile misericordia di Dio.
3. Ogni volta che vediamo il male, il delitto, l'offesa all'amore, noi non sappiamo la sua debolezza, la sua fragilità, gli aiuti che sono mancati al peccatore. Non conosciamo la storia delle rabbie interiori, delle ferite: non sta a noi giudicare, non sta a noi condannare. La Chiesa ha voluto il testo nel cammino di Quaresima: per illuminare il nostro cammino. È un ideale difficile, nella routine dei giorni: e perdonarsi a volte è difficile. Giovanni Paolo II diceva: "Leggendo e meditando la Bibbia poco per volta sono riuscito a capire che secondo il Vangelo non c'è mai una giustizia che non contenga dentro la misericordia e il perdono" (in un messaggio del 2000). Davanti a Dio abbiamo tutti bisogno della misericordia.
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5. Pregare la Parola
1. Ti affidiamo, Signore, tutti i cristiani, perché scoprano la forza della misericordia e del perdono che aprono vie nuove e rompono catene pesanti.
2. Ti affidiamo, Signore, tutte le famiglie che vivono situazioni di difficoltà. Dona il balsamo della tua misericordia in tutte le case perché profumino ancora d'amore.
3. Ti affidiamo, Signore, tutte le persone che fanno fatica a perdonare, a fare il primo passo, a riconoscere i propri errori. Lenisci le ferite che sanguinano e illumina i cuori induriti.
4. Ti affidiamo, Signore, tutte le persone che si sentono schiacciate dai loro peccati e non hanno coraggio di avvicinarsi a te, fa sentire loro la nostalgia del tuo abbraccio e corri loro incontro per abbracciarle.