CARTA EDUCATIVA (7) Paola Radif
Paola Radif |
CARTA EDUCATIVA
7. VIVERE CON RESPONSABILITA' LA SCUOLA
Una certa mentalità disfattista che serpeggia oggi nel mondo giovanile tende a presentare la scuola come un peso di cui sbarazzarsi al più presto e in maniera il più possibile indolore.
Il concetto di studio come dovere, come imposizione, come giogo da scrollarsi di dosso mi sembra che sia determinato da diverse cause, a cui gli adulti non sono affatto estranei.
Studiare è bello, creativo, entusiasmante. Un obiettivo raggiunto è ogni volta esaltante perchè proietta verso il prossimo traguardo. Ma chi può trasmettere ai giovani tanto entusiasmo?
Prima di tutto la famiglia, con l'esempio dei genitori che ricordano con piacere il periodo della scuola, dai primi anni alle superiori e per alcuni forse fino alla laurea. Ci saranno stati dei sacrifici, in termini economici, e anche in fatto di tempo da dedicare allo studio si sarà trattato di rinunciare a qualche programma con gli amici, a momenti di svago e di vacanza ma ne valeva la pena! Le vacanze si possono recuperare, una partita di pallone si potrà sempre organizzare in altra data, ma l'impegno per raggiungere la maturità, o un diploma, o una specializzazione che mi possa lanciare con più sicurezza nel mondo del lavoro, questo è un presupposto necessario e determinante. La cultura è importante, l'ignoranza non mi può dare niente. La formazione, l'apertura mentale che mi viene dallo studio, dalla conoscenza di tante cose, tutto questo è impagabile.
Ed ecco, poi, fuori dall'ambito familiare, l'altra categoria di persone direttamente responsabili della trasmissione gioiosa del sapere: quella degli insegnanti, figure emblematiche nella vita dei giovani, che, se hanno saputo svolgere bene il loro compito, avranno a lungo un posto nella memoria grata dei loro studenti.
La Parola di Dio
"Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa... Quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?" Lc 14, 28-31.
Per la riflessione
In tutte le fasi della vita è bello avere un progetto, ma non un sogno su cui fantasticare, sperando che si realizzi. Un progetto è ben di più: porta in sè un impegno costante e tante difficoltà, contrattempi, ostacoli. Ma promette un risultato.
Per ogni cristiano, tutta l'esistenza è un grande progetto, non una fantasia: è come una chiamata alla responsabilità che si manifesta nei vari momenti, a seconda dell'età e dei doveri del proprio stato. Dall'infanzia all'adolescenza c'è il lungo periodo della scuola, che può essere vissuto cercando di impegnarsi al massimo oppure, al contrario, tergiversando in attesa di arrivare alla fine senza troppa fatica.
È evidente che lo studio fatto bene, col gusto di conoscere e apprendere nuove discipline diventa un patrimonio di grande valore perchè garantisce la maturazione umana del giovane e lo aiuta a inserirsi consapevolmente nei tanti ambienti in cui sarà chiamato ad agire.
Parliamo dunque di un progetto che dura tutta la vita, che ha nella scuola i fondamenti di un sapere completo, un progetto che non abbiamo fatto noi, ma che portiamo avanti per incarico di Dio stesso e nella sua volontà.
Paola Radif