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Il salmo responsoriale (Blog di Matias Augè)

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Rispondiamo alla parola di Dio con il salmo chiamato giustamente “responsoriale”. Questo è scelto in funzione della prima lettura, come una eco della parola di Dio, che è stata appena ascoltata. E’ dunque importante che l’assemblea possa cantare il salmo o almeno il ritornello, chiamato antifona, che generalmente è un versetto di questo salmo. Questa è la lode o la supplica dell’assemblea in risposta alle meraviglie compiute dal Signore.
            La parola greca salmo significa “azione di tirare o di toccare con una corda per farla suonare”, in riferimento a Davide, il “salmista” per eccellenza, dal momento che si attribuiscono a lui numerosi salmi e lo si rappresenta con un’arpa in mano. Il salmo presuppone un’esperienza personale profonda che strappa un grido, un lamento, una lode, un canto d’amore. E’ per questo che ci rallegriamo profondamente di ciò di cui facciamo esperienza.
            Ci sono dei begli esempi biblici di lode spontanea in conseguenza dell’azione di Dio:
-Dopo la traversata del Mar Rosso al tempo dell’Esodo, Mosè, sua sorella Miriam e gli israeliti  celebrarono il Signore “che ha gettato in mare cavallo e cavaliere” (Es 15,1-18).
-Dopo la nascita di suo figlio Samuele, Anna glorificò Dio perché “la sterile ha partorito sette volte” (1Sam 2,5).
-Dopo essere stato guarito dalla sua cecità, Tobia lodò il Signore che “ricostruirà in te il suo tempio con gioia” (Tb 13,11).
Anche noi vogliamo rispondere a Dio che ci parla lodandolo, benedicendolo, implorandolo.
            A volte, i salmi ci sembrano violenti, troppo bellicosi; si parla di sterminare i cattivi, di annientare gli empi, ecc. Dalla messa o dagli uffici di preghiera sono stati tolti anche i versetti più imbarazzanti. Ma non dimentichiamo che il combattimento spirituale si compie prima di tutto in noi. Nessuno è cattivo dalla testa ai piedi e dal mattino alla sera; invece, in noi c’è una parte che non è totalmente rivolta verso Dio. Quando preghiamo questi salmi, per “cattivi” o “empi” possiamo intendere ciò che c’è di “cattivo” e di “empio” in noi. In questo modo, vogliamo chiedere a Dio di combattere questo male che è in noi e di annientarlo.
            Pregando i salmi, ci uniamo alla preghiera di Cristo e degli apostoli che, come tutti i buoni ebrei, sapevano questi testi a memoria e non hanno smesso di meditarli e di utilizzarli. I salmi ci aprono alla comprensione della Bibbia.
 
Fonte: P. Desthieux, La Messa… finalmente l’ho capita del tutto!, Messaggero, Padova 2010, pp. 121-122.
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