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Domenica Palme: S. Ambrogio Dall’Esposizione del Vangelo secondo Luca, IX, 3-16 passim (da Undicesima Ora)

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COMMENTO PATRISTICO *



Dunque, il puledro con l’asina stava nel villaggio, ed era legato. Non si poteva sciogliere se non per un ordine del Signore. E lo sciolsero le mani degli apostoli: tanto potente è l’azione, tanto potente la vita, tanto potente il dono. Sii anche tu tanto potente, da riuscire a sciogliere quanti sono legati.

Esaminiamo ora chi mai fossero coloro che, quando fu scoperto il loro errore, furono scacciati dal paradiso e tenuti legati in un villaggio. Però tu vedi che come la morte li aveva espulsi, cosi la Vita li chiamò nuovamente a sé. ...

Ma quegli incaricati, quando sciolsero il puledro, forse che si servirono delle proprie parole? Per nulla affatto, ma dissero come gli aveva detto Gesù, perché tu devi apprendere che non con i loro propri discorsi ma con la Parola di Dio, e nel Nome di Cristo non nel proprio essi disseminarono la fede nei popoli Gentili, e le potenze nemiche, le quali pretendevano per sé l’omaggio delle nazioni, si ritrassero davanti al comando divino.

Per questo anche gli apostoli pongono le loro vesti sotto i piedi di Gesù, perché dovevano far vedere l’eccellenza della loro azione mediante la predicazione del Vangelo; difatti comunemente, nelle Scritture divine, le vesti indicano le virtù e queste, anche con la propria efficacia, dovevano addolcire almeno un poco la durezza delle Genti, affinché esse, con premurose attestazioni d’affetto, offrissero il comodo servizio di un felice trasporto. Effettivamente il Signore del mondo non provò gusto a farsi portare a dorso d’un’asina, per dare nell’occhio, come si fa in pubblico; ma nelle segrete intenzioni del mistero Egli voleva sellare l’intimità della nostra mente e assidersi nell’intimo raccoglimento delle anime come un mistico cavaliere che sta seduto all’interno, cavalcando vorrei dire col corpo della divinità, intento a far camminar nella giusta direzione i passi della mente, e a imbrigliare le sfrenatezze della carne, per domare con la guida della pietà i sentimenti del popolo Gentile, dopo averli assuefatti. Fortunati coloro che hanno un siffatto cavaliere seduto spiritualmente sui loro fianchi, sì, fortunati coloro la cui bocca, per non finir di perdere il controllo col suo multiloquio, è stata stretta dalle briglie della Parola celeste!

Che cosa sono queste briglie, fratelli? Chi mai mi potrebbe mostrare come riescono a tener stretta o a sciogliere la bocca degli uomini? Mi ha indicato tali briglie colui che ha detto: Affinché mi sia data la parola quando apro la bocca (Ef 6, 19). Perciò la parola è queste briglie, la parola è il pungolo e per tale motivo è duro per te ricalcitrare contro il pungolo. Costui ci ha insegnato ad aprire il cuore, ad avvezzarci al pungolo, a portare il giogo. Un altro ancora ci insegni a sopportar le briglie alla bocca: perché il silenzio è virtù più rara del parlare. E t’insegni certamente colui che come un muto, gli occhi rivolti a terra, non aprì la bocca, pronto a ricevere i flagelli senza ricusare i colpi, per lasciarsi piamente cavalcare da Dio.

Impara dai familiari di Dio a portare su di te il Cristo, Egli per primo ha portato te, quando come un pastore, riconduceva a casa la pecora smarrita; impara a sottoporgli affettuosamente il dorso della tua mente, impara a stare sotto al Cristo, per poter stare sopra al mondo. Non è di tutti portare con facilità il Cristo, ma di chi può dire: Mi sono piegato, mi sono umiliato tanto, ruggisco per i gemiti del mio cuore (Sal 37,9). Se poi desideri di non sdrucciolare, posa il piede ben lavato su le vesti dei santi, che già conosci.

Bada di non camminare con i piedi infangati, bada di non abbandonare, andando in una direzione opposta, le vie maestre dei profeti che per te sono state regolarmente spianate. Infatti, affinché le Genti venture potessero avanzare con maggior sicurezza, coloro che precedevano Gesù resero praticabile la strada con i propri indumenti, fino al tempio di Dio. Perché tu possa camminare senza difficoltà, i discepoli del Signore, spogliatesi del mantello del proprio corpo, col loro martirio ti hanno spianato la via in mezzo all’ostilità della calca. ...

Non disprezzare dunque questo asinello; in realtà, come lupi rapaci stanno sotto vesti di pecore, così, al contrario, sotto l’apparenza di una bestia sta l’io nascosto del cuore, poiché sotto le spoglie del corpo, che abbiamo in comune con gli animali, vive un’anima piena di io. E san Giovanni ha fatto vedere ancora che tutto ciò si riferisce all’immagine dell’uomo, aggiungendo che essi presero il fior fiore delle palme; infatti il giusto fiorisce come una palma (Sal 91, 13).

E pertanto, quando ormai giungeva il Cristo, venivano alzati sopra le spalle degli uomini i trofei della giustizia e le insegne dei trionfi. Perché la folla si meraviglia che Egli operi il mistero? Benché non sappia che cosa stia ammirando, tuttavia è piena di meraviglia perché su quel puledro è seduta la Sapienza, sta salda la Potenza, sta in sella la Giustizia. ...

È bello quanto abbiamo letto: secondo Luca le folle, lodando Dio, accorsero verso il pendio del monte, per indicare che Colui il quale opera il mistero spirituale era disceso per loro dal Cielo. Ecco che la turba lo riconosce Dio, lo chiama re, rammenta la profezia: Osanna al Figlio di Davide; essa cioè proclama che il Redentore della casa di Davide, Colui che anche secondo la carne è l’atteso figlio di Davide è ormai venuto: e questo dice quella turba, che poco tempo dopo lo avrebbe crocifisso. Questa caratteristica dell’agire divino è veramente memorabile: estorcere loro malgrado una testimonianza contraria alle loro convinzioni, perché, mentre rinnegavano col cuore la sua divinità, la riconoscevano con le parole.

Per questo c’è anche quella frase del Signore: Se questi tacessero grideranno le pietre. E non c’è da meravigliarsi che i sassi, contro la loro natura, facessero risonare le lodi del Signore, se lo glorificano i suoi carnefici, più duri dei macigni; o forse è da dire che, quando ormai i Giudei erano ridotti al silenzio, dopo la passione del Signore, le pietre vive, come dice Pietro, si sarebbero messe a gridare. Dunque la folla, benché con sentimenti contraddittori, nonostante tutto accompagna in corteo e tra le acclamazioni Iddio che entra nel suo tempio.

* Dal Sussidio biblico-patristico per la liturgia domenicale, a cura di don Santino Corsi, ed. Guaraldi
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