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Alberto Carrara "Ho chiesto a una intelligenza artificiale di scrivere l’omelia di oggi"

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Esiste una applicazione che usa l’intelligenza artificiale: è ChatGPT. Le ho chiesto: “Scrivimi una omelia per la ventunesima domenica del tempo ordinario per un pubblico adulto. Vangelo: Matteo 16,13-20”.

Ecco il risultato

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore,

Oggi, nella ventunesima domenica del tempo ordinario, siamo chiamati a riflettere su un passo del Vangelo secondo Matteo (Mt 16,13-20) che ci offre una delle confessioni più significative di Gesù come il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Questo brano ci invita a esplorare la nostra fede, la nostra comprensione di Gesù Cristo e il significato della Chiesa che Egli ha fondato.

Nel Vangelo di oggi, Gesù si trova con i suoi discepoli nella regione di Cesarea di Filippo. Inizia ponendo una domanda cruciale: “Chi dice la gente sia il Figlio dell’uomo?” Questa domanda è fondamentale perché ci sfida a confrontare le opinioni della società con la nostra fede personale. Che cosa sentiamo dire su Gesù? Che cosa crediamo davvero di Lui?

I discepoli rispondono menzionando le varie opinioni che circolano tra la gente: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti.” Queste risposte indicano una confusione diffusa riguardo all’identità di Gesù, una confusione che a volte persiste ancora oggi.

Ma poi Gesù fa un passo avanti e pone una domanda più personale ai suoi discepoli: “Ma voi, chi dite che io sia?” Questa è la domanda chiave, non solo per i discepoli allora, ma anche per ciascuno di noi oggi. Chi diciamo che sia Gesù? Qual è la nostra confessione di fede?

La risposta di Pietro è chiara e diretta: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente.” Pietro ha riconosciuto in Gesù il Messia atteso, il Figlio di Dio, colui che porta la vita eterna. Questa è la confessione di fede fondamentale che forma il cuore del cristianesimo. È la roccia su cui Gesù costruirà la sua Chiesa.

Ecco un punto importante: Gesù non costruirà la sua Chiesa su pietre o mattoni, ma su quella confessione di fede. La Chiesa è fondata sulla fede in Gesù Cristo come il Figlio del Dio vivente. Questa è la base su cui costruire la nostra vita spirituale.

La confessione di Pietro ci insegna anche che la fede è un dono divino. Non possiamo giungere a questa confessione da soli, ma è Dio che ci rivela chi è Gesù. È un’illuminazione interiore che ci guida a riconoscere in Cristo il nostro Salvatore.

Tuttavia, non è sufficiente solo credere. Gesù ci chiama anche a seguire. Dopo la confessione di Pietro, Gesù parla della sua missione, della sua sofferenza e morte imminente. Ciò ci ricorda che la fede in Cristo ci impegna a vivere secondo i suoi insegnamenti, a portare la croce e a seguirlo, anche quando ciò comporta sacrificio.

Infine, Gesù dà a Pietro le chiavi del Regno dei Cieli. Questo simbolismo rappresenta l’autorità che Gesù conferisce alla Chiesa di predicare il Vangelo e di perdonare i peccati. È un incarico solenne e una responsabilità che condividiamo come membri della Chiesa.

In questa ventunesima domenica del tempo ordinario, riflettiamo sulla nostra confessione di fede. Chi diciamo che sia Gesù? E, più importante ancora, viviamo di conseguenza? Siamo disposti a seguire il Signore, a prendere la nostra croce e a testimoniare la sua verità nel mondo?

Che il nostro Dio vivente ci guidi e ci sostenga mentre cresciamo nella nostra fede in Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente. Amen.

Nota

GPT è un predicatore discreto. Conosce il passaggio del Vangelo e lo commenta discretamente.

Mi sembra però che quello che dice sia piuttosto noto, talvolta scontato. Manca di attrattiva. D’altronde non conosce né chi deve tenere l’omelia né i destinatari, designati con indicazioni molto, troppo generiche.

Ma è possibile comunque un confronto onesto. Questa “anima” che sembra mancare a una Intelligenza Artificiale c’è sempre, o per lo meno, spesso, nelle omelia delle nostre chiese?

Fonte: La barca e il mare


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