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Vito Mancuso «Essere credente significa cercare e non mentire mai»

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intervista a Vito Mancuso
10 dicembre 2025

Martedì 9 dicembre era il suo compleanno e ha ricevuto tanti auguri, anche da molti sacerdoti.

Certo, non quelli che lo considerano un eretico, «però ce ne sono tanti che mi scrivono e mi dicono di continuare, che il percorso che sto facendo è utile anche per loro. Altri mi considerano un anticristo e intimano di non leggere i miei libri». Teologo laico e filosofo, docente all'Università degli Studi di Udine, Mancuso lacera molte certezze della Chiesa e della fede cattolica, illuminandone altre. È ospite a Torino, sabato al Teatro Gobetti alle 12, del Festival del Classico che comincia oggi come sempre guidato da Luciano Canfora. E sarà proprio Canfora ad affiancarlo nell'appuntamento Le Beatitudini nei Vangeli secondo Luca e Matteo

Mancuso, punti fermi non ne abbiamo più. Neppure la Chiesa pare riuscire a esercitare la sua incidenza. Cosa sta succedendo? …

«È quello che si chiama la morte di Dio, ovvero il nichilismo. Laddove questo Dio va inteso non tanto in senso teologico ma sociopolitico. Dio non è più un punto di riferimento per la polis, per la città, per la società, per la collettività. Tutto questo genera disorientamento, spaesamento». 

Ma se Dio è morto, noi che facciamo? 

«In quanto energia immateriale intelligente che è all'origine del cosmo, quale io penso che sia, Dio non muore. II problema siamo noi, che ci troviamo sfilacciati. La nostra società vive un momento di dissoluzione, non c'è più un'idea forte che ci tenga insieme». 

Il valore del suo dialogo con Canfora sarà quindi anche politico? 

«Mi auguro di sì. Un incontro tra una prospettiva filosofico-teologica come la mia e una storica e da non credente quale mi risulta essere quella di Canfora, sulla carta può essere veramente qualcosa che introduce un elemento di aggregazione». 

Quali sono le differenze tra le Beatitudini per Luca e per Matteo? 

«Luca dice semplicemente: "Beati i poveri", con un evidente valore sociale. Matteo parla invece dei "poveri in spirito", spostando tutto sul piano interiore. Nel primo caso sono beati gli ultimi della società, nel secondo è beato chi non è sazio del proprio io, chỉ custodisce dentro di sé un'attesa, un ascolto, uno spazio vuoto aperto a un significato ulteriore. Non sapremo mai quale forma abbia usato Gesù, forse entrambe in due momenti diversi: Luca situa il discorso in un luogo pianeggiante, Matteo sul monte». 

Cosa l'ha portata a percorrere una strada altra, nella religione, rispetto a quella che ci hanno insegnato e che lei stesso ha studiato? 

«Sta tutto nella frase di Albert Schweitzer che campeggia sul mio sito: "La sincerità è il fondamento della vita spirituale". Ho semplicemente deciso di non mentire mai, innanzitutto a me stesso. Dunque quei dogmi della Chiesa, in cui sono cresciuto e mi sono formato, che mi risultano ostici all'intelligenza, che non giudico coerenti, che non approvo nella mia coscienza morale, non li contesto per abbattere il senso della vita spirituale, ma per rifondarla sulla base della sincerità». 

Quindi, lei in cosa crede? 

«Essere credente, per me, non vuol dire appartenere a un'organizzazione. Essere credente significa ricercare continuamente e non mentire mai. Poiché siamo a Torino, mi permetto di citare un nome: Piero Martinetti, il più grande filosofo italiano del Novecento. Il mio ultimo libro gli è dedicato. Io sono nella sua scia: un grande credente, avversato dal cattolicesimo e dal comunismo, morto abbandonato, oggi quasi sconosciuto». 

Tra i quattro dogmi che lei rifiuta c'è quello del peccato originale. Quindi: non nasciamo tutti peccatori? 

«È chiaro che non è vero. È l'errore più grande. Utilizzo un termine neutro, si potrebbe dire di peggio». 

Lo dica. 

«È un delitto contro la natura umana, che non è peccatrice. È caotica, semmai. Ognuno di noi nasce con un caos indeterminato dentro di sé, e cerca la luce. Ma quel caos non è malvagio. Pensare che si nasca in inimicizia con Dio e che serva il sangue di suo figlio sulla croce per sanarla, e che si debba ricorrere poi al battesimo… è terribile. Per l'uomo, e anche per Dio».




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