Enzo Bianchi "Quel silenzio sul Sinodo"
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È iniziata la quarta e ultima settimana dedicata ai lavori del Sinodo indetto da Papa Francesco sulla sinodalità, ma purtroppo continua un grande silenzio sui lavori, il confronto e l’ascolto reciproco tra i membri nell’aula Paolo VI in Vaticano. Un silenzio che non aiuta il popolo di Dio a sentirsi partecipe di questo evento ma lo pone ancora una volta, nonostante i propositi, in stato di attesa.
Non è possibile neppure il conclamato ascolto.
Nella comunità cristiana mi chiedono che cosa si sta elaborando ma non posso dare una risposta. E non solo c’è mutismo sull’evento: come ha osservato Severino Dianich, c’è stato tanto invito all’ascolto, ma si può ascoltare solo se c’è chi prende la parola pubblicamente, con responsabilità e discernimento.
Quali sono le attese del popolo di Dio, soggetto primario del Sinodo, che saranno presentate al Papa come proposte lasciando a lui la libertà e la potestà di renderle indicazioni cogenti per la Chiesa?
Non sappiamo nulla.
Mi sembra che un tale modo di procedere spenga ogni possibilità di interesse, già scarso, per questo evento, che potrebbe essere una nuova Pentecoste avviando una riforma della Chiesa.
Si tenga poi conto che il popolo di Dio non si interessa di ghiribizzi teologici, ma desidera che la vita della comunità cristiana sia segnata da una conversione, per essere più fedele al Vangelo. Molti pensano che si possa vivere la Chiesa diversamente, che si possano imboccare vie nuove senza tradire laregula fidei ,e che questo mutamento sia urgente. Guai se questo Sinodo apparisse, come dice il teologo Jesús Martínez Gordo, «un aborto». La crisi della Chiesa è troppo profonda per tollerare delusioni e mancate promesse.
Il Papa ha voluto un Sinodo che fosse capace di instaurare la novità di una vita fraterna nelle comunità cristiane, una vita in cui i membri si sentano gioiosamente partecipi di una convocazione che viene dalla Parola del Signore. Purtroppo non ho visto un’intensa preghiera per il Sinodo come si era avuta alla vigilia del concilio Vaticano II. Allora l’evento era capace di suscitare speranza, mentre il Sinodo di oggi sembra di routine, non ciò che ha voluto Francesco. Se le acquisizioni formulate dal Sinodo o dal Papa non si traducono in procedure che riformano l’ordinamento canonico allora risuoneranno come semplici auguri. Oggi in tutte le assemblee sinodali, anche in quella italiana, c’è un eccessivo ricorso a un linguaggio stantio, ci sono troppe espressioni inventate che alla gente non dicono nulla come “i cantieri di Betania”. Infine si pretende che i lavori seguano fasi predeterminate in cui anche la profezia non è dono dell’alto e dono dello Spirito, ma è decisa da noi come potesse essere un’acquisizione.
Ad ogni assemblea sinodale dico: più sobrietà, meno pagine scritte, più serietà. Si rallegrerà non solo il popolo di Dio che è popolo degli umili, ma anche chi ha una vera formazione biblica e venera solo la Parola di Dio, non le fotocopie.