Gianfranco Ravasi "Delitto, castigo e perdono"
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
La giustizia di questo mondo somiglia alle ragnatele che si trovano nelle tinaie. Dio guardi mosche e moscerini che vi bazzicano vicino: purgano subito il delitto non appena vi si impigliano.
La critica colpisce, certo, i giudici ma alla fine lo «scarpone» della politica e del potere prevarica su di essi, con buona pace della distinzione delle autorità prospettata dalla celebre trilogia del pensatore francese Montesquieu (legislativa, esecutiva, giudiziaria). In verità, devo riconoscere che ho incontrato tanti magistrati di straordinaria qualità, competenza, rigore e sensibilità coi quali abbiamo realizzato eventi di forte impatto sociale. Devo proprio a uno di loro la conoscenza di un motto del grande scrittore Dostoevskij: «Non conoscono la pietà, conoscono solo la giustizia: per questo sono ingiusti».
Sulla scorta di tale attenzione non solo alla punizione, ma anche alla redenzione del condannato, tempo fa con vari alti magistrati abbiamo svolto un convegno destinato a sviluppi ulteriori con un titolo che completava quello del romanzo dello stesso autore russo, «Delitto, castigo, perdono». Il cristianesimo (ma non solo) conosce, infatti, la pietà, la salvezza, il perdono. Questa lunga premessa è per ricordare che sabato 20 si celebra il Giubileo degli operatori di giustizia. È indiscutibile che la giustizia sia la prima tappa necessaria. La voce dei profeti biblici è instancabile nel reclamare questa esigenza primaria: «Ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso,rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova… Odiate il male, amate il bene, ristabilite il diritto nei tribunali… Scorra come acqua il diritto, e la giustizia come un torrente perenne » (Isaia 1,17; Amos 5,15.24). Dio stesso, a più riprese, è dipinto come go’el, ossia l’avvocato difensore delle vittime dell’ingiustizia, poveri, vedove, orfani, stranieri (Salmo 146, 7-9).
Il segno della venuta del Messia è uno solo: reggerà con giustizia il popolo dei poveri… Ai miseri renderà giustizia… Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace» (si legga il Salmo 72). Isaia introduce così il ritratto dell’Emmanuele messianico: «Non giudicherà secondo le apparenze… giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni giuste per gli oppressi del paese» (11,3-4). La voce di Cristo sarà la conferma di questi annunci.
Suggeriamo ai nostri lettori di riprendere in mano le sue parabole giudiziarie dei due servi (Matteo 18,23-35) e del giudice inerte e della vedova (Luca 18, 2-8), mentre noi concludiamo con le potenti parole del Discorso della Montagna: «Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati… Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno del cieli… Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia» (Matteo 5,6.10;6,33).