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Commenti Vangelo 28 febbraio 2021 II Domenica di Quaresima

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SECONDA  DOMENICA  DI  QUARESIMA

Vangelo. Mc 9,1-9

Ogni anno la liturgia quaresimale propone il brano della Trasfigurazione, così come i tre sinottici lo hanno descritto ed è un tema che si discosta dal filo conduttire del periodo, spiccatamente penitenziale. L'episodio è noto: Gesù conduce Pietro, Giacomo e Giovanni su di un monte che Matteo e Marco specificano “alto”. Il monte tabor, dove oggi si fa memoria di quell'evento non si presenta in realtà molto elevato, ma così dovette apparire ai discepoli nell'eccezioalità di quell'esperienza. Ciò che lì accade non ha nulla di terreno: Gesù si trasfigura, diventa completamente diverso da come lo si vedeva, avvolto da una luce indescrivibile.

Davvero ci voleva un monte “alto” che facesse staccare gli occhi dal vivere quotidiano per contemplare l'assoluto. Gesù conversa amabilmente con Mosè ed Elia, che i discepoli, attenti lettori della Torah, sanno riconoscere e “stanno bene” lì, in quel contesto così celestiale. La voce del padre consacra l'identità del figlio e non è la prima volta che lo fa. Come un'eco queste parole si ripropongono a breve distanza dalla festa del battesimo del Signore, ed è un sigillo posto sulla missione del Figlio, venuto arivelare il Padre, per una nuova creazione di un genere umano salvato.

I tre discepoli fanno fatica a ritornare in terra dopo una così intensa benchè breve esperienza di cielo, ma Gesù li esorta ad andare avanti. C'è ancora tanto cammino, tanto da fare e da soffrire. C'è Gerusalemme che attende, carica di mistero e di oscuri presagi.. nondevono riferire a nessuno ciò che hanno visto, non è ancora il momento in cui il Messia si rivelerà al mondo nella pienezza della sua opera redentrice.Quasi una sosta per riprendere le forze, un sorso d'acqua, parole confortanti per un cammino ancora lungo verso il traguardo: tutto questo può significare per i fedeli il vangelo di oggi, inserito nel percorso verso la Pasqua.

Un flash da conservare

Solo uno degli evangelisti, Luca, riferisce che Gesù “mentre pregava” fu trasfigurato e le sue vesti divennero bianche e luminosissime. Leggiamo nei vangeli che il suo modo di pregare colpiva i discepoli, tanto che gli avevano chiesto di poter fare come lui. E la sua risposta fu il padre Nostro. Ma qui, sul Tabor, a tu per tu col Padre, la sua dimensione umana lascia eccezionalmente intravedere il fulgore della sua divinità. Un fatto che non era mai accaduto e i discepoli dovranno attendere Gesù risorto per incontrarlo così totalmente cambiato e riuscire a riconoscerlo.

Nella preghiera, anche noi ci trasformiamo. Certo, non ci trasfiguriamo, ma esponendoci alla grazia di Dio, acquistiamo una luminosità nuova, uno sguardo più limpido su uomini e cose. Possiamo essere fiaccole su sentieri difficili, dove tenersi per mano e incoraggiarci a vicenda.

                                                                                                          Paola  Radif

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