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Goffredo Boselli Il cammino della Settimana santa

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A noi cristiani non basta sapere e credere che “Cristo Gesù è morto ed è risorto” (Rm 8,4), ma ogni anno celebriamo la Pasqua del Signore.
Uomini e donne, discepoli e discepole di Cristo, da venti secoli ininterrottamente, ci riuniamo più volte insieme e come comunità fraterna preghiamo, ascoltiamo le Scritture sante e il racconto dei Vangeli, cantiamo, compiamo gesti e segni che hanno la forza, l’eloquenza e lo spessore di riti che si tramandano da secoli, come si tramanda un’eredità di grande ricchezza ricevuta dai nostri padri e dalle nostre madri che ben prima di noi hanno celebrato la loro fede. Ma di certo non siamo guardiani di riti antichi, bensì custodi della memoria sempre nuova del Signore Gesù, la quale è ancora oggi vivente e vitale, anche grazie a parole e gesti capaci di nutrire e confermare la fede nel Signore risorto da morte, “primo nato di una moltitudine di fratelli” (Rm 8,29).

Il cammino della Settimana santa ci porterà ad ascoltare e meditare ciò che Gesù Cristo ha vissuto negli ultimi giorni della sua vita, ciò che hanno visto e udito i suoi discepoli, e tutti coloro che hanno condiviso i fatti narrati nei vangeli e ne sono divenuti testimoni. Questo cammino ci farà rivivere eventi e momenti di forte intensità, situazioni ed episodi di grande tensione e drammaticità. È una tensione, questa, dalla quale non fuggire ma dentro la quale entrare per poterla vivere fino in fondo. Questi sono i giorni unici e irripetibili della storia umana nei quali “la vita e la morte si sono sfidate a duello”. Ignorare questa drammatica tensione significherebbe passare accanto al mistero che da essa si sprigiona, come la scintilla incandescente nasce dalle pietre sfregate.

La Domenica delle palme, come un portale d’ingresso

Ogni anno, con la Domenica della palme diamo inizio alla celebrazione della Pasqua del Signore rivivendo il suo festoso ingresso a Gerusalemme. Come fecero quel giorno i bambini, prendiamo in mano rami di ulivo e, cantando “Osanna al Figlio di David!”, lo seguiamo nel suo cammino verso l’ora della sua vera glorificazione. Questo è il solo giorno nel quale la Chiesa fa ascoltare in un’unica liturgia due vangeli, quello dell’entrata di Gesù in Gerusalemme e quello della Passione del Signore. Il clima festoso dell’arrivo di Gesù nella Città santa forma un tutt’uno con quello tragico della sua condanna a morte. L’acclamazione gioiosa “Osanna” risuona insieme al grido feroce “Crocifiggilo!”. La lode riecheggia insieme alla condanna, perché così è stato per Cristo.

La liturgia della palme ci fa entrare in chiesa in un clima luminoso di gioia e al termine ci fa uscire nella triste penombra della morte. Gesù, che alla porta di Gerusalemme è salutato come il Messia figlio di David, assume i tratti del Servo del Signore che la prima lettura tratta dal profeta Isaia ogni anno ci pone innanzi. Il benedetto che viene nel nome del Signore è di lì a poco il maledetto che pende dal legno. Questo è il giorno dei due legni levati in alto: si alzano i rami frondosi di palma e di ulivo, e si innalza il legno della croce. La Domenica delle palme dovrebbe portare anche il nome di Domenica dell’albero della vita. Questo è il mistero del primo giorno della Settimana santa, un preludio che contiene in sé ed esprime i temi che si svilupperanno.

Ecco perché nella chiesa il Vangelo della Pasqua non è solo ascoltato e annunciato, ma anche celebrato. Nelle celebrazioni pasquali, infinitamente più che nelle altre, la liturgia crea collegamenti, intreccia legami significanti e rapporti di senso che da soli non saremmo capaci di realizzare. In questi giorni, dobbiamo fare obbedienza al lavoro che la liturgia compie per noi e in noi. Dobbiamo mettere in relazione le pagine dei vangeli con quelle dei profeti. I salmi assumono una luce nuova e sembrano consegnarci il loro segreto. I fatti dell’Antico e del Nuovo Testamento si illuminano a vicenda e ci svelano che la morte di Gesù ha un senso. Al termine, per chi l’ha celebrata con sapienza, la liturgia della Pasqua si rivela come una meravigliosa opera di tessitura nella quale è raffigurato il vero volto di Dio.

Dal primo giorno, esercitiamoci a comprendere che la liturgia della Pasqua non è la semplice cronaca di fatti avvenuti secoli fa, ma è il memoriale del mistero di Cristo.

Fonte: Monastero di Bose
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