Enzo Bianchi "Il cammino della chiesa"
di ENZO BIANCHI
per gentile concessione dell’autore.
Papa Francesco continua a scuotere la Chiesa italiana di cui non solo è Papa, ma anche primate con
diretta presenza primaziale sul suo corpo episcopale. Sono per lui gli ultimi anni di esercizio del
ministero petrino ed è il momento in cui si decide il suo rapporto con i vescovi italiani e dunque con
la Chiesa nel nostro Paese. Nel pubblicare l’Evangelii gaudium (2013) chiedeva che la sua
esortazione fosse attuata quasi come programma di conversione della Chiesa. Poi nel convegno
nazionale di Firenze del 2015 insisteva sull’urgenza di instaurare uno stile sinodale, unica via per
coinvolgere il popolo di Dio in un cammino fatto insieme, al fine di dare un nuovo volto a una
Chiesa stanca, paralizzata, poco creativa e sempre più “esculturata” rispetto al Paese. Sì, il vero
dramma riguarda la fede cristiana, la sua autenticità, la capacità di essere significativa per gli
uomini e le donne di oggi.
Quel richiamo non ha ricevuto un’opposizione esplicita, ma si è continuato a far finta di nulla,
lasciando che le parole del Papa cadessero nel dimenticatoio. Il Papa non chiedeva la cosa più
facile, ossia un sinodo come convegno, celebrazione di un evento ecclesiale nazionale, riflessione
da parte dei “quadri” della Chiesa sulla sua situazione e sul futuro. “Ma cosa vuole da noi?”, è stata
la reazione di molti vescovi: domanda senza stizza, ma segno di una richiesta non compresa.
Papa Francesco, uomo e cristiano “testardo”, il 30 gennaio, in un discorso ai rappresentanti dei
catechisti, dopo una focalizzazione su Gesù Cristo quale centro della fede, ha rinnovato l’invito a
considerare il Vaticano II come voce autentica della Chiesa di oggi e ha richiesto «alla Chiesa
italiana di tornare al convegno di Firenze, per incominciare un processo di sinodo nazionale,
comunità per comunità, diocesi per diocesi. Adesso è il momento. Bisogna incominciare a
camminare». Il Papa non parla di un convegno nazionale ma chiede di dare inizio al processo di
sinodalità, dalle comunità più piccole alle chiese locali, dal basso verso l’alto; nel contempo, un
itinerario promosso dall’alto, dall’autorità episcopale in direzione del popolo di Dio.
Sinodalità come camminare insieme di tutti i battezzati, in base al tradizionale principio cattolico
“ciò che riguarda tutti, da tutti deve essere trattato e deliberato”.
Sinodalità come cammino di quanti compongono una piramide rovesciata, secondo l’immagine di
Francesco: in alto il popolo di Dio e in basso, a suo servizio, vescovi e Papa. Processo cellulare, di
ogni comunità parrocchiale e religiosa, di ogni chiesa locale, della Chiesa.
Non so se tale processo si attuerà, ma si dovrà dire che papa Francesco come un profeta lo ha
chiesto, non ha taciuto, accettando il rischio di non essere ascoltato, lui che si è posto in ascolto di
ciò che lo Spirito dice alla Chiesa. I temi posti sono importanti ma più decisivo è il processo di
sinodalità da mettere in moto. Per ora, però, pochi lo vogliono e la maggior parte non sa e non vuole
sapere cosa sia!