Enzo Bianchi "Il segreto del viaggio"
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di ENZO BIANCHI
per gentile concessione dell’autore.
Stiamo lasciando alle nostre spalle la pandemia che ci ha tenuto in cattività per più di un anno e
abbiamo soprattutto in noi un desiderio prepotente di viaggiare. Si aprono davanti a molti di noi i
mesi nei quali si va in vacanza e ci apprestiamo a “partire” distaccandoci dal quotidiano, dal lavoro,
dalla dimora abituale. C’è molta fretta… eppure per fare un viaggio vero e fecondo occorre
prendersi del tempo e non avere paura della lentezza. Viaggiare richiede la consapevolezza del
movimento che si fa, non può essere una corsa, e occorre porre l’accento sul fare strada, per poter
vedere e sentire e gustare ciò che è buono e bello e ciò che è brutto e cattivo. “Camminando si apre
cammino”, secondo la straordinaria espressione di Antonio Machado.
Un vero viaggio ha origine misteriosamente nella nostra psiche, dove si accende la curiosità grazie a
diversi impulsi: una parola, un’immagine, un ricordo, un amore, un profumo… Allora nasce il
desiderio di partire, si decide e si progetta il viaggio: da soli, per gustare nella solitudine ciò che il
viaggio può riservare a chi lo intraprende, o con altri, per vivere insieme emozioni e avventure. Ma
è importante, viaggiando, lasciare posto al non-atteso, alla sorpresa, all’incontro con qualcuno che
ci fa modificare l’itinerario. Anche se c’è una meta da raggiungere, il viaggiare è più importante
della meta. Il bagaglio deve essere ridotto al minimo, leggero, essenziale, disponendosi così ad
accogliere ciò che viene offerto dai luoghi in cui viaggiamo. Chi vuole portare con sé troppe cose
del suo quotidiano non viaggerà mai bene, come la lumaca che porta con sé la propria casa.
Nel viaggio si incontrano contraddizioni, incidenti, e non tutto va come avevamo previsto, ma
queste situazioni stimolano creatività, spirito di adattamento, perseveranza. Ciò che nel viaggio è
più importante sono le emozioni diverse dal solito: meraviglia, scoperta, incontri con sconosciuti,
incanti, contemplazioni. Nulla si ripete, nella memoria accumuliamo immagini e suoni che non ci
lasceranno più e che dal profondo del cuore risorgeranno quando, ad anni di distanza, soprattutto da
vecchi, ricorderemo quel viaggio.
Se si è attenti e vigilanti viaggiare diventa un incontro con il mondo.
Non è solo guardare, ma è immergersi negli odori, intersecare suoni e grida, mangiare e gustare il
mondo. Viaggiare è esercizio di sensualità, perché un corpo che si muove tra i corpi è l’occhio che
incontra la luce, è l’orecchio che percepisce la collocazione dell’altro, è il tatto che sente il freddo o
il caldo, mentre i piedi toccano la terra in una relazione viva, in una sensazione mai uguale, di cui
non restano tracce.
Sempre ai giovani dico come consiglio: partite, viaggiate, non abbiate paura e mantenete leggero il
vostro bagaglio, così potrete andare lontano. D’altronde mio padre mi diceva: «Fa’ la fame ma
viaggia e compra dei libri!». Nella consapevolezza che ogni viaggio, se è vissuto con intelligenza, è
un libro della biblioteca della vita.