San Paolo riformatore del Giudaismo.
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La tesi basilare di questa rilettura originale del più importante testo teologico dell’apostolo Paolo, la Lettera ai Romani, è che l’apostolo Paolo non voleva fondare una nuova religione ma, dopo aver “incontrato” Gesù di Nazaret, il suo intento divenne la riforma del Giudaismo. Le autorità giudaiche – ovviamente – l’hanno rifiutato, con il risultato che nel giro di qualche decennio la sua posizione divenne l’architettura portante del Cristianesimo.
L’evento, moderato da Armando Torno, vedrà la partecipazione di Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano, di Yann Redalié, Professore di Nuovo Testamento alla Facoltà Valdese di Teologia di Roma, di Rav David Elia Sciunnach, Assistente del Rabbino Capo di Milano, e di Mons. Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo di Milano e Professore di Antico Testamento presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale.
«Nell’esordio della Lettera ai Romani, Paolo si presenta come l’apostolo del Signore dell’universo, il cui annuncio è rivolto a tutti i popoli, cioè anche ai romani.
Con umiltà cerca di conquistare la comunità romana a lui sconosciuta, chiede di poterla visitare.
Già più volte ha voluto visitarla, ma non gli è mai riuscito.
Questa Lettera contiene un programma di riforma del giudaismo antico.
Paolo fu un riformatore del giudaismo: non intendeva istituire una nuova religione,
ma rinnovare il giudaismo.
In questa riforma fallì, ma egli divenne in tal modo l’architetto del cristianesimo.»