Enzo Bianchi "La necessità della speranza"
di ENZO BIANCHI
per gentile concessione dell’autore.
L’acuto sociologo britannico Anthony Giddens, che da decenni legge il nostro tempo in occidente
sotto il segno della crisi, in una recente intervista ha ribadito che «in questo mondo in fuga occorre
riscoprire il principio speranza».
Poiché più volte ho sostato su questa virtù umana, mi sembra necessario riproporre la speranza come
via di salvezza per aprire un varco oltre la crisi. La cattività che stiamo vivendo a causa della
pandemia è certamente depressiva e disperante, per le numerose e nuove paure, per le angosce che
non solo ci assalgono, ma hanno impoverito le nostre vite, privandole di relazioni e di ciò che dà
senso alla vita.
Per i giovani, che ascolto con assiduità anche nella presente contingenza, mediante i social, il futuro
non equivale più a una promessa ma piuttosto a un'incognita, talvolta a una minaccia che impedisce
ogni atto di fiducia. L'attesa, lo slancio verso il futuro, il rischio dell'incontro e la ricerca dell'altro
sono molto deboli. Il presente è così faticoso che va negato, non si coglie più la sua irripetibilità, che
è chiamata alla consapevolezza e alla responsabilità; e se si cerca di andare oltre, non si va con
speranza al futuro, ma ci si arresta a un'esistenza «al futuro anteriore». Manca l'attesa, e di
conseguenza la speranza. L'attesa è generata dal desiderio e sostenuta dalla fiducia, non è una
situazione inerte, vuota, ma una tensione attiva che accelera il compimento: nella misura in cui
diventa efficace, si trasforma in speranza.
La speranza, dal canto suo, è inerente al desiderio di esistere e si manifesta come forza
ineliminabile dall'essere umano e, oserei dire, dal cosmo intero, che “geme e soffre nella speranza
della liberazione" secondo le parole di Paolo di Tarso. La speranza ci abita nelle viscere, è molto
più che un sentimento di sopravvivenza. È ciò che, secondo la sapienza antica, ci fa stare “eretti,
in piedi'', e ci fa sempre ricominciare il cammino, anche dopo aver attraversato valli di morte.
Sperare significa attendere con fiducia ciò che ancora non si vede. L'arte della speranza è
resistenza e, nel contempo, apertura al futuro. Oggi dobbiamo più che mai impegnarci a sperare: è
un esercizio, una resistenza contro la disperazione, dipende anche dalla nostra volontà e richiede
di assumere e confermare le nostre convinzioni e gli orientamenti esistenziali. Non si dimentichi
però che sperare è possibile solo insieme agli altri, mai senza gli altri. "Io spero in te per noi "
scriveva Gabriel Marcel, affermando che la speranza è sempre legata alla relazione, alla
comunione.
Sperare, infine, è sempre sperare per tutti. Non si può sperare solo per sé stessi ma si sperano il
bene, la felicità, la pienezza di vita per tutti, mai contro gli altri. Se si spera così, si diventa visionari
e, guardando le cose visibili, si vedono quelle invisibili (ai più) e si smascherano le false speranze.
Nessun ottimismo a basso prezzo, ma sperimentiamo contro ogni speranza anche in questa cattività
pandemica.