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Massimo Cacciari "Giustizia e Legge. Da Antigone"

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Il Cortile dei Gentili 2019 è segnato in modo forte da quanto la cronaca degli ultimi tempi ha imposto nei nostri schemi e schermi conoscitivi. Schermi diventati schermi emotivi, carichi di tensioni e pulsioni che ricollegati al tema centrale del nostro Cortile, In-contro, ci hanno suggerito ed imposto di espellere dal nostro orizzonte comportamentale il prefisso In per modellarci nella postura dell’invettiva Contro.
Proiettiamo il flusso delle informazioni, delle cognizioni e del nostro vivere quotidiano su un fondale liscio e omogeneo che inerte lo accoglie e dal quale riceviamo memoria e accumuliamo esperienza per i fatti che viviamo e nel lasso temporale che ci contiene.
Accade oggi che su quel telone uniforme si è aperto improvvisamente uno squarcio da cui irrompe un bagliore o al contrario si apre una fessura oscura che spezzando quell’uniformità del vivere ci richiama ad un sussulto, ad un brivido, un fremito. 
In uno di quei fotogrammi, o piuttosto in una loro lunga sequenza sono stati toccati dei punti sensibili del nostro corpo. I nostri sensi, la nostra sensibilità, ci colleganoimmediatamente e improvvisamente a un qualche organo che ci ricorda che siamo il “frutto del ventre” di un civiltà.
La nostra civiltà, improvvisamente ci appare nella sua lunga storia. Essa ci costituisce volenti o nolenti, ne siamo portatori nella nostra vita di tutti i giorni. Le migliaia di anni si condensano nel nostro intimo, la generazione da quella cultura e i suoi valori è il nostro fisico, ci costituisce.
E come tutti gli organismi anche il nostro ha un sussulto emotivo, una reazionesensoriale ad uno stimolo ricevuto dall’esterno, al di là della volontà e della razionalità.
Si è avvertito il dolore procurato a tutti quelli che prima di noi ci hanno fatto essere quello che siamo.
Noi siamo intimamente costituiti, organicamente e biologicamente plasmati dalla lacerante, dolorosa e faticosa storia della civiltà che da questa parte del mondo ci definisce come occidentali, noi siamo carnalmente e spiritualmente partoriti dalle parole, dalle immagini, dai pensieri e dal miscuglio dei linguaggi del grembo che ci ha custodito. Quel grembo osmoticamente, a nostra insaputa, ci nutre e ci genera nel nostro intimo e ci fa riconoscere come padri Omero e Abramo, Eschilo e Galilei, Cristo e Montesquieu, Einstein e Francesco, Virgilio e il suo Enea, Sofocle e la sua Antigone.
Quel grembo ci ha lasciato nelle nostre fibre nervose la capacità di reazione istintiva, di difesa che si ha nei confronti dei padri, emotiva, irrazionale: non toccare mio padre, non offendere mio padre.
Non offendere i padri, io ti salvo dall’acqua, io sono figlio dei quei padri e loro mi dicono la potenza di quel valore universale che abbiamo imposto al mondo come valore dei Diritti dell’Uomo declinato nelle convenzioni e negli accordi internazionali che salvano, prima di tutto salvano. Io ti salvo, io ti do la mano e ti traggo a bordo, io sono figlio dell’Occidente. Io devo salvarti perché così facendo sono la memoria viva di questi millenni che oggi qui, in me, e nel mio gesto ritrovano il loro senso.
Comunità stanziali e comunità in transito, transito geografico, transito temporalmente breve e del tutto casuale su questa parte del pianeta.

PAOLO ANSIDERI
Oicos Riflessioni

20 SETTEMBRE 2019
Giustizia e Legge. Da Antigone
introduce Paolo ANSIDERI


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