Umiltà, il “vuoto buono” di Angelo Casati
Oggi 9 maggio festeggiamo il compleanno di don Angelo Casati. Per ricordare l'anniversario vi proponiamo un articolo tratto dal sito di Romena.
Chi può parlarci, con la sua vita, prima che ancora con le parole, di umiltà? Quando insieme a Maria Teresa Abignente, abbiamo pensato agli otto testimoni con cui costruire un cammino di incontri da trasformare in libri per la nostra Via della resurrezione, non abbiamo avuto dubbi sulla scelta: don Angelo Casati.
Angelo è il prete che parla ‘sottovoce di Dio’, Angelo è un uomo profondo e delicato che sa ascoltare, che ascolta con trasporto e con gioia e per questo riceve in dote tanta bellezza e la ritrasferisce grazie al suo dono di poesia. Maria Teresa ha saputo intervistarlo con grazia e “Umiltà”, il libro che ne è nato, è davvero denso e prezioso. Vi anticipo i primissimi passaggi nei quali Angelo ci svela, con immediatezza perché questo valore, l’umiltà, è così importante per il nostro viaggio nella vita…
Credo fermamente anche io che l’umiltà sia la prima porta che si deve attraversare se vogliamo davvero iniziare un cammino di resurrezione: se parliamo di un viaggio e tutta la nostra vita è viaggio, bisogna sentire di avere dentro uno spazio non prepotente. Colui che si illude di possedere tutto, o di sapere tutto, non si mette in viaggio: è tanto pieno di se stesso che non ne sente l’esigenza e, se anche lo facesse, non ne riceverebbe niente, non godrebbe di questo cammino.
Parte invece chi è in ricerca, chi conosce anche il suo vuoto, la sua piccolezza. E’ questa coscienza del vuoto buono che accompagna il mio viaggio. Lo chiamo ‘buono’ perché mi permette di camminare, è anzi, il segreto del cammino: in genere il vuoto noi lo percepiamo come qualcosa di negativo o di minaccioso; invece la coscienza del vuoto, che è poi la coscienza della propria fragilità e piccolezza, è una consapevolezza buona, che consente di proseguire il cammino e di andare avanti, di scoprire la bellezza e la bontà delle cose che scorgi per la via, di trovare compagni di viaggio.
Per questo penso che mettere all’inizio del percorso proprio l’umiltà, sia il voler sottolineare che se non c’è questa consapevolezza si rischia di perdere l’orientamento, di non gustarsi la bellezza della strada.
Per vivere bene abbiamo bisogno di relazioni, abbiamo bisogno dell’altro: bellissime sono a questo proposito, le intuizioni del filosofo Levinàs sul volto, quel volto dell’altro che noi troppo spesso trascuriamo o ignoriamo: un volto invece da guardare, da stimare, da accarezzare; la “civiltà dei volti” è in contrapposizione con la nostra civiltà, che è quella dell’io arrogante, prepotente, invadente, che ha creato gli squilibri e le tragedie del nostro tempo.
Credo che l’umiltà sia proprio il purificarci da questo io arrogante, prepotente, violatore, aprendoci alla civiltà dei volti, dove ogni volto viene rispettato, amato, accarezzato.
E’ questa l’umiltà a cui ci richiama papa Francesco all’interno della stessa Chiesa, quando ci invita ad ascoltare e ad abbracciare anche quelli che giudichiamo distanti o estranei alla Chiesa.
L’umile mette la sua grandezza nell’amore verso le cose buone e sostanziose, non nell’esibire se stesso e la sua forza e questo gli dona anche un certo disincanto: è come se guardasse con una certa ironia tutto un mondo fatto di plastica, di non consistenza, di fumo. Ha compreso che la bellezza, la grandiosità, il valore della vita sta altrove e può guardare tutto il resto con uno sguardo più pulito, più pacificato, più sereno. Opera in fondo un processo di ribaltamento: butta giù i potenti dai troni e restituisce valore a ciò che è davvero prezioso.
Angelo Casati
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